Matteo Berrettini ci riprova. Ancora una volta, contro tutto e tutti. Dopo l’ennesimo stop per infortunio, che lo ha costretto a rinunciare agli Internazionali d’Italia e poi a cancellarsi da Stoccarda, dal Roland Garros e anche dal Queen’s (uno dei suoi tornei preferiti, vinto nel 2021 e nel 2022) il tennista romano è tornato a parlare, a modo suo. “Evitare la sofferenza è una sofferenza”, ha scritto su Instagram. Nessun riferimento esplicito al problema agli addominali che lo tiene fermo da settimane, il suo punto debole, il problema che più volte lo ha costretto al ritiro o al fortait. Ha fatto un post con una serie di foto che raccolgono diversi istanti, non tutti sul campo: allenamenti con il preparatore atletico, sorrisi, qualche selfie, e soprattutto l’incontro con Marracash durante il live torinese del tour “È finita la pace”. L’abbraccio con il rapper milanese, che gli risponde con “Brother”.

A fare da colonna sonora al post è “G.O.A.T – Il cuore”, uno dei brani più introspettivi di Marracash. E le parole che Berrettini sceglie non sono casuali: “Non conta quanto hai perso prima, nella tua vita. Chi ti ha fottuto l’autostima, chi ti incasina. C’è sempre un modo e una chance”. Il motivo per cui l’ha scelta è evidente. È il manifesto di chi continua a credere nel ritorno, anche quando il corpo non collabora. Ma tornerà per Wimbledon? È questa la vera domanda. Al momento, ufficialmente, non c’è una conferma. Berrettini non ha sciolto la riserva, ma le sessioni di lavoro lo vedono in allenamento e lasciano aperto uno spiraglio. Wimbledon, per lui, non è un torneo come gli altri: è la sua seconda casa, il posto dove ha giocato la finale nel 2021 contro Novak Djokovic, entrando nella storia del tennis italiano. E proprio lì, l’anno scorso, era riuscito a risorgere arrivando fino agli ottavi, dopo mesi di calvario fisico. Ora la storia potrebbe ripetersi. Forse non sarà al cento per cento, forse dovrà ancora stringere i denti, ma Berrettini c’è. Non ha detto “torno”, ma ha detto “resisto”. E in certi momenti, è già tanto. FORZA MARTELLO.