Qualche settimana fa gli appassionati di quattro ruote si sono letteralmente (o quasi) scannati quando Alfa Romeo ha presentato il suo nuovo modello; anzi, a essere scannato è stato proprio il Biscione. Il suv in questione, infatti, è stato subito bocciato aspramente dagli alfisti, anche se qui occorrerebbe fare chiarezza sul tema. Ma la baraonda è esplosa ancora di più quando il brand ha dovuto cambiare il nome dell’auto da Milano a Junior dopo i dissapori tra Stellantis e il Governo, e soprattutto i commenti del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso; a cui ha risposto Jean-Philippe Imparato (Ceo di Alfa) con un’immagine piuttosto significativa: una cartina geografica della Lombardia dove il capoluogo prendeva proprio il nuovo nome della vettura. Ed è proprio a questo dettaglio a cui si collega Guido Meda in un articolo per il periodico Auto. Insomma, il giornalista sembra promuovere l’ultimo modello di Arese (o meglio ancora di Tychy, in Polonia), tant’è che ammette di essere “uno di quelli che abitano a Junior. A Junior sono nato e cresciuto, ci ho studiato, ci ho preso la patente. E a Junior ho comprato la mia prima macchina, che era una (già) vecchia Gt Junior”. E come se non bastasse, continua il giornalista, mitico telecronista delle gare di MotoGP, “sono di Junior e non di Milano perché mia mamma era piemontese come la Fiat e non m sento più granché in diritto di dire che sono di Milano […] Ecco, come Guido di Milano valgo poco”. Questione anagrafica e di identità, ma a quanto pare anche, e soprattutto, automobilistica…
Il quadro del cambio nome dell’ultima Alfa Romeo, infatti, per Meda diventa simbolo della situazione attuale del Paese e del suo fascino: “Ma quanto possiamo essere attrattivi per qualunque altra Casa che ipotizzasse di venire a produrre automobili in Italia, se oltre alle nostre notissime pastoie burocratiche ci incasiniamo pure con qualche politico che in prima persona induce a cambiare il nome dei modelli?”. Per il giornalista una polemica del genere è “utile quanto un cofanetto di Zigulì in presenza di polmonite”, anche perché continua, “nemmeno l’Alfa Romeo medesima dovrebbe chiamarsi più Alfa Romeo, data la sua storia”. Comunque sia, lasciate da parte diatribe e dispute, la Junior, commenta Meda, “è una bella macchina. È il meglio che Stellantis potesse fare con Alfa su quella piattaforma lì i limiti che ha […] gli interni sono il meglio che ci si possa aspettare da un’Alfa, anche se piccola e francese nel Dna”. E poi lancia una sfida: “Scommettiamo che se ne venderanno una carrettata?”. Insomma, il giornalista prospetta un grande successo commerciale, nonostante tutti i polveroni delle scorse settimane, e poi, conclude, “lo sapete che una Alfa Romeo modello Milano (aka Junior) è già esistita (una versione americana della 75) e fu un discreto pacco, ma senza strascichi e polemiche? Baci da Junior”.