Gli occhi dicono molto più delle parole. E’ una di quelle frasi abusate e a cui si ricorre ogni volta, solo che è pure una sacrosanta verità anche quando l’argomento è la MotoGP e, soprattutto, quando i piloti arrivano a parlare davanti una telecamera. Gli occhi di Marc Marquez nel venerdì di Austin hanno detto qualcosa che la bocca ha potuto esprimere solo con parole differenti. “Tutto quello che mi è successo – ha detto (qui il video) con la voce rispondendo a Mattia Pasini, che gli faceva notare come in passato fosse stato lui stesso il suo peggior avversario – mi è successo perché a Jerez nel 2020 ho esagerato: ero ultimo dopo l’uscita di pista e dopo un giro ero terzo”. Gli occhi, proprio mentre la voce ripercorreva quella giornata di luglio del 2020, hanno fatto il resto, lasciando intendere un serafico “ma dove caz*o andavo?”. Una totale ammissione di colpa. Sì, Marc Marquez sta dominando in questo 2025, dentro una nuova giovinezza in sella all’imbattibile Ducati Desmosedici, ammettendo di essere maturato, di ascoltare i consigli e tutte quelle cose che si devono anche dire un po’ per gentilezza e un po’ per dovere. La chiave di tutto, però, Marc Marquez l’ha fornita proprio con quella risposta a Mattina Pasini, con quello che hanno detto i suoi occhi accompagnando le parole pronunciate, spiegando che adesso sente di aver sconfitto, o comunque di aver imparato a tenerlo buono, anche l’unico avversario che gli ha sempre fatto veramente paura: se stesso. La bestia: il Marc Marquez capace di mandare ko Marc Marquez.

In quell’intervista a Sky di un normale venerdì pomeriggio americano l’otto volte campione del mondo ha letteralmente messo nero su bianco che è con se stesso e solo con se stesso che deve prendersela per i quattro anni passati a fare dentro e fuori dalle sale operatorie, per i mondiali lasciati indietro, i treni persi e pure la rottura dell’amore con Honda. E ha in qualche modo scagionato la stessa Honda, anche se le colpe di averlo voluto rimandare in pista troppo presto restano tutte e non è neanche giusto che Marc – che alla fine è pur sempre solo un pilota – se le prenda sulle sue spalle. Ma è acqua passata, roba che appartiene all’altro Marc. Mentre questo è un 93 che se ne frega di superare i suoi limiti e prova a imparare in ogni singolo turno di ogni santo fine settimana di gara a accontentarsi di superare gli avversari. Il passaggio è forte, ma è come se Marc Marquez oggi avesse finalmente capito – almeno con le parole pronunciate e con quelle lasciate dire agli occhi - di non essere Dio e di dover fare i conti con la fallibilità degli uomini. E è per tutti i suoi avversari la peggiore delle notizie possibili.

L’ha spiegato ancora in quella stessa intervista, raccontando il gran rischio preso nei primissimi giri delle FP1: “Ci tenevo a partire bene, ma stavo esagerando con il voler fare bene. L’ho capito e poi ho fatto un po’ meno”. Risultato? Terzo nelle FP1, senza ansie e senza patemi, salvo poi rimettersi davanti con un dominio imbarazzante quando il responso del cronometro è tornato a essere determinante. Massacrare gli altri non gli interessa più. Vincere gli basta. Almeno nelle parole. E per chi vorrà batterlo non resterà altro da fare – visti i valori in campo e l’oggettivo talento – che provare a risvegliare la bestia. Perché sarà solo se la bestia di Marc Marquez, magari sentendosi provocata, tornerà in sella con Marc Marquez che il 93 potrà essere battuto. Chi sembra averlo capito è proprio Pecco Bagnaia, che proprio a Austin, sulla sua pista, nonostante la piena consapevolezza che non sarebbe stato possibile soffiargli la vittoria (l’italiano l’ha tranquillamente ammesso), ha provato comunque a infastidirlo, stuzzicarlo, provocarlo, quasi nel tentativo di far risorgere quella bestia che renderà il 93 di nuovo vincibile.
Marc Marquez lo ha capito e nel pomeriggio di sabato, dopo essersi messo in tasca la quinta vittoria su cinque, ha risposto non solo in pista, ma di nuovo nella sala stampa di Austin e di nuovo sia con la bocca che con gli occhi davanti alle telecamere di Sky. Ammettendo che sì, adesso gli basta vincere di poco senza la necessità di umiliare nessuno. E spiegando – in una maniera provocatoriamente sottilissima – che in questo lavoro di sedazione della bestia l’aiuto più grande gli arriva dall’uomo che negli ultimi anni è stato più vicino proprio a Pecco Bagnaia: Davide Tardozzi. “Volevo controllare, ma non esagerare – ha detto l’otto volte campione del mondo - Davide Tardozzi mi ha messo nella testa dal primo giorno che è lo stesso vincere con mezzo secondo o con tre di vantaggio. Così faccio il minimo per avere il massimo, alla fine ci sono sempre 12 punti. Domani mi aspetto una gara più tesa, tutti andranno con la media e vediamo. Arriverà un giorno che finirò secondo, terzo o quarto, Tardozzi ha tanta esperienza nel Motomondiale e anche se io ho alle spalle 12 anni in MotoGP devo ascoltare tutti".