Gareth Southgate è uno dei pochi allenatori che in questo Europeo ha deciso cambi, anche allo scadere, che sono stati decisivi per il cammino dell’Inghilterra. Dio lo salvi dalle colpe, dall'oblio e soprattutto dagli inglesi che ne stanno facendo un capro espiatorio per l’ennesima disillusione calcistica che si ripete come una maledizione azteca, dal fatidico 1966.
Anche Freud rileverebbe che il problema non è stato solo Southgate o un Harry Kane bollito o un Bellingham impaziente primadonna: ma la psiche collettiva di un popolo dall’anima paradossale, che nel calcio regredisce a visioni onanistiche in cui l’Inghilterra è di nuovo dispotica potenza imperialistica che domina il mondo, nel nome del Re.
Lo si vede anche solo dagli striscioni allo stadio, con tanto di leoni e militari stilizzati e dai meme sullo zio Nelly, ovvero l’ammiraglio Nelson vestito da giocatore, per non parlare dei cori a dir poco sciovinisti: in Germania le autorità hanno diffidato i tifosi inglesi dal cantare 10 German bombers, anthem da pub e gradinata che si rifà ai giorni in cui la Raf abbatteva i bombardieri della Luftwaffe, dando per scontato che i tedeschi siano ancora quei perfidi nazisti.
Ma è soprattutto la canzone anatema, ben peggiore di Notti magiche che tanta sfiga portò agli Azzurri nel mondiali del ’90 e che dovrebbero vietare: Three lions, quella del celeberrimo ritornello “It’s coming home, it’s coming home”. Basta una vittoria che gli inglesi scendono in strada, si spogliano, si tuffano nelle fontane, intonando questo mantra così tanto superbo e menagramo: a tornare a casa sarebbe addirittura il calcio, riportato finalmente nella terra dove è nato.
Amici inglesi, forse non ricordate che quella canzone venne incisa apposta per gli Euro 1996, quando la vostra nazionale venne eliminata dalla Germania, per un errore ai rigori di Gareth Southgate, all’epoca giocatore. Immedesimatevi in lui, chiuso negli spogliatoi che, in qualità di Ct, cerca di motivare i suoi ragazzi, sentendovi evocare in coro il suo più grande trauma: quell’errore dal dischetto così determinante.
Suvvia, amici inglesi, capisco che voi non conosciate il potere della scaramanzia: siete protestanti e riformisti; noi dei creduloni e timorati cattolici. Ma almeno fidatevi della mitologia greca. Se si pecca di Hybris, e quindi di superbia, gli Dei prima o poi te la fanno pagare, nel vostro caso ad ogni finale, come vi è accaduto con la Spagna e nel 2021 con l’underdog Italia, proprio a Wembley: davate per scontato di aver già battuto una squadra materasso, senza tener conto della storia di una nazionale in grado di ribaltare pronostici già scritti e di quel grande stratega che è stato il Mancio che già aveva trionfato in Premier League.
Eppure vi basterebbe ascoltare la vostra canzone portasfiga fin dall’inizio, con lo struggente incipit rivelatore: ”Penso che sia una brutta notizia per il calcio inglese, non siamo abbastanza creativi e non siamo abbastanza positivi”
Infatti è tutto in queste parole: siate positivi, umili e divertitevi. E ricordatevi che il calcio è comunque un gioco e non una guerra. La Spagna lo dimostra, coi bambini che ancora lo praticano nelle strade e i vari Yamal e Nico Williams che se la ridono e si sfidano alla morra. Crocifiggere Southgate è inutile. Finché sfiderete la sorte, con richiami agli avi, verrete puniti. Potete mettere in panchina Churchill o addirittura il fanta triumvirato Klopp-Guardiola-Bielsa: non arriverete mai a vincere nulla.
Cercate di guarire da questo vostro insensato raptus nazionalista e retroattivo: lasciate queste cose ai sudamericani. Per loro il calcio è emancipazione da ingiustizie sociali, povertà e frustrazione geopolitica. Iniziate a rilassarvi, a fregarvene, a godervi le azioni di ogni nazionale, così da alleggerire il peso psichico che i vostri calciatori e allenatori si trovano a dover affrontare, ogni volta.
Insomma amici inglesi, siete tra i popoli più liberi ed emancipati al mondo: ci avete donato i Beatles, le minigonne, il punk e i rave; e poi c’è il vostro humour sardonico e irresistibile, dapprima che esistesse la stand up. Gloria a Southgate e a chi, dopo di lui, cercherà di farvi gioire. Ma per favore dimenticatevi del passato. Evviva il calcio, evviva la gioia, evviva la leggerezza.