Avete visto il video divenuto virale sui social del clamoroso goal che fece Balotelli al torneo di Viareggio con la primavera dell’Inter? Una delle sue incredibili prodezze, che da troppo mancano in un mix di nostalgia e incazzatura. La nostra, non la sua, perché poteva diventare davvero un fuoriclasse. Ora quel giocatore non è più ragazzino, ma approda al Genoa, la squadra allenata da Alberto Gilardino all’età di 34 anni. Abile di testa e nella protezione della palla, ottimo esecutore di calci piazzati, dotato di classe, qualità, dribbling, resistenza allo sforzo e grande potenza di tiro con entrambi i piedi, sebbene prediliga il destro. Ma rivedremo mai quello che ci ha regalato per anni? Una carriera tormentata la sua, in cui il pensiero collettivo dominante è che Mario sia rimasto un campione inespresso. Diverse sono le difficoltà che ha avuto nei club in cui è andato: All’Inter ha avuto problemi nel mantenere un buon rapporto con gli allenatori, in particolare con José Mourinho, in un periodo caratterizzato da conflitti e problemi disciplinari. Al Milan, squadra di cui ha sempre ammesso di essere tifoso, lo giudicavano incostante e ritenevano le sue prestazioni deludenti. Anche con la maglia della nazionale, dopo aver brillato nel 2012, Balotelli non è riuscito a ripetersi e la sua esclusione dalla squadra dell’Europeo del 2016 ha ancor di più evidenziato come oramai purtroppo fosse un atleta in declino.
La vita di Balotelli non è stata semplice, e spesso si è trovato a essere vittima di comportamenti e atteggiamenti razzisti nei suoi confronti nei confronti della sua famiglia. Atteggiamenti che ha sempre rispedito al mittente tramite risposte che di certo non possiamo definire passive. Il vero problema di Balotelli, però, non sono mai stati i piedi, è sempre stato il suo cervello. Un ragazzo incostante e tormentato che forse ha perso una volta per tutte quello smalto e quella potenza che in fondo aveva fatto innamorare anche i suoi detrattori. Chi di noi all’inizio non accendeva la televisione anche solo per vedere una sua (non) esultanza? Chi non sperava in un goal di Super Mario? Chi non gioiva davanti alla bellezza del calcio che riusciva ad esprimere? Eppure, oggi inspiegabilmente rientra tra coloro che non ce l’hanno fatta. E se Mario non ce l’ha fatta non è perché non avesse le doti: nel 2012, anno in cui aveva vinto il campionato e trascinato l’Italia in finale agli Europei, era stato addirittura tra i candidati al pallone d’oro. Ma di lì a poco per lui sono cominciati i problemi. Sarà questa, la piazza di Genova, la sua vera ultima chance? Noi, pronti a essere smentiti, non crediamo in un finale simile, perché una personalità così difficile da gestire, tra risse sfiorate con allenatori, contrasti con i compagni ed eccessi nella vita privata, non si cancellano così facilmente. Ma dire questo, per chi ama il calcio fa male, perché ci avrebbe potuto regalare anni di eurogol e di punizioni sotto al sette.