Ha offerto più spunti Dani Pedrosa partecipando a un solo podcast di tutti i piloti della MotoGP nelle loro vacanze. Il collaudatore di KTM, infatti, si è nuovamente raccontato a Por Orejas, parlando del vero carattere di Marc Marquez – che a suo dire è uno che calcola tutto – e pure di Marco Simoncelli e del fatto che Valentino Rossi fosse l’unico a incoraggiare lo stile di guida un po’ aggressivo del 58. Riferendosi a se stesso, invece, Pedrosa ha deciso che è arrivato il momento di svelare un segreto che si è tenuto dentro per anni: ha fatto i conti con la sindrome da stanchezza cronica.
Correre in MotoGP in quegli anni era alienante e i piloti, probabilmente più di oggi, erano costantemente sotto stress non solo da un punto di vista fisico. Chi non ce l’ha fatta a sopportare tutta quella pressione è stato, come è noto, Casey Stoner, che negli ultimi anni della sua carriera ha iniziato a soffrire, appunto, di sindrome da stanchezza cronica. “La verità è che è successo anche a me – ha raccontato Dani Pedrosa – negli ultimi anni avevo continui mal di stomaco, ero fisicamente a pezzi e negli ultimi tre anni della mia carriera la situazione era quasi insostenibile. Ci ho messo tanto tempo a capire, ma poi ho realizzato che avrei dovuto allentare un po’ e ho iniziato a pensare di smettere. Quindi capisco, in parte, quello che ha vissuto Stoner”.
L’australiano, infatti, fa ancora i conti con l’encefalomielite mialgica, mentre Pedrosa ha affermato di avere in qualche modo superato il problema, forse grazie al fatto che i medici hanno saputo identificarne presto i sintomi. Di aver sofferto dello stesso problema di Casey Stoner, Dani Pedrosa l’ha raccontato elencando la sua infinita lista di infortuni. “Sono state solo tre le stagioni in cui non mi sono rotto qualcosa in tutta la mia carriera” – ha spiegato. 18 cadute gravi, 24 stop dovuti a infortuni e 13 ossa rotte in totale, dicono i freddi numeri.
L’infortunio più pericoloso, però, è quello che in pochi conoscono. Perché Pedrosa ha dovuto farci i conti quando aveva solo 14 anni. “Mi stavo allenando per il CEV e sono caduto – ha raccontato – ho rimediato un infortunio alla spalla sinistra del tutto simile a quello avuto da Marc Marquez nel 2020. Quella spalla è diventata molto limitata, non ho più pieno movimento, e questo mi ha accompagnato e mi accompagna in tutta la mia carriera e la mia vita. Mi ha creato problemi in certi aspetti, soprattutto quando le moto sono diventate più grandi e più pesanti, richiedendo maggiore forza”. Anche dopo aver appeso il casco al chiodo e prima di iniziare l’avventura da collaudatore di KTM, Dani Pedrosa ha rischiato nuovamente grosso. “Quando mi sono ritirato – ha concluso – abbiamo scoperto un altro problema alla clavicola. Era letteralmente disintegrata. L’osso non si saldava bene e le sollecitazioni di una moto avrebbero potuto provocare nuove fratture in qualsiasi momento. Trovare la soluzione è stato difficile e per guarire c’è voluto molto tempo, ma grazie ad alcuni medici specialisti in cellule staminali sono riuscito a superare questo problema. Ora mi sento molto bene”.