Quando, dopo una settimana in cui sembrava che tutto sarebbe andato a posto con riposo e fisioterapia, Marc Marquez ha annunciato di essersi sottoposto a un intervento chirurgico è stato chiaro a tutti che il destino è capace di sadica regolarità e che quella frattura alla clavicola rimediata dopo il botto con Marco Bezzecchi a Mandalika avrebbe potuto avere conseguenze ben più importanti di quelle minimizzate in un primo momento. Nessuno lo dice, ma la sensazione diffusa è che la stagione del 93 sia finita e che anche l’ipotesi di vederlo in sella alla Desmosedici a Valencia – soprattutto per il test che anticiperà il 2026 – potrebbe essere fin troppo ottimistica. L’ha spiegato (come vi abbiamo già raccontato) un luminare spagnolo, fissando un tempo di recupero di addirittura sedici settimane, e, adesso, anche il dottor Angel Charte, il medico del Motomondiale, ha lasciato intendere che la situazione richiede la massima cautela e tutta la pazienza possibile.

“La settimana scorsa – ha ripercorso il dottor Charte da Phillip Island - durante un controllo presso la Clinica Ruber Internacional di Madrid, il dottor Roger de Ona e il suo team hanno notato che la lesione riportata da Marc era instabile e, usando il loro miglior giudizio, hanno deciso di risolverla in modo molto più efficace. Marc, come sapete, è già stato operato, è stato dimesso dopo ventiquattro ore, iniziando un periodo di riposo. Solo quando il medico lo riterrà opportuno inizierà il percorso di riabilitazione per la guarigione. È già escluso che possa esserci qui Australia e Malesia, ma anche un ritorno in Portogallo sarà piuttosto complicato: è un infortunio che può avere effetti duraturi se non viene trattato con cura". Servirà cautela, quindi, e è chiaro che nessuno anche in Ducati vuole forzare per accelerare i tempi, anche se una assenza del campione del mondo nel test di Valencia sarebbe una tegola di quelle grosse, visto che è lì che si mettono le basi per la moto che si andrà a utilizzare nel 2026.

Servirà a maggior ragione, quindi, un Pecco Bagnaia assolutamente ritrovato e che avrà potuto mettersi alle spalle tutte le noie di questa stagione. “Io so di non aver dimenticato come si fa – ha detto pecco ieri nella sala stampa di Phillip Island - Ho dato spiegazioni tutto l'anno e sono stanco di parlare dell'aspetto tecnico, ma quello che è certo è che non ho mai avuto questo tipo di problemi dal 2022, quando ho iniziato a guidare la moto ufficiale. Anche nel 2023, quando il freno motore premeva sull'anteriore, le mie sensazioni erano le stesse. Questa è un'altra cosa: è una questione di come funziona la moto. La stessa moto ha funzionato molto bene a Motegi, e la settimana successiva, in Indonesia, non ha funzionato. È questo che dobbiamo capire”.
Ora bisognerà capirlo non solo per rimettere un campione nelle condizioni migliori per poter esprimere il proprio talento, ma anche per pianificare il futuro, visto che l’impressione è che si rischia davvero di dover aspettare il 2026 per poter contare di nuovo su Marc Marquez. Con Bagnaia che, comunque, anche ieri – rispondendo a chi gli faceva notare che ora gli ingegneri Ducati saranno tutti per lui - ha voluto ribadire la sua piena fiducia nella squadra, spiegando che non è questione di “trattamento nel box” e che l’aspetto psicologico o i sospetti su rapporti ormai logori non c’entrano niente con i problemi che ha in pista. “Penso che a Motegi tutti fossero concentrati su Marc per il titolo – ha tagliato corto - eppure io ho vinto entrambe le gare. Quindi no, non credo che sia questo il problema. Il problema è come sta andando la moto”.
