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Le paure di Guido Meda, dal foglio rosa del figlio all’ansia da papà che “non passerà mai”. E poi quella vecchia Fiat 500 e la Panda tra “festa, aperitivi e...”. Altro che Adas…

  • di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

17 luglio 2024

Le paure di Guido Meda, dal foglio rosa del figlio all’ansia da papà che “non passerà mai”. E poi quella vecchia Fiat 500 e la Panda tra “festa, aperitivi e...”. Altro che Adas…
Quali sono le tappe più importanti nella vita di uomo? Per Guido Meda tra questi c’è anche il foglio rosa del figlio diciottenne che, tra le prime guide con una vecchia Lancia Ypsilon, forse poco adatta a Milano, che riaccende l’ansia da papà che “non passerà mai. Mai, mai, mai”. E quelle vecchie Fiat 500 e Panda tra “festa, aperitivi e…”. Altro che Adas…

di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

Tra i tanti momenti che possono segnare profondamente la vita di un uomo adulto, per Guido Meda, giornalista e direttore della redazione motori di Sky Sport, c’è anche il momento in cui il figlio diciottenne prende il fatidico foglio rosa. Le prime guide raccontate sul periodico Auto, in cui, scrive Meda, “usiamo la vecchia Lancia Ypsilon 1.2 delle sorelle, che non so quanti anni di Euro-vita abbia ancora a Milano, ma intanto va”, e non ha nulla a che vedere con i videogiochi di simulazione o le auto moderne con il cambio automatico. “La Y – continua l’iconica voce televisiva della MotoGP – funziona alla vecchia. La Y ha la frizione affaticata e va tenuta sveglia di gas se ci si vuole muovere. Mi pare ottimo”, sottolinea Guido che confronta la guida e l’attenzione su strada dell’ingegnerino, come lo chiama lui, Filippo (suo figlio) con le sue prime esperienze al volante. “Con la prima 500 (quella vecchia) mi impastai in un marciapiede bello alto al secondo giorno di patente in cui mi credevo Gilles Villeneuve”, e poi su quella Fiata Panda…

Guido Meda
Guido Meda
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Oltra alla 500, infatti, i ricordi di Guido Meda sono legati anche alla “Panda di mamma. Era – scrive il giornalista – una 30, bicilindrica ad aria, da trenta cavalli per l’appunto, che io – sottolinea – chiamavo Panda 34 perché secondo me andava un po’ più del normale. Toccava i 130, ospitava gente in festa, aperitivi, musica, ses*o e bagagli abbastanza per andarci in Costa Brava durante le vacanze di maturità”, e poi, continua Meda, “andava ovunque, su asfalto, terra, neve e ghiaccio; bella da caricare, bella da toccare, spartana come una Land Rover 88, essenziale e pulita come la pensò Giugiaro che riuscì nel compito di far amare a tutti una mitologica scatola quadrata”. Ma, tornando alle guide per Milano con Filippo, con la Y “si ferma a cinque centimetri sì e no dalla Mercedes che ci precede – scrive Guido –. Mi guarda un po’ stupito e mi chiede perché non abbia funzionato la ‘frenata automatica d’emergenza’”. Eh… non c’è. Ma in effetti – continua – loro (i giovani, ndr) sanno degli Adas […] loro hanno già messo tutti i like possibili alle diavolerie che ce li proteggeranno mentre noi genitori cercheremo di dormire angosciati sapendoli fuori in macchina. Perché quella faccenda lì – conclude Meda – […] non passerà mai. Mai, mai, mai”.

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