“Mercoledì, Jannik Sinner ha battuto Ben Shelton in due set qui sul campo numero 1 e si è qualificato serenamente alle semifinali del singolare maschile di Wimbledon . Si è aggiudicato gli applausi, ha rilasciato un'intervista disinvolta e ha autografato palline da tennis giganti per i bambini impazienti. Shelton ha giocato un tennis tonante e brillante, ma Sinner lo ha respinto con un colpo secco. Si scoprì che il suo gomito infortunato non era un problema. Né lo era la sua goffa familiarità con gli steroidi anabolizzanti. Nessuno parlò di doping perché sarebbe stato scortese”. Chi ha detto che il tennis è uno sport a cui assistere in silenzio? L’Osanna per Sinner è universale, il consenso verso il numero uno è plebiscitario. C’è un’eccezione importante, però, quella di Oliver Holt, giornalista sportivo del DailyMail tra i più seguiti del Regno Unito. È lui che firma un editoriale durissimo contro il tirolese. Il titolo è già abbastanza eloquente: “Chi crede nello sport pulito spera che Novak Djokovic affondi Jannik Sinner”. E spiega perché.

“Ecco un rapido ripasso: il 15 febbraio, Sinner ha ‘accettato’ una squalifica di tre mesi in un ‘accordo’ con l'Agenzia mondiale antidoping dopo che il numero uno al mondo è risultato positivo due volte allo steroide anabolizzante clostebol nel 2024. Il linguaggio usato suggeriva che l'italiano avesse compiuto un gesto particolarmente magnanimo e che avremmo dovuto essergli immensamente grati per aver acconsentito al suo divieto. Ricordate il termine ‘responsabilità oggettiva’? No, non mi sembrava vero. Incorrere in una violazione di tale termine era una cosa seria. Quanto sembra bizzarra quell’idea oggi”. Holt si concentra sulla condotta di Sinner e sull’aura di intoccabilità che sembra circondarlo. Un po’ come lo circondano uffici stampa, manager e, soprattutto, avvocati. “Molti avevano chiesto che Sinner, 23 anni, venisse squalificato ancora per molto, ma invece il tennis si è ritrovato a dover ascoltare solo un mucchio di chiacchiere da parte di costosi avvocati, incentrate su un'interessante storia su un fisioterapista, un massaggiatore, una trousse da toeletta, un bisturi, un dito tagliato e uno spray acquistato in una farmacia di Roma. Mi ha ricordato Tyson Fury e la sua passione per i testicoli di cinghiale, che era la sua spiegazione per un test positivo al nandrolone. Il tennis, però, l'ha accettata, e ora siamo tutti d'accordo che non poteva esserci alcuna intenzione di ottenere un vantaggio sleale”.

Anzi il mondo dello sport, con le sue regole, si è dovuto piegare in un gesto di scuse, appesantito sulla zona cervicale dalla pressione mediatica che ha spinto tutti ad abbassare la testa per il grande rientro di Sinner: “Sinner non ha saltato un solo Grande Slam, il che è stato positivo. È stato accolto di nuovo nello sport come un eroe che ha fatto ritorno, e che è stato offeso. Da quel momento in poi, quasi nessuno ha più parlato di steroidi anabolizzanti. Sinner e Carlos Alcaraz sono il futuro del tennis maschile, si vede, e nessuno vuole macchiarlo più di quanto sia necessario. A maggio, Sinner ha avuto un'udienza con il Papa e gli ha regalato una racchetta da tennis. A giugno ha pubblicato un duetto con il tenore italiano Andrea Bocelli. Si intitolava Dust and Glory, che suona meglio di Doping and Glory”. Ma da dove arriva tutta questa solerzia nel viaggiare supini nella direzione dei desiderata di Sinner? Perché accontentarlo in tutto, anche quando sotto accusa? Per Holt la risposta è chiara: “Parte dell'equazione è che il tennis è terrorizzato dall'impatto commerciale della perdita dei tre più grandi giocatori di tutti i tempi. Roger Federer e Rafa Nadal se ne sono già andati e Djokovic, ancora a caccia del record di 25 titoli del Grande Slam in singolare, è ormai nel pieno dell'autunno della sua magnifica carriera”. Cosa resterebbe, poi, se non il biondo numero uno, schivo con tutte le autorità (ma contento di duettare in videoclip nazionalpopolari)?

Un’ultima nota, che fa sognare molti amanti dello sport e che per Holt è fondamentale tanto quanto il giudizio morale verso Sinner. Djokovic è a fine carriera, è vero, ma potrebbe ottenere entro domenica un risultato che nessuno finora è riuscito a raggiungere. Potrebbe farlo, per il talento, la concentrazione e persino la qualità della prestazione fisica, nonostante i suoi trentotto anni. Che a distruggere il coronamento di una carriera sia uno come Sinner, in una fase di controversie legate al doping, è per Holt inaccettabile: “Il gioco punta tutto sulla rivalità tra Alcaraz e Sinner, ma sarebbe una terribile ironia se il tentativo di Djokovic di vincere il suo 25° slam, che lo porterebbe a superare Margaret Court come giocatore con più titoli in singolare nella storia, dovesse essere interrotto da un avversario che, se la sua punizione fosse in linea con quelle inflitte ai trasgressori, dovrebbe comunque essere squalificato”.
