Il mondo delle ruote, sportive e non, è in continua evoluzione; tant’è che in questi ultimi vent’anni per Guido Meda, direttore della redazione motori di Sky Sport, sembra essere cambiato tutto. Lo ha rivelato nel suo ultimo editoriale pubblicato nella rivista Auto, in cui ha portato alla luce un ricordo rimasto segreto per tutto questo tempo. “Anno 2005, Mugello. È sabato – scrive –, vigilia di Gran Premio, di notte, ma notte fonda per davvero, tipo le due”. E in quella notte, a quell’ora, a Meda arriva l’invito a una festa in una casa nel bosco. “Rinuncio un altro po’ al riposo – continua il ricordo – e, tiratardi come sono, metto a rischio la lucidità nella telecronaca dell’indomani. Guido la moto fino alla casa nel bosco. Entro e mi si para davanti un’enorme tavolata con ex piloti, vecchie glorie, persone che non conosco, nessun giornalista e, attenzione, Valentino Rossi a capotavola”, con tanto di mezzo bicchiere di vino rosso. E qui, alla vista del Dottore, spunta il dilemma del giornalista, “perché se domani il ragazzo correrà male cosa racconterò agli spettatori? Che è andato a letto alle quattro del mattino dopo una festa in cui c’ero anch’io? Quindi scappo a dormire sì, ma con il chiodo fisso”. Ma per fortuna che a scacciare via quel chiodo ci ha pensato proprio l’ex campione di MotoGP, che il giorno seguente “con due occhiaie così, vince una delle gare più belle della sua carriera battendo d’un soffio Biaggi, Capirossi e Melandri in serie. È un trionfo italiano – sottolinea ancora Meda – […] Il fatto è che da allora in vent’anni scarsi è cambiato tutto […] all’aumentare della tecnologia è cambiato anche Valentino Rossi medesimo”; e questo porta a una grande riflessione…
Una riflessione riguardo la tecnologia alla guida, sempre più presente, i campioni di ieri e di oggi, ma anche un passaggio sulla Ducati e la Ferrari, e cos’è che ha portato ai successi della prima e alle delusioni della seconda. Per esempio, scrive ancora Meda, “nessun pilota professionista, di moto o di auto, oggi potrebbe permettersi di tirare mattina sperando di correre e vincere nel primo pomeriggio. La quota talento è rimasta ovviamente quella fondamentale come nel caso del 2005, ma si è ridotta a vantaggio di una sfilza di impegni e competenze da cui non si prescinde più […] Chiunque pensi di poter contare solo sul proprio talento non può più essere né un professionista né un vincente, se non occasionalmente”. Il segreto, secondo il giornalista, sta nel mezzo, ma questo bisogna “azzeccarlo”, ma per questo “servono professionisti della progettazione che abbiano lo stesso atteggiamento dei loro piloti. Puoi azzeccarla o non azzeccarla – commenta –. La Ducati l’ha azzeccata, la Ferrari ancora no”. Dalla guida sportiva a quella di tutti i giorni, dove “al volante abbiamo gli Adas, ma anche decine di pagine di menu nell’infotainment del mezzo e milioni di input dal telefonino che è diventato la nostra appendice. Tutta roba in agguato – scrive Guido Meda –, pronta a distrarci, a cacciarci magari nel guaio di un tamponamento. A meno di non agire da professionisti anche nella guida; che l’auto o la moto sanno frenare da sole sì, ma – assicura – non fanno ancora i miracoli di Valentino Rossi nel 2005”.