Della Ducati non può parlare perché, esattamente come per Marc Marquez e la Honda, Franco Morbidelli ha ancora un contratto in essere con Yamaha. Della Desmosedici, delle sensazioni avute dopo il test di Valencia con la moto e gli uomini del Team Pramac e delle ambizioni del 2024 potrà dire di più solo dopo il 31 dicembre. Per ora, invece, il pilota italobrasiliano con la storia più pazzesca di tutto il paddock (l’abbiamo raccontata qui già tanto tempo fa), deve limitarsi a guardare al passato e, al limite, al presente.
Un passato di cui non rinnega niente e che, anche se le cose sono andate come sono andate, lo lascia legato indissolubilmente a Yamaha, senza amarezze particolari e meno che mai con ruggini o rancori ancora vivi. “Per me è stato un viaggio meraviglioso – ha detto il Morbido nell’intervista rilasciata a bikeindia.in e riproposta da motosan e riferendosi agli anni passati in Yamaha - Le persone e l'atmosfera nella squadra sono fantastiche. Mi sono sempre sentito supportato da ogni persona della squadra, è una squadra d'élite. Sono arrivato in Yamaha nel 2019, e è stato un buon anno per me, poi abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Ultimamente molti bassi, ma siamo stati anche al vertice, sfiorando un titolo mondiale”. Il riferimento, è chiaro, è al 2020, che ha segnato per Morbidelli la prima vittoria in MotoGP e, dopo quella, una serie di altri successi e risultati importanti che gli hanno permesso, nonostante una moto satellite, di giocarsi il titolo con Joan Mir, che in quella stagione guidava la Suzuki ufficiale.
I problemi, invece, sono cominciati l’anno successivo, quando Morbidelli ha fatto coppia nel box dell’allora Team Petronas con Valentino Rossi, ritrovandosi tra le mani una moto vecchia di due anni. Poi ci si è messo di mezzo anche un infortunio e un trasferimento alla squadra ufficiale che da un lato è stato sicuramente una promozione, ma dall’altro è stato un po’ accelerato nei tempi (dopo la rescissione del contratto tra Maverick Vinales e la stessa Yamaha). Il resto lo ha fatto un pacchetto tecnico non all’altezza di quello di Ducati. “I problemi in questo 2023 –ha detto ancora Morbidelli - sono stati simili a quelli dell'anno scorso, ma questa volta è stato più difficile superare i punti deboli. Chiaramente sembra un problema giapponese perché anche la Honda s’è trovata nella stessa situazione”.
Una problematica, questa, che adesso non riguarda più Franco Morbidelli. Per lui, finalmente, c’è una Ducati Desmosedici che, almeno sulla carta, sarà perfettamente identica a quella che guideranno il suo compagno di squadra, Jorge Martin, Enea Bastianini e il campione del mondo, Pecco Bagnaia. “Bagnaia – ha recentemente affermato il pilota italobrasiliano – sarà il riferimento anche nel 2024 perché è un due volte campione del mondo”. Per lui, però, è prima di tutto un amico: uno con cui divide le giornate da tantissimi anni. Franco Morbidelli, infatti, è stato il primo pilota della VR46 Academy e poco dopo è arrivato anche Pecco, insieme a tutti gli altri. “Valentino Rossi e gli altri dell’Academy hanno dato vita a qualcosa di straordinario – ha spiegato Morbidelli - Ci sono tante cose che rendono grande l’Academy e questa realtà è adesso il riferimento in Italia, perché ha saputo produrre tanti campioni, tanti grandi piloti ”. Un metodo di lavoro che Morbidelli ha già più volte raccontato (retroscena compresi) e che, adesso che anche lui guiderà una Ducati, lo vedrà finalmente anche con la possibilità di confrontarsi con Marco Bezzecchi e lo stesso Pecco Bagnaia. “Sono emozionato, finalmente ora si parla la stessa lingua quando ci alleniamo - ha detto - Ci alleniamo insieme e ci sfidiamo il 100% delle volte che stiamo insieme e questa è una grande iniezione di motivazione ed energia. E ora per me lo sarà ancora di più visto che avremo pacchetti molto simili in MotoGP”.