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Ma quale teoria del complotto francese? Gomme Michelin: proprio senza parole (come da contratto)!

30 agosto 2021

Questa volta è toccato a Joan Mir e all’ormai abbonato con la sfiga Pecco Bagnaia. Ma quanto accaduto al BritishGP, a Silverstone, conferma ancora una volta che il produttore francese non riesce a garantire uniformità e costanza nel rendimento degli pneumatici. Non sono tutti uguali e alcuni, pur avendo le stesse sigle e (in teoria) le stesse specifiche, rendono inguidabili le moto. Però guai a dirlo, con i piloti che sono costretti a lamentarsi senza fare nomi.

Di Michelin non possono parlare. Anzi, pare che i piloti siano sottoposti a un vincolo piuttosto rigido imposto da Dorna per evitare che la Michelin finisca regolarmente nel tritacarne, ogni maledetta domenica. Ma ci finisce lo stesso, perché è palese ed evidente che non c’è un pilota che sia uno che si fida in pieno degli pneumatici francesi. Anche Fabio Quartararo, al di là dei soliti complottismi da social secondo cui i francesi stanno aiutando i francesi, ha dovuto farci i conti in questo mondiale, ma lui, al contrario di altri, è stato evidentemente più bravo a limitare i danni. Il dato oggettivo, però, resta: Michelin non riesce a garantire uniformità e costanza nel rendimento delle sue gomme, vanificando troppo spesso il lavoro dei team e, purtroppo, falsando anche i reali valori in campo. Non significa, sia inteso, che la Michelin sta indirizzando il mondiale o che c’è un preferito a cui vanno le gomme migliori, ma semplicemente che quelle gomme, come ormai è chiaro a tutti, non sono tutte uguali. E che, essendo assegnate per sorteggio, finiscono per rendere ogni domenica una enorme incognita.

Ieri, dopo il BritishGP, hanno provato a spiegarlo ancora una volta sia Pol Espargarò che Pecco Bagnaia e ci ha provato pure Joan Mir che, da campione del mondo, ha potuto permettersi anche di spendere qualche parola in più oltre i limiti imposti da Dorna: “Non so cosa sia successo, non avevo buche nelle gomme, non è la stessa cosa che è successa giorni fa a Oliveira – ha spiegato Mir - Ho guidato a queste temperature con queste gomme e non ho avuto problemi questo fine settimana. In gara ho fatto dieci giri e la gomma era usurata. Era difficile pure stare in piedi e per questo ho perso molto tempo. Non credo ci sia così tanta differenza di tempo da una gomma all'altra, Álex Rins è riuscito a frenare ed era forte in quella zona. I primi cinque giri sono stati buoni, ma lo pneumatico ha avuto un crollo. Bisogna capire bene cosa è successo, chiedere responsabilità da dove nasce il problema e cercare di capire perché non deve accadere in altre gare”.

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Parole, quelle del campione del mondo, che fanno il paio con quelle di Marc Marquez, un paio di settimane fa in Austria, e ancora prima con quelle dei piloti KTM. Ma anche con quelle che Valentino Rossi, che però il problema non ce l’ha all’anteriore, va ripetendo dal 2019. Stessi problemi di Joan Mir, a Silverstone, li ha avuti Francesco Bagnaia che, in quanto a sfortuna di ritrovarsi a fare i conti con le gomme nate male, non è secondo a nessuno: “Sono stato davanti tutto il fine settimana, è probabilmente quello nel quale abbiamo lavorato meglio, ma per la seconda volta negli ultimi due GP tutto è sfumato in gara. Fa girare le palle. Così è dura da accettare, è perfino demoralizzante – ha proseguito il portacolori della Ducati - Ho scelto la soffice anteriore, che ha funzionato bene, ma da subito mi sono accorto che qualcosa non andava nel posteriore: il mio ritmo si è alzato di 3 secondi, non può essere normale. Siamo nel campionato di più alto livello del motociclismo, ci si aspetta che tutto sia ad alto livello”. Per tutto il fine settimana ho fatto tanti giri con le gomme usate, facendo tranquillamente 2’00” alto. Oggi è stata un’impresa farlo a inizio gara, poi ho dovuto addirittura girare 3 secondi più lento: mi sembra chiaro cosa è successo. Adesso dobbiamo studiare i dati, ma non trovo altre motivazioni”.

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