Torino può davvero perdere le Atp Finals? La domanda, che fino a poco tempo fa sembrava pura provocazione, oggi rimbalza con una certa insistenza tra gli ambienti sportivi e politici. A riaccendere i riflettori sul futuro dell’evento è stato un articolo de La Stampa che racconta i retroscena di un confronto serrato tra Governo, Federazione Italiana Tennis e Sport e Salute. Sullo sfondo, la grande vetrina del tennis internazionale, che da cinque anni trasforma Torino in uno dei palcoscenici più prestigiosi del circuito Atp.
Il nodo è il “decreto sport”, una normativa in fase di revisione che regolamenta la gestione delle risorse pubbliche destinate agli eventi sportivi di rilievo internazionale. Il Governo punta a ridefinire le regole di erogazione dei fondi, introducendo criteri di trasparenza e controllo più rigidi. Dall’altra parte, la Federazione Tennis difende la sua autonomia e rivendica il buon lavoro svolto nell’organizzazione delle Finals, considerate un successo a livello di pubblico, visibilità e ricadute economiche sul territorio.
A fare da intermediario c’è Sport e Salute, la società pubblica che gestisce i finanziamenti sportivi, con il presidente Marco Mezzaroma al centro di un confronto istituzionale che si annuncia delicato. La sfida, ora, è trovare un equilibrio tra le esigenze di rendicontazione e il rispetto dell’autonomia delle federazioni.

Intanto, l’Atp osserva attentamente l’evolversi della situazione. Sebbene non ci siano segnali ufficiali di un possibile cambio di sede, il rischio che altre città si facciano avanti non è da escludere, soprattutto in un contesto globale dove i grandi eventi sportivi sono contesi a suon di investimenti e garanzie organizzative.
Torino, che ha creduto fortemente nel progetto, rimane in attesa. La città ha dimostrato in questi anni di poter ospitare con successo uno degli appuntamenti più importanti del tennis mondiale, attirando turisti, sponsor e una copertura mediatica internazionale. Il timore è che una questione istituzionale possa mettere a repentaglio questo patrimonio.
C’è un’Italia che applaude le imprese di Jannik Sinner, simbolo di un movimento in crescita. E ce n’è un’altra, dietro le quinte, impegnata a ridefinire gli equilibri della governance sportiva. Il dialogo è aperto, e l’auspicio è che prevalga il buon senso, per garantire continuità a un evento che, al di là dei simboli, rappresenta una straordinaria opportunità per lo sport italiano.
