Erano i due piloti più attesi all’inizio di questo 2025: Lewis Hamilton da un lato, Kimi Antonelli dall’altro. Due nomi dal destino intrecciato, con il giovane bolognese scelto dalla Mercedes per prendere il posto del sette volte campione del Mondo. Un compito non semplice perché occupare il lato del box che fino alla scorsa stagione apparteneva a chi più di tutti ha fatto la storia della Formula 1 negli ultimi dieci anni era una sfida, l’ennesima di un carriera che fin dal primo giorno in pista ha corso veloce, forse più di tutti quanti gli altri.

Un azzardo, eppure a Brackley nessuno ha avuto dubbi: Kimi sostituirà Lewis, esordendo direttamente con la Mercedes nonostante in tanti nel paddock avrebbero scommesso diversamente. Una mossa voluta fortemente in primis da Toto Wolff, senz’alcuna esitazione, come raccontato in un’intervista rilasciata ai colleghi di Motorsport.com: “Assolutamente. Con tutto il rispetto per i 12 anni che abbiamo vissuto insieme e per l'amicizia e il successo che abbiamo avuto insieme a Lewis, appena mi ha comunicato le sue intenzioni ho pensato subito a chi sarebbe stato il prossimo pilota a salire in macchina. Ci sono due scuole di pensiero in questi casi: ti prendi un rischio, puntando su un pilota giovane che ritieni capace di essere all’altezza, o fai una scelta più conservativa, vai sul mercato e prendi il pilota che ritieni essere il migliore tra quelli disponibili”. La seconda però non era una strada percorribile, come spiegato dal manager austriaco: “C’è anche un altro aspetto che ha pesato nelle valutazioni. Mettere Kimi in un’altra squadra per fare esperienza, come la Williams, avrebbe voluto dire cederlo per almeno due stagioni, e non volevo impegnarmi così a lungo. In più, anche se avessimo trovato un team disponibile ad accogliere Kimi per una sola stagione, che motivazione avrebbe avuto un pilota a venire in Mercedes per un anno? Questi sono stati i pensieri nei minuti successivi all’uscita di Lewis dal mio ufficio”.

Una mossa resa possibile anche grazie alla presenza di George Russell in squadra: l’inglese, alla sua quarta stagione con le frecce d’argento, è ritenuto ormai una colonna del team, nonostante in tanti sembrino sottovalutarne la velocità e il talento, valutazioni spazzate via da Wolff in prima persona: “Non certo per noi. È un pilota top e siamo fortunati ad averlo in squadra. La decisione di prendere Kimi nel team è arrivata anche perché sapevamo di avere George come punto di riferimento, sapevamo che ci avrebbe detto dove sarebbe stata la macchina e ovviamente è il punto di riferimento per Kimi”. Dopo l’esordio da sogno, o forse da incubo, nel 2020 in sostituzione di Hamilton (fermo a causa Covid), le aspettative intorno all’inglese erano cresciute notevolmente, ma arrivato il suo momento, due anni più tardi, ha pagato una Mercedes non più competitiva: “Esatto, ci si aspettava qualcosa di diverso. Ma abbiamo potuto vedere il valore di George nel confronto con Lewis, stiamo chiaramente parlando di un pilota di alto livello”.

Ma Wolff non guarda solo al presente perché la prossima stagione una nuova rivoluzione tecnica, a oggi fortemente criticata a causa del possibile scompenso tra aerodinamica e power unit, attende la Formula 1. Un’opportunità per tornare a essere i migliori, accolta con grande fiducia: “La gente non vedrà alcuna differenza, avremo soluzioni aerodinamiche innovative ma contrariamente a ciò che la gente crede, la ricarica alla fine dei rettilinei esiste anche oggi, una macchina di Formula 1 non accelera fino alla fine degli allunghi, abbiamo un grafico della velocità che si appiattisce alla fine dei rettilinei, ed è molto diverso rispetto a quanto accadeva 10 anni fa. Credo che sarà così anche nei prossimi anni, oggi c'è molto allarmismo su come funzioneranno le nuove power unit ma la Formula 1 ha sempre fornito le giuste soluzioni, quindi non ho dubbi che sarà uno spettacolo come sempre”.
