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Ma perché Lotito risponde al telefono e si fa sputtanare dai tifosi della Lazio? E se avesse ragione lui (anche su Roma, Inter e Milan) e a cascarci fossimo noi?

  • di Eugenio Lanza Eugenio Lanza

  • Foto: Ansa

19 settembre 2025

Ma perché Lotito risponde al telefono e si fa sputtanare dai tifosi della Lazio? E se avesse ragione lui (anche su Roma, Inter e Milan) e a cascarci fossimo noi?
“La Lazio non avrà vinto lo scudetto ma in mezzo alla merda nun ce sta!”. Claudio Lotito ci casca (?) di nuovo e si fa una chiacchierata fumante con un tifoso molesto. Ma sicuri che non siamo noi che ci caschiamo e lui ci frega tutti quanti? Esegesi di un presidente chiacchierone e apologia di un presidente economista: quando la serietà rifugge saggiamente il serioso

Foto: Ansa

di Eugenio Lanza Eugenio Lanza

C’è cascato di nuovo. Forse. Il celebre presidente e proprietario della Ss Lazio, Claudio Lotito, a quanto pare ha ricevuto una telefonata da parte di uno dei suoi tifosi (o un sedicente tale), si è fatto registrare, e ha visto la propria voce e le proprie parole diffuse in giro per la rete. Questa volta, però, l’interlocutore è sembrato avere una voce sconsolata, sommessa, quasi reverenziale nei confronti del senatore della Repubblica. A differenza, per esempio, delle mitiche bischerate in cui dietro la cornetta si celavano personaggi un po’ più vivaci o incalzanti, come in occasione dell’acquisto di Dybala da parte della Roma o della partita Tottenham-Bodø (cui la Lazio non partecipò perché estromessa dall’Europa League proprio dai norvegesi). In quei casi i toni erano senza dubbio più accesi.

Nell’ultima call il supporter biancoceleste sembra lanciare solo un flebile sospiro di disperazione, esordendo con: “Siamo esausti di questa situazione presidè”, a cui segue la piccatissima replica del numero uno di Formello: “E te che sei? Un esperto? Ah sei un tifoso? Allora fai er tifoso e non rompe li co**ni […] Me stai rompendo er ca**o, io sto lavorando e tu telefoni pe’ dimme che ve siete stufati. Ce l’hai i soldi? […] Segui quello che fa il presidente e non rompe le palle”.

Per poi ritentare ancora, mostrando il proprio scoramento per i risultati non proprio incoraggianti della squadra: “Ma noi stiamo annegando davvero, come fa a non riconoscere questo?”. Mal gliene incolse. Lotito, colpito nell’orgoglio, replica al fulmicotone: “Annegà che? Tu dentro al Tevere devi annegà!”. Questa volta ad essere esausto è l’imprenditore romano, che dopo aver minacciato di passare il numero della chiamata alle autorità giudiziarie, risponde così al tifoso spaurito, che gli chiede se almeno voglia bene ai laziali: “Certe volte no. Lo sai perché? Perché certe volte siete scemi! Rompete le scatole dalla mattina alla sera! […] Ti ho spiegato le cose! Faccio il presidente da 22 anni e la Lazio non ha problemi. Neanche quest’anno ha avuto problemi, i problemi li hanno creati gli altri! E voi invece de rompe er cazzo agli altri lo state a rompe a me! […] Io ho pagato 50 milioni di stipendi in giocatori!”.

lotito ride claudio lazio ansa
Il presidente della Lazio (e senatore) Claudio Lotito Ansa

L’acme della collera, e occorre dirlo, dell’iconoclastia lotitiana, giunge però sulla conclusione della chiamata, quando il tifoso, con più di un pizzico di nostalgia ricorda: “Cragnotti c’ha fatto sognà”, e l’attuale patron risponde: “V’ha fatto sognà? S’è visto! I debiti li sto pagando io fino al 2027! V’ha fatto sognà con una società che era fallita! Vuoi fallì? Se vuoi fallì ce impiego tre minuti! La Roma, il Milan e l’Inter stanno in mezzo alla me**a, la Lazio non ce sta. Non avrà vinto lo Scudetto ma in mezzo alla mer**a non ce sta!”. Giù il sipario.

Qualcuno ride, qualcun altro s’incazza, tutti restano esterrefatti da un elemento. Il Presidente di una squadra di Serie A, nonché Senatore della Repubblica tra le fila di Forza Italia, continua a rispondere a chiamate di numeri sconosciuti, presumibilmente talvolta anche dall’ID nascosto, e poi intrattiene lunghe discussioni con personaggi pittoreschi finendo per trasformarsi in un Mario Magnotta d’annata. Rendendosi francamente ridicolo, agli occhi di azionisti ed elettori.
Quando potrebbe, nell’ordine: evitare che si diffonda il suo numero privato, non rispondere a numeri ignoti, riattaccare non appena si accorge del tenore dell’interlocuzione, mantenere toni istituzionali; oppure, in ultima istanza, denunciare la diffusione dei file audio privati ai sensi della legge italiana, per scoraggiare eventuali buontemponi futuri. Ma non fa nulla di tutto questo. Perché? Bisogna mettere in campo diverse ipotesi. Probabilmente sovrapponibili.

La prima è che Lotito voglia avere il controllo su tutto ciò che lo riguarda. Una sorta di Panopticon in cui, pur concedendosi 2-3 ore di sonno a notte e un po’ di riposo alle retine durante il giorno, egli è guardiano di ogni possibile alleato o avversario. E allora al bando segretari e filtri d’ogni tipo. Se c’è qualcuno che vuole contattarlo, egli dev’essere disponibile. Potrebbe essere un affare da non lasciarsi sfuggire, così come una trappola da disinnescare. E in quest’ultimo caso, nessuno meglio di lui saprebbe salvarsi la pellaccia. E allora che il suo numero sia scritto su tutti i muri: l’amico e il nemico devono potersi interfacciare direttamente con lui, perché inutili figure terze potrebbero essere solo d’ostacolo in entrambi i casi.

Boulaye Dia e compagni della Lazio all'Olimpico
Boulaye Dia e compagni della Lazio all'Olimpico Ansa

La seconda ipotesi riguarda proprio i semplici tifosi della Lazio che trovano il suo numero su Facebook o per passaparola. Essi non sono suoi amici ma di certo nemmeno nemici. Sono solo persone che, come tutti i tifosi di calcio, investono una parte importantissima della propria energia mentale e fisica nel supporto di un club sportivo. E, nel caso di Claudio Lotito, sono il suo core business. Poter misurare direttamente il loro umore, il grado del loro malcontento, le loro istanze e il limite della loro pazienza attraverso un confronto così diretto è un lusso. Un piccolissimo esperimento di democrazia ateniese cui Lotito non vuole rinunciare.

Inoltre, attraverso queste chiamate e la loro libera diffusione (e qui arriviamo al terzo punto), Lotito ha probabilmente scoperto un’arma potentissima: delle interviste senza filtro e al contempo senza responsabilità alcuna. Si vuole mandare a quel paese un giocatore, un allenatore, o un ente federale? Basta attendere la chiamata di un tifoso, sclerare, e dire peste e corna contro un determinato soggetto. Tanto ci si trova in quella che dovrebbe essere una conversazione privata, e si è naturalmente ignari che, per la centesima volta, essa diverrà pubblica. No? Il gioco è fatto. Cosa ben diversa sarebbe assumersi l’onere di asserire certe cose difronte ai microfoni di Sky o Dazn, dove è più conveniente sciorinare latinismi e mostrarsi sempre piuttosto compito. Chiaramente non sarà così, non è così, ma se si volesse pensare andreottianamente male…

Una nota a margine, però, va aggiunta a quest’esegesi delle conversazioni di Lotito con gli interlocutori (forse non) fastidiosi. Un elemento di cui non si parla mai, nel caravanserraglio di risate e di critiche che si affastellano intorno a questo mitico personaggio dopo simili uscite, protagonista del pallone del 2000. E cioè: Lotito ha ragione. Lotito, sulle questioni economiche, ha ragione.
Il calcio è ammalato, profondamente ammalato. Si è ridotto sul lastrico per rincorrere delle sfidanti europee, molte delle quali europee non sono. Esempi? Il Psg e il Manchester City ricoperte di petroldollari, o in generale tutti i club di Premier League che godono di un indotto televisivo stratosferico. O ancora la gigante spagnola del Real Madrid. E così facendo, molti club italiani si sono indebitati fino ad avere bilanci alla Dario Argento (laziale doc): Profondo rosso.

Fermiamoci ad esempio al 30 giugno 2024, ed analizziamo i bilanci delle top del nostro campionato secondo quanto diffuso da Calcio e Finanza, portale molto affidabile in questo senso. L’Inter (allora) fresca campione d’Italia vantava un indebitamento lordo di 734,8 milioni di euro, seguita a ruota dalla Juventus, con 638,9 milioni. Medaglia di bronzo per la Roma, con 636,3 milioni di “buffi”, come si dice nella Capitale. Milan già più distante dal podio, con 324 milioni di segno meno. Se il calcio non fosse il calcio, le proprietà non avessero un ruolo sociale da preservare (Lazio 2004 docet), e i clienti non fossero in realtà drogati irrecuperabili di pallone, e dunque acquirenti di un bene quasi anelastico, molte di queste società sarebbero già fallite. E invece via di nuovi debiti e coraggiosi aumenti di capitale.

https://mowmag.com/?nl=1

Dalle parti di Formello, però, la situazione è effettivamente più salubre. Riprendendo i dati poc’anzi citati, nell’estate 2024 la società di Lotito aveva un indebitamento lordo di “soli” 282,7 milioni, effettivamente ben al di sotto di tutte le squadre citate dal Sor Claudio nella sua intemerata. Ma il dato veramente incoraggiante è quello che riguarda la sua posizione finanziaria netta nello stesso giorno del medesimo anno, se messo a confronto con le altre squadre. Teniamo presente che la Pfn è uguale all’indebitamento lordo a cui però sono sottratte disponibilità liquide e attività finanziarie equivalenti. Un indicatore più realistico, in poche parole. E qui abbiamo l’Inter a -277,106 milioni di euro, la Juve a – 242,839, il Milan a -59,682 e la Lazio a -38,117. Una bella differenza con le altre big.

Certo, qualcuno potrebbe far notare a Lotito che Aurelio De Laurentiis, che vantava addirittura un attivo di +159,967 milioni di euro nel giugno 2024, era a cavallo tra lo Scudetto del 2023 e quello del 2025, e che forse è proprio il suo il modello che le strisciate e la Roma dovrebbero imitare, per riuscire ad ottenere sia risultati sportivi che salute economica. Né spese folli, né progetti lunghissimi che somigliano a paradossi zenoniani. Semplicemente persone competenti al posto giusto, con voglia di vincere subito ma assoluta indisponibilità ai ricatti dei tanti squali del pallone.

Però qui si sta guardando il pelo nell’uovo, perché in fin dei conti lo Scudetto a Formello non c’è andato, ma almeno non stanno nella merda, o no?

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