Ma la comunicazione dell’Inter sui social funziona davvero? La domanda è lecita e leggendo i commenti agli ultimi post su Instagram la risposta non è per niente scontata. San Siro deve rimanere una bolgia, non diventare un teatro. Questo vuole il popolo nerazzurro, già avvelenato dall’aumento dei prezzi per gli abbonamenti della prossima stagione e probabilmente ancora incapace di digerire il finale di quella passata. Tantissimi sono i commenti che riguardano la curva Nord e gli ultras, messi pochi giorni fa in blacklist dalla società. Di fatto sono stati esclusi da San Siro in quanto persone non gradite, “indesiderate”. “Vi state dimenticando del vero top player: la curva Nord”, scrive qualcuno su Instagram. Come dicevamo, le scelte in termini di comunicazione sono discutibili. In due degli ultimi quattro post compaiono le riprese dello stadio, qualche coreografia, le bandiere alzate e in sottofondo i cori degli ultras. È soprattutto grazie alla curva che il club può promuovere in quel modo la propria immagine. I cori fanno da colonna sonora a frammenti di video che ritraggono famiglie, persone che festeggiano davanti al Duomo, giovani con la sciarpa e una bambina che indossa la maglia nerazzurra. Il paradosso è che la voce che accompagna quei frame è di coloro che con ogni probabilità il prossimo anno resteranno fuori da San Siro: è la voce degli ultras. La gente lo nota e lo scrive: “Potete mettere della musica al posto dei cori visto che non lo volete libertà per gli ultrà”, “Non vi è bastato vendere la finale di Champions al Psg per fare i soldi necessari? Avete venduto anche l'ultima e unica cosa che è sempre stata con voi e che vi ha salvato il culo mille volte... i tifosi”, “Allo stadio siamo indesiderati però nelle foto sui social ci mettete. Ritorneremo più forti di prima, mettetevelo in testa”.
A chi appartiene San Siro? E l’Inter che pubblico vuole sugli spalti a sostenere la squadra? “Mettete foto di bambini e di noi tifosi e alla fine fate di tutto per non farci cantare: vergogna”. Questo sembra il risultato delle scelte societarie: una divisione tra “noi tifosi” e “voi società”. Il peggiore degli inizi per uno spogliatoio da ricostruire. I prezzi degli abbonamenti avevano già scatenato la reazione dei fan e non solo degli ultras. Gli aumenti sono notevoli e riguardano tutti i settori dello stadio, dal terzo anello fino alle tribune. Per l'abbonamento “Base” c’è un 20% in più, che sale fino al 35% per il “Plus”. Qualcuno aveva anche attaccato le presunte corsie preferenziali per tiktoker, influencer o creator, sicuramente utili per l’engagement ma decisamente poco credibili quando si tratta di spingere i giocatori in campo. La partita contro il Barcellona in semifinale di Champions League resta la più emblematica in questo senso: senza la Nord quel 4 a 3 non sarebbe stato possibile. Inoltre da quest’anno anche il cambio di nominativo per l’abbonamento non sarà più gratuito ma costerà dieci euro. L’ennesima richiesta fatta ai tifosi da parte della società. Ora, però, il popolo nerazzurro chiede delle risposte dal mercato.
Volete i nostri soldi? Allora usateli per comprare i giocatori. Il minimo comune denominatore di gran parte degli interventi sui social è questo. Dopo le notizie di un interessamento per Ademola Lookman dell’Atalanta, il messaggio è ancora più deciso: “Prendete Lookman e forse vi perdoniamo”. Gli acquisti a dire il vero ci sono stati – Petar Sucic, Ange-Yoan Bonny, Luis Henrique – ma evidentemente i fan di una squadra che ha fatto la finale di Champions si aspettano qualcosa in più. Magari uno che solo due anni fa ha fatto una tripletta contro il Bayer Leverkusen in finale di Europa League; anche per dire all’ambiente “sì, vogliamo essere competitivi”, e per dare a Christian Chivu un’alternativa importante in attacco. Rimane il problema da cui siamo partiti: la promozione dell’immagine del club e l’esclusione degli ultras, i prezzi poco accessibili e la voglia di coinvolgere il popolo nerazzurro, San Siro come teatro e come la bolgia evocata da Federico Dimarco. Coppie di opposti che forse si escludono a vicenda.

