Cautela, prima di tutto. È questo il mantra con cui Lorenzo Musetti si avvicina a Wimbledon, e non potrebbe essere altrimenti. Sulla carta, è il numero 2 d’Italia e il numero 7 al mondo. Ma la realtà racconta una storia diversa: quella di un rientro difficile, di un infortunio ancora recente, e di un terreno, l’erba, su cui non ha praticamente messo piede nelle ultime settimane. E che, a Wimbledon, non perdona. Il suo ultimo match è stato la semifinale del Roland Garros, poi interrotta bruscamente per colpa di una lesione di primo grado all’adduttore sinistro, rimediata nel tentativo di restare in scia a Carlos Alcaraz. Non una lesione grave, ma abbastanza per costringerlo allo stop e rinunciare al Queen’s, torneo che solitamente rappresenta il passaggio obbligato per abituarsi al verde inglese. Da quel momento, solo fisioterapia, risonanze, terapie in acqua, laser. L’ultima risonanza ha mostrato segni incoraggianti: la lesione sta guarendo, ma ha ancora bisogno di un trattamento soft, senza carichi eccessivi. La preparazione, quindi, sarà graduale.

Musetti dovrebbe essere in viaggio verso Londra proprio in queste ore, ma il suo stato fisico resta una variabile aperta. A renderlo ancora più complicato è proprio la natura di Wimbledon: uno Slam, il più importante e, nel caso di Lorenzo, manca di un passaggio fondamentale, ovvero l’adattamento. Un conto è presentarsi a Church Road dopo due o tre partite giocate su erba; un altro è arrivarci da fermo, senza aver potuto testare la risposta del corpo ai cambi di direzione, alle accelerazioni. Lo sa bene Musetti, che proprio qui, dodici mesi fa, era arrivato in modo incredibile fino alla semifinale. Quella performance è il motivo per cui oggi è chiamato a difendere 720 punti nel ranking Atp. Ma farlo in queste condizioni appare complicato. Non è solo un tema fisico, ma anche mentale: rientrare in un contesto tanto competitivo senza avere test alle spalle significa dover ritrovare ritmo, timing e fiducia direttamente nel match, contro avversari che, invece, su questa superficie hanno già messo minuti nelle gambe.

L’obiettivo, spiegano dal team, è riuscire ad allenarsi con costanza nei prossimi giorni, aumentando gradualmente l’intensità. Ma tutto, compresa la partecipazione effettiva a Wimbledon, resta subordinato al responso dei primi allenamenti. Nessuna forzatura: Lorenzo vuole esserci, ma non a tutti i costi. La speranza è quella di rivedere presto il Musetti di Parigi, capace di mettere alle corde Rune e Zverev. L’errore da non commettere è quello di caricarlo di aspettative: dopo il rientro di Sinner a causa dello stop forzato per il caso Clostebol, la pressione su di lui era altissima. Ed è Verissimo che i tuoi casi non sono paragonabili, sia per l'attenzione mediatica che c'era nei confronti di Jannik, sia per la durata dello stop. Eppure, il principio di fondo è lo stesso: quando c'è un cambiamento, un imprevisto che sia fisico o mentale, non sappiamo minimamente il giocatore come potrà reagire. Se da un lato tutti ci auguriamo rivedere il Musetti che stava mettendo in difficoltà Carlos Alcarz, dall'altro non dobbiamo dare per scontato che ritrovi immediatamente la forma e la brillantezza che gli aveva consentito intraprendere questa scia positiva che ha sorpreso appassionati e intenditori di tennis.