Imane Khelif è una donna. Questo, almeno, ci assicura il Cio, il Comitato Olimpico che l’ha ammessa ai giochi di Parigi 2024, dove ha vinto facilmente la medaglia d’oro nella sua categoria di peso nella boxe. La partecipazione di Khelif ha scatenato il dibattito apparentemente infondato sulla questione transex ma anche quello forse più centrato sul tema intersex, con discorsi basati su analisi dell’Iba (che invece Imane non l’aveva ammessa così come non aveva ammesso la taiwanese Lin Yu-Ting, a sua volta a medaglia) sulla presenza di cromosomi maschili XY cavalcati anche da alcune avversarie sconfitte, con tanto di simbolo X a rivendicare la femminilità sconfitta. Ma, se come ci dicono gli organi ufficiali, Khelif è una donna a tutti gli effetti, com’è possibile che durante la premiazione della pugile, dopo averle messo la medaglia al collo e dopo averle accarezzato il volto, l’uomo incaricato le abbia dato una pacca sul petto, all’altezza del seno? A vedere la scena, sembrava più la classica pacca che ci si dà tra uomini, la scena di quando vengono premiati i calciatori dopo che hanno vinto lo Scudetto o una qualunque altra coppa nazionale, mondiale o europea.
Ma, allora, come mai se quello è un gesto che difficilmente (se non mai) vediamo fare nei confronti delle donne, nessuno, in primis la stessa Khelif (che non sembra averci fatto nemmeno caso), ha gridato allo scandalo o ha stigmatizzato la cosa? Oramai ci si scandalizza per qualunque cosa, com’è possibile che nessuno, a partire dalla pugile, si sia indignato né abbia fatto una smorfia o abbia storto il naso? Tutto normale? Sembra quasi che Imane non venga percepita come una donna nemmeno da quelli che ci assicurano che lo sia e danno dei pazzi o dei violenti a chiunque metta minimamente in dubbio la correttezza della competizione. A meno che, tra le tante rivoluzioni di inclusività che si vogliono mettere in atto a partire dalle “Macroniadi”, non ci sia anche quella di liberalizzare la pacca sul petto alle donne. In questo caso, però, prima di tutto vi prego avvisate le altre donne, ma soprattutto i tribunali…