«Qui Beccaria è il maestro e io l’allievo. Con Ambrogio mi sono divertito, è un ragazzo che sa ascoltare, impara alla svelta e sa stare con tutti. Inoltre ha un talento innato per la comunicazione». Queste sono le parole di Guido Meda, conduttore sportivo e coprotagonista, proprio insieme ad Ambrogio Beccaria, di una miniserie targata Sky Sport America’s Cup (canale 205) sulla vela, The Evolution of Sailing. E in effetti Beccaria può vantare un’esperienza unica e dei successi davvero invidiabili. L’ultimo, arrivato due giorni fa, è il secondo posto nella prestigiosissima traversata oceanica in solitario da Saint Malò a Guadalupe, la Route du Rhum Class40. Durata del viaggio? Ben 14 giorni, 7 ore, 23 minuti e 48 secondi, il secondo miglior tempo dopo quello del francese Yoann Richomme su Paprek Arkèa. Oltre due settimane in acqua a bordo della sua “Alla grande Pirelli”. Le parole spese da Guida Meda non potrebbero essere più azzeccate. Ma prima di questa vittoria e della serie da 5 episodi del 2021 su Sky, chi era Ambrogio Beccaria?
Per via della sua grande forza di volontà e lo spirito a continuare ogni sfida nonostante le difficoltà, è stato soprannominato il “cammellone”. Vittorio Malingri, uno dei miti della vela italian, lo ha definito «un cavallo di razza che deve correre sempre più forte di chi ha davanti, per istinto, sempre e comunque, a qualsiasi costo». Uno che la competizione ce l’ha nel sangue. Beccaria (nato a Milano nel 1991) è il primo italiano ad aver vinto la Mini Transat, la transatlantica in solitario di Mini 6,50. E lo ha fatto a soli 28 anni. È un appassionato di meteorologia, fluidodinamica, tecnologia. Ha una laurea in ingegneria nautica e si è impegnato negli anni per l’introduzione di soluzioni ecosostenibili nel campo della navigazione, vincendo nel 2019 il “Velista dell’Anno TAG Heuer” e l’Ambrogino d’oro nel 2020.
La passione nasce durante una scuola di vela, racconta al National Geographic, nonostante nessuno della sua famiglia fosse un appassionato. Aveva solo 14 anni quando si innamorò di questo sport, grazie a dei corsi estivi del Velamare Club in Sardegna. Sono anni di allenamento e di concentrazione, studio e preparazione non solo fisica. Ogni gara è una nuova sfida che lui ha sempre scelto di affrontare da solo. Un lupo solitario che nel 2016 è riuscito ad arrivare secondo alla regata Les Sables-Azzorre-Les Sables, vincendo una tappa con record assoluto. Dopo la vittoria al MiniTransat con il piccolo mezzo da 6,50 m del 2019, nel 2022 lancia il uovo progetto per un nuovo modello di Class40 interamente made in Italy, in collaborazione con Pirelli e Mapei. Vede così alla luce “Alla grande Pirelli”, con cui ha raggiunto il successo agli scorsi Route du Rhum, appena conclusi. Di regate ne ha portate a casa davvero tante. Nel 2021 è suo il nuovo record della Manica, a bordo di un Maserati Multi70, multiscafo di Giovanni Soldini. Si tratta di sole 4 ore, 30 minuti e 49 secondi tra Plymouth e La Rochelle. Doppo lo stop della pandemia i successi arrivano anche dalla Sardinia Cup con un quinto posto, l’ARC con un primo posto, la Rolex Giraglia (anche qui 1° classificato in IRC), un Trophee BPGO in cui si posizione 3° classificato e, più di recente, una Normandy Channel Race che vince.
Ma le vittorie sulla cresta dell’onda non bastano perché ricorda di come, in tutte le gare affrontate, abbia incontrato vere e proprie isole di plastica: «Dobbiamo fare attenzione a non sottovalutare il problema perché, anche quando il mare ci sembra cristallino, ci sono detriti di plastica che non vediamo. E la stragrande maggioranza della plastica è anche nei fondali. […] Quando immagini l’oceano, pensi a un deserto liquido selvaggio e incontaminato. Ma navigando sono finito tra detriti di pesca intensiva e pezzi di rete. E come è successo a me, succede ogni giorno a tantissimi pesci. L’impatto dell’uomo sull’oceano mi ha insegnato che la natura è un sistema fragile su cui abbiamo un grande peso». Anche grazie al suo impegno è diventato nel 2021 Ambassador ufficiale di One Ocean Foundation, una delle realtà italiane che si occupa di conservazione dell’ambiente marino e costiero. Le sue vittorie sono ormai una garanzia anche per lo Yacht Club Italiano di cui fa parte e sarà sicuramente di ispirazione per le nuove iscrizioni in questo sport, che hanno subito un boom dopo la pandemia. È lui stesso a dire: «La gente ha riscoperto la voglia di esplorare il mare. La vela è uno sport legato alla natura e alla sostenibilità quindi credo che il futuro sia più che roseo in Italia».