Le conseguenze di una guerra ricadono anche sugli individui. Nello sport questo rapporto è ancora più diretto: la geopolitica influisce sulle carriere degli atleti in maniera decisiva. Dall’inizio della guerra in Ucraina, infatti, coloro che fanno parte delle federazioni sportive di Russia e Bielorussia sono esclusi dalle competizioni internazionali e dalle Olimpiadi. Ma il 2 dicembre il Tas ha sentenziato: gli atleti provenienti dai due paesi potranno partecipare alle qualificazioni sotto bandiera neutrale come atleti individuali neutrali (Ain). La Fis (Federazione internazionale sci e snowboard) ha reso pubblico l’elenco degli sportivi autorizzati a prendere parte alle qualificazioni per Milano-Cortina 2026: Andryianava Anastasiya (Bielorussia, sci freestyle femminile); Avdeev Ivan (Bielorussia, sci alpino maschile); Derugo Anna (Bielorussia, sci freestyle femminile); Drabiankou Ihar (Bielorussia, sci freestyle maschile); Huskova Hanna (Bielorussia, sci freestyle femminile); Karaliova Hanna (Bielorussia, sci di fondo femminile); Machakhina Hanna (Bielorussia, sci di fondo femminile); Shkanova Maria (Bielorussia, sci alpino femminile); Vazniuk Uladzislau (Bielorussia, sci freestyle maschile); Galunin Artem (Russia, combinata nordica maschile); Korostelev Savelii (Russia, sci di fondo maschile); Nepryaeva Dariya (Russia, sci di fondo femminile); Tatalina Anastasiia (Russia, sci freestyle femminile); Travinicheva Mariia (Russia, snowboard alpino femminile). 14 atleti totali, 9 bielorussi e 5 russi: questo l’ultimo elenco aggiornato dal Fis al 15 dicembre. Ma come si ottiene lo status di Ain? Quali sono le condizioni da rispettare? Sul sito del Fis è presente un documento che spiega tutto.
Una prima limitazione è nella tipologia di disciplina: sono ammessi solo atleti di sport individuali, nessuna squadra. Il primo requisito è quello della neutralità, che si articola in tre modi: “Nessun legame con l’esercito russo o bielorusso né con altre agenzie di sicurezza nazionale. Gli atleti e i membri dello staff che sono o sono stati volontariamente sotto contratto con o sostenuti dall’esercito russo o bielorusso - inclusi eventuali enti affiliati - oppure da agenzie di sicurezza nazionale, non possono partecipare alle competizioni del calendario Fis”. Non è inoltre consentita nessuna forma di comunicazione associabile a Russia e Bielorussia: “Gli atleti e i membri dello staff devono astenersi da qualsiasi attività o comunicazione, sia verbale, non verbale o scritta, associata alla bandiera nazionale, all’inno, all’emblema o a qualsiasi altro simbolo della Federazione Russa, della Repubblica di Bielorussia, delle rispettive Federazioni Nazionali o dei Noc (i comitati olimpici nazionali, ndr), nonché da qualsiasi forma di sostegno alla guerra in Ucraina, in qualsiasi sede ufficiale o nei media (inclusi, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, interviste, social media, retweet e messaggi ripubblicati su Twitter, messaggi inoltrati, ecc.), in qualsiasi momento dall’inizio della guerra in Ucraina che coinvolge Russia e Bielorussia”. Un presupposto, quindi, che riguarda tutte le uscite pubbliche e private dal 24 febbraio 2022 a oggi. Ciò significa che i richiedenti “non devono rilasciare dichiarazioni o commenti pubblici, né compiere azioni o adottare comportamenti che possano pregiudicare gli interessi della competizione, la sua integrità o la neutralità del partecipante richiesta come condizione per la partecipazione”. Questa idea culmina nel terzo punto del prerequisito della neutralità: solo coloro “che non si siano opposti alla missione di pace del Movimento Olimpico sostenendo, direttamente o indirettamente, la guerra in Ucraina possono partecipare alle competizioni del calendario Fis. I membri che sono volontariamente sotto contratto con, o sostenuti da, le forze armate russe o bielorusse o da agenzie di sicurezza nazionale sono considerati come sostenitori della guerra. Qualsiasi altra forma di espressione verbale, non verbale o scritta, esplicita o implicita, in qualsiasi momento dall’inizio della guerra in Ucraina - in particolare dichiarazioni pubbliche, incluse quelle rilasciate sui social media, la partecipazione a manifestazioni o eventi a favore della guerra e l’uso di qualsiasi simbolo di sostegno alla guerra in Ucraina, ad esempio il simbolo ‘Z’ (simbolo apparso sui veicoli russi durante l’invasione, ndr) - è considerata un atto di sostegno alla guerra in Ucraina”.
Chiaramente i potenziali atleti neutrali devono sottostare alle medesime regole per quanto concerne il regolamento anti-doping. A valutare le richieste un comitato composto dal segretario generale Fis, attualmente Michel Vion, ex sciatore e presidente della federazione sciistica francese dal 2010 al 2021; da uno “sports integrity expert” indipendente; e da un rappresentante dell’amministrazione del Fis. Gli applicanti devono anche occuparsi del pagamento dei costi correlati alla presentazione della domanda. La stessa procedura riguarda sia gli sportivi che professionisti dello staff.
Altre limitazioni riguardano l’esposizione delle bandiere di Russia e Bielorussia, vietata in tutti i luoghi delle competizioni e gli ambienti dove si tengono eventi organizzati dal Fis, e gli inni nazionali, sostituiti con l’inno del Fis o quello scelto di volta in volta dalla stessa federazione. Le uniformi indossate dagli atleti neutrali devono essere di diverso colore rispetto a quelli identificativi delle due nazionali e non possono avere nessun riferimento (emblemi, simboli, elementi grafici o messaggi) a Russia o Bielorussia. Il vestiario deve essere approvato dal Fis prima di poter essere effettivamente utilizzato. Capi diversi da quelli accettati costerebbero la squalifica all’atleta. Nel caso di vittoria di una medaglia, queste non conteranno nell’albo di quelle accreditate dalle due federazioni.