Detto che probabilmente l’unico modo per diventare milionari scommettendo sulla MotoGP è quello di partire da miliardari, se c’è una quota decisamente sottovalutata quest’anno è quella di Maverick Vinales, eterno incompiuto della categoria. Eppure il talento c’è, la moto pure, le persone giuste anche (a partire da Manuel Cazeaux, suo capotecnico) e, da Austin, alla lunga lista delle necessità di un pilota vincente si è aggiunta quella vittoria necessaria a prendere coraggio e sicurezza. Lui, ce lo raccontavano bene gli uomini Aprilia quando siamo andati a trovarli a Noale, è un pilota che nel feeling, questa parola odiata dagli ingegneri e abusata dai piloti, riversa buona parte delle sue possibilità.
Se il feeling è buono Maverick è Top Gun, Batman, un gorilla, Goku che salva il mondo. Se il feeling non è buono Vinales potresti scambiarlo per un precision driver, o comunque un pilota in procinto di ritirarsi. La buona notizia, sempre a sentire gli uomini Aprilia, è che quella sorta di dizionario “Vinales - Tecnici” redatto a Noale da metà 2021 (cioè quando Maverick ha cominciato a guidare la RS-GP) sta cominciando a dare i risultati previsti e le richiese del pilota, non sempre chiarissime, vengono tradotte sempre più velocemente.
Di contro Maverick sembra decisamente in un buon momento, conscio del fatto che mai come adesso Aprilia si è avvicinata a Ducati. L’ennesima conferma ci arriva dalle sue parole prima di scendere in pista per il GP di Francia: “Le Mans è una pista dove mi sono sempre sentito competitivo”, ha raccontato Vinales. “Ho la sensazione che quest’anno sarà speciale per il livello che abbiamo raggiunto e per come mi sento con la RS-GP24. Credo che Le Mans sarà uno dei tracciati dove saremo più forti. Arrivo concentrato e motivato, l’atmosfera in Francia è bellissima, il tracciato pure. Non vedo l’ora di vedere i tifosi Aprilia sulle tribune!”.
È vero che chi guida una Ducati parte sempre e comunque con il favore del pronostico, ma questa è la MotoGP: una scommessa sicura non esiste.