A Wimbledon si scrive una pagina inedita del tennis italiano, con tre azzurri agli ottavi di finale: Jannik Sinner, Lorenzo Sonego e Flavio Cobolli. A commentare l’impresa ci pensa Ivan Ljubicic, ex numero 3 del mondo, già coach di Federer e oggi voce tecnica di Sky Sport: “Jannik non è una sorpresa, ma Lorenzo e Flavio hanno fatto due imprese. Non solo per il risultato, ma per come l’hanno ottenuto. Cobolli contro Mensik mi ha impressionato per la personalità”. Ljubicic, su La Stampa, entra nel dettaglio dei singoli incontri, partendo dal più atteso: “Sinner è strafavorito contro Dimitrov. Anche se Grigor ha grande esperienza, un risultato che non sia tre set a zero per Jannik mi stupirebbe”. Ma è su Cobolli che si gioca una sfida affascinante: contro Marin Cilic, ex vincitore degli Us Open e finalista a Wimbledon. “Marin sta bene. Mi ha detto che non si sentiva così da cinque anni. Per questo fa paura, a parte il servizio devastante. Mi ha anche detto che la sua percentuale di vittorie negli Slam è del 70%, mentre negli altri tornei è del 60. Il formato tre set su cinque gli si adatta. Ma non è un match impossibile per Flavio”.

Su Sonego, atteso dal terzo confronto stagionale con Ben Shelton dopo le sconfitte agli Australian Open e al Roland Garros, Ljubicic avverte: “Shelton è un po’ un mistero. L’erba gli ‘perdona’ tanti limiti tecnici e tattici, ed è pericoloso perché è molto esplosivo. Il match non è chiuso, ma Sonny ha il compito più difficile”. E il Sinner che torna sul Centre Court dopo la semifinale persa al Roland Garros? “Sì, si è messo alle spalle la delusione di Parigi, perché è passato un mese e il cambio di superficie è drastico. Poi, se si ritrova Alcaraz davanti in finale, qualche cicatrice può riemergere”. Ma Ljubicic non crede che il tifo possa condizionarlo: “Non è importante. Contano altre cose. Federer con Rafa era meno efficace. Jannik non possiamo dire che giochi male con Alcaraz, ma Carlos ogni tanto mette l’overbusting, come in F1, e per Jan è difficile”. Inevitabile parlare della possibile finale tra i due: “No, non è scontata, perché Djokovic di Wimbledon ne ha vinti 7 e sta giocando molto bene. A Parigi è andato molto avanti e questo lo ha messo in condizione. Attenti a Nole”. E proprio sul campione serbo, l’ex coach di Federer aggiunge: “Vuole vincere il torneo, non conta i titoli. Per lui, Jannik e Carlos l’obiettivo è arrivare in semifinale senza sbavature”.

Non è sorpreso dalla resistenza degli over 35: “È questione di fisico, e Djokovic ha curato il suo in maniera incredibile. Se sei a posto, non ti dimentichi come si fa. Smetti quando il corpo non ce la fa più. Se Rod Laver fosse in forma, sarebbe competitivo”. Ma Sinner e Alcaraz sono già i nuovi Big Three? Ljubicic frena: “Ancora no. Non hanno raggiunto il loro massimo”. Poi arriva la domanda scomoda: la separazione tra Sinner e due membri storici del suo team, il preparatore atletico Umberto Panichi e il fisioterapista Jerome Badio, a pochi giorni da Wimbledon: “L’ha fatto anche Djokovic, ma nessuno ne parla. Fidarsi delle persone con cui passi 14 ore al giorno, essere contento di vederle, per un tennista è fondamentale. Anche per Federer era lo stesso”. Infine, si torna sull’eterna domanda: gli italiani sono davvero diventati forti anche sull’erba? “L’erba non è più la stessa, ma se giochi bene a tennis, giochi bene. Non c’è più grande differenza fra le superfici. Per l’Italia la terra rimane la più adatta. Fra cinque anni capiremo se quest’anno è un caso o il segnale di una tendenza”.