È arrivato il momento di farsi la domanda che fino a poco tempo fa nessuno si sarebbe mai posto: questo Musetti può battere Sinner? Perché se è vero che Jannik è rientrato solo da pochi giorni, con le scorie ancora addosso dopo lo stop forzato per il caso Clostebol, è altrettanto vero che Lorenzo, quello che tutti aspettavamo da anni, oggi c’è. Ed è in piena forma. Ieri, in una giornata resa lunghissima dalla pioggia e dalle attese, entrambi hanno vinto. Jannik ha battuto Cerundolo con un 6-3 6-4 che pesa più del punteggio, mentre Musetti ha steso Medvedev con un 7-5 6-4 che non ammette repliche. Due partite diverse, due modi opposti di stare in campo, ma la stessa sensazione: questi due, se si trovano faccia a faccia, possono regalarci una battaglia epica. Non giocano lo stesso tennis, qualità e caratteristiche completamente diversi, ma entrambi sono cambiati. Lorenzo nel mentre è entrato in Top 10, Jannik, invece, è stato fuori dai giochi per un po'.

Partiamo da Musetti. A Roma non era mai arrivato così avanti, e ora è ai quarti con una solidità che non avevamo mai visto prima. Dopo Montecarlo e Madrid, anche il Foro lo accoglie tra i protagonisti. Il tennis c’è, il servizio funziona, la gestione dei momenti chiave è da giocatore consolidato. E non lo dice solo il punteggio, lo dice chi lo conosce bene: Corrado Barazzutti, che lo affianca da oltre un anno, afferma che “Lorenzo è nell’élite mondiale, e sulla terra battuta è tra i migliori”. Punto. L’obiettivo? Le Finals di Torino. E con la nona posizione virtuale nella Race, l’idea di vedere due italiani qualificati non è più una suggestione. È una possibilità concreta. Soprattutto se Lorenzo continua così: centrato, sereno, con il tennis che conosciamo ma con un’attitudine che prima gli mancava. Non è più il ragazzo fragile delle occasioni mancate: è un uomo che adesso vuole vincere.

E Jannik? Jannik, intanto, cresce. Sta tornando. E sta ricominciando a fare quello che sa: alzare il livello. Lo ha fatto contro Cerundolo, in un match in cui ha sofferto, ha lottato, ha stretto i denti. Ma poi ha vinto, con la consapevolezza di chi è ancora in fase di assestamento. "È stata una grande sfida per me, soprattutto in questo momento in cui sto cercando di adattarmi", ha detto. E ha aggiunto: "C'è stato un game lunghissimo in cui ho ottenuto il contro-break e ho cercato di restare solido mentalmente. Ho alzato il livello, mi sono sentito meglio e questo mi rende soddisfatto. È stata una giornata molto lunga, ma il pubblico mi ha aiutato tantissimo. Avevo bisogno di questa partita, sono felice di essere tornato e mi sento molto fortunato di essere qui. Vediamo che cosa succederà nella prossima partita". Non è ancora al top, e lo sa. Ma è lì, in campo, a lavorare ogni punto, ad affrontare il processo di ritorno davanti a tutti, con la pressione che a Roma per un italiano vale il triplo. Non è il Sinner perfetto di Melbourne, ma è uno che cresce, punto dopo punto, set dopo set. E che ha già fatto capire che, se c’è da soffrire, non si tira indietro. E allora la domanda resta: può Musetti battere Sinner? La risposta non sta solo nei colpi. Sta nei dettagli, nella testa, nel contesto. Sta in una Roma caldissima, che ama entrambi, ma che ha voglia di vederli sfidarsi. Uno in piena ascesa, l’altro che torna a comandare. E se davvero si incroceranno, sarà la resa dei conti che il tennis italiano stava aspettando.