È un Marc Marquez che Gigi Dall'Igna ha definito "campione ritrovato" quello visto ad Jerez de la Frontera lo scorso weekend. Pole position al sabato mattina, una scivolata mentre era in testa nella Sprint Race del pomeriggio, una gran seconda posizione alla domenica, dopo una battaglia con Pecco Bagnaia che resterà negli annali. Una gara talmente brillante e in crescendo che Marc, davanti alla sua gente, l'ha festeggiata quasi come se fosse una vittoria. Sono almeno tre gli elementi che in questo momento lasciano sorridere il 93 più di quanto si potrebbe immaginare: sembra avere un discreto margine di miglioramento con la Desmosedici GP23 (ad Austin ha trovato un setting di base che gli consente di esprimere a fondo il suo stile di guida), la sintonia con il Team Gresini e con il nuovo capotecnico non fa che aumentare (qui abbiamo parlato della festa nel box azzurro e degli scambi di opinioni in tema tecnico tra Marquez e Frankie Carchedi) e - soprattutto - non è affatto lontano dalla testa della classifica, attualmente in mano a Jorge Martín. Marc, nonostante tre cadute in otto gare, è sesto in campionato a soli trentadue punti dal connazionale. "Niente male considerando il nostro avvio di m***a" - ha detto al suo enturage lo stesso Marquez, piacevolmente sorpreso, tra le risate generali del parco chiuso di Jerez.
Nel corso di questa settimana, poco prima che Carlos Sainz partisse per il Gran Premio di Miami della Formula 1 e indossasse per l'occasione una tuta azzurra (la tonalità è leggermente diversa da quella che veste Marquez con Gresini), Audi Spagna ha tenuto un evento promozionale riunendo queste due personalità piuttosto influenti e decisamente tifate (non solo in patria) dal pubblico delle due e delle quattro ruote. Il 93, intervistato, ha parlato con grande soddisfazione dei primi mesi vissuti nel Team Gresini dopo undici anni di Honda, dell'atmosfera che si respira nel box di Faenza, di quello che vorrebbe sentirsi dire dai suoi collaboratori, di ciò che non intende concedere al fratello - e compagno di squadra - Alex: "Dopo undici stagioni in HRC non è facile togliersi alcuni vizi dalla testa e devi tornare un po' alle origini con la guida, scappare indietro e cercare di capire ciò di cui hai bisogno per andare forte. Io sono venuto qui in Gresini per dare il mio contributo, ma ovviamente voglio che mi dicano quando sbaglio, non che evitino di farmi notare certi errori per troppo rispetto. Se, ad esempio, devo entrare in curva più velocemente o se sbaglio qualcosa, voglio che me lo dicano dirmelo. La MotoGP di oggi? È molto bello guidare con l’aerodinamica in MotoGP perché la moto è più veloce, molto stabile, ma dal punto di vista dei tifosi, non altrettanto. Seguendo una moto si generano problemi di riscaldamento delle gomme, pressioni elevate e non si frena allo stesso modo. Questi sono aspetti che influenzano lo spettacolo, ma lo sviluppo continua. Se non li fermi, gli ingegneri continuano a cercare soluzioni. La sfida con Alex come compagno di squadra? In Qatar mi hanno segnato sul tabellone che ce l’avevo a due decimi ma lui deve dare la vita per superarmi (ride)". Infine Marc è tornato sul momento più delicato della sua carriera quando, dopo la frattura dell'omero di Jerez 2020 ed il successivo calvario delle quattro operazioni al braccio destro, ha anche pensato al ritiro: " Sì ci ho pensato, ma ogni volta che tornavo da un infortunio volevo andare in moto e non potevo immaginare una vita senza moto, senza adrenalina".