Lorenzo Musetti apre il Masters 1000 di Toronto con una vittoria in due set sull’australiano Duckworth, numero 106 al mondo, per poi uscire al terzo turno con Michelsen. Perdere con un americano ci può anche stare, magari stava ancora pensando alla pasta con le fragole di Iga Swiatek, ma da vero italiano Musetti stravince in classe. A rubare la scena, più del suo rovescio, è stato il compagno silenzioso al polso: un Vacheron Constantin Overseas Calendario Perpetuo Ultra-Piatto in oro rosa, roba da 137.000 euro. Cassa da 41,5 mm, spessore da sottogiacca (appena 8,10 mm), quadrante argentato laccato, fasi lunari con cielo stellato e lune in oro, e bracciale ispirato alla croce di Malta. E se vi stancate dell’oro massiccio, potete sempre passare al cinturino in caucciù o pelle. Basta avere il polso giusto, in campo e fuori. Dentro, un movimento che fa impallidire qualsiasi avversario: 276 componenti in appena 4,05 mm di spessore, calendario perpetuo preciso fino al 2100, riserva di carica di 40 ore. Il tutto impermeabile e antimagnetico, come si addice a chi affronta tornei (e tifosi) senza battere ciglio.

Elegante, complicato e sportivo: un po’ come il tennis di Musetti nei giorni migliori. Non di certo a Toronto, dove il vero spettacolo, almeno per gli appassionati d’orologeria, resta quello al polso. E non è solo questione di estetica: l’Overseas QP è un capolavoro tecnico destinato a veri intenditori. Il calibro automatico 1120 QP, visibile attraverso il fondello in vetro zaffiro, è rifinito a mano secondo i più alti standard ginevrini. Ogni componente è decorato con cura maniacale, con anglage e perlage che sfuggono a un occhio distratto ma fanno battere il cuore a ogni collezionista. L’indicazione del calendario è perfettamente leggibile, con data, giorno, mese e ciclo degli anni bisestili disposti in modo armonico, senza appesantire il quadrante. In più, il sistema di cinturini intercambiabili brevettato consente di passare dall’eleganza del metallo alla sportività del caucciù in pochi secondi, senza bisogno di attrezzi. In pratica, è l’unico cambio che Musetti non ha bisogno di allenare.
