Max Sirena parla al suo equipaggio dopo le sconfitte nel quinto giorno di regate della Louis Vuitton Cup contro gli inglesi di Britannia, a cui manca ormai solo un punto per entrare in Coppa America e lasciare Luna Rossa fuori dalla sfida con i Kiwi. È un discorso formato social: registrato in verticale, breve durata, sottotitoli in inglese, concetti semplici. Siamo abituati a sentirle queste arringhe, le fanno sia Pep Guardiola quanto il pittoresco allenatore del Grosseto in Serie D. Le sviscera James Kerr in Niente teste di cazzo, un bel libro sulla gestione dello spogliatoio degli All Blacks. Nel cinema resta celebre il discorso, che vale il film, di Al Pacino in Any Given Sunday, ogni maledetta domenica, ma ce ne sono tanti altri così, duri e feroci, pronti a scardinare tutto.
Le parole di Max Sirena sono diverse e arrivano in modo diverso. Parla con calma, scandisce bene ma non esagera mai, non diventa la caricatura di sé stesso né tantomeno un Sergente Hartman in fissa con la nautica. Non è un gioco, sembra dire. Non serve urlare, non serve aggiungere niente a parole già così potenti da poter essere servite così, senza fronzoli. Come il buon cibo, non devi aggiungere niente. “Non siate tristi, per favore”, dice subito. Parla di sport, della vita che hanno scelto, chiede di tenere duro perché “La squadra è la stessa che ha saputo vincere”, ricordando che sono tre anni e mezzo che l’equipaggio ha sacrificato correndo dietro a un sogno. “Era solo per assicurarmi che fossimo tutti nella stessa direzione”, aggiunge ad un certo punto. Dice di fregarsene delle critiche, delle menate che usciranno sui giornali che parlano della solita roba italiana, fantastica finché non si rompe come quello che rappresenta.
Durante il discorso di Max viene da pensare alla violenza della Coppa America, che con ritmi olimpionici ti costringe a lavorare quattro anni per dare tutto in un mese, sempre se sei abbastanza fortunato da arrivare in fondo. Bello, anche se in queste regate sembra di vedere due ubriachi giocare alla roulette russa con un tamburo da otto e la bandana in testa: basta prendere male un’onda. È nella natura delle cose però, il proiettile d’argento che è Luna Rossa va forte ma soffre di brutto, fragile come può esserlo una barca che vola a quaranta nodi sfruttando una piccola superficie alare. Prima la rottura di una stecca della vela, poi un problema all’arm, che ha subito l’onda venuta a Barcellona col levante. Regate perse così, che portano il risultato a segnare 4 - 6 per l’inglesi, ed ecco che a Britannia basta una regata per vincere mentre a Luna Rossa ne serviranno tre in fila, un’enormità.
Fa niente, anche se vorrà dire tutto: questo è lo sport, è la vita. La competizione è questa roba qui, ricordarsi di dare tutto, farlo al meglio e farlo come se fosse facile, lottare come fosse il primo giorno anche dopo quattro anni. Un bell’insegnamento per chi ascolta. Perché poi c’è il vento e ci sono le onde a cambiare le cose, c’è quello che ormai è diventato uno sport imprevedibile. Max Sirena sa che col mare devi essere rigoroso e gentile e così tratta anche il suo equipaggio producendosi in un discorso, ripreso per i social ma detto davanti a delle persone, che ci insegna fermezza e verità, rispetto e ferocia. Ed è proprio così che deve essere, come diceva un vecchio rivoluzionario: bisogna essere duri senza perdere la tenerezza.
Venerdì Luna Rossa si giocherà tutto, ma fino a qui la sua gente ha già fatto un bel regalo.