Jack Miller ha vinto a Jerez de la Frontera. E poi a Le Mans sotto la pioggia, dove è facilissimo sbagliare. Con Bagnaia che ha già imposto le gerarchie nel box, Mir che lo accusa di omicidio per le sportellate del Qatar, il braccio operato da poco per sindrome compartimentale. Jack Miller che parla un inglese incomprensibile, che si presenta a Losail con quaranta gradi di asfalto indossando stivali da carpentiere. Jack Miller con un paio di occhiali che andavano di moda negli anni Novanta, ma che ha fatto comunque un passo in avanti rispetto a quando sfoggiava un’acconciatura da redneck.
Jack Miller è anche quello che è stato trapiantato dalla Moto3 alla MotoGP nel giro di un attimo, a vent’anni secchi. Ha accettato anche se la moto era una Open e i rischi di bruciarsi altissimi, perché la MotoGP è comunque un traguardo. Perché bisogna buttarsi. Poi nel 2016, dopo un anno di apprendistato, è passato al Team Marc VDS riuscendo a vincere il Gran Premio d’Olanda sotto il diluvio con una partenza dalla 18° casella in griglia. Così arriva la promozione al Team Pramac, con cui ha ottenuto una straordinaria pole position sul bagnato con gomme slick in Argentina nel 2018. E quando Ducati sceglie di accoglierlo nel team ufficiale dopo un 2020 in crescendo, le aspettative sono altissime. Perché i Ducatisti hanno un prurito speciale per i piloti australiani, Casey Stoner e Troy Bayliss su tutti. D’altronde l’Australia è la Sardegna del Commonwealth: un’isola popolata da gente di cuore, legata alla terra e all’idea di un bel pezzo di carne nel piatto. È lontana per eccellenza l'Australia, così i piloti che vengono a correre in Europa sono forti di spirito. Sono degli immigrati in un mondo che parla per lo più italiano e spagnolo, ed una moto sanguigna e scorbutica come la Ducati la prendono di petto.
Miller nel 2021 deve fare come loro, sedersi sulle spalle dei giganti e vincere il mondiale con la moto bolognese. Comincia malissimo però, soprattutto perché durante i test si pensava che sarebbe stato l’uomo da battere, quantomeno in Qatar. Male in gara 1, peggio in gara 2. Poi l’intervento chirurgico, la caduta a Portimaõ, la ferita aperta. “Ho avuto momenti peggiori nella mia carriera e ne sono uscito” aveva raccontato alla stampa.
Ora lo ha dimostrato. Chi dice che Miller ha vinto grazie all’infortunio di Fabio Quartararo si sbaglia. Jack Miller ha vinto a Jerez con la moto meno indicata per farlo grazie alla tenacia, alla forza di volontà necessaria ad accompagnare il talento. Lo ha riassunto anche Cal Crutchlow, grande amico dell’australiano: “Vederlo vincere in MotoGP è stato incredibile. La foto (in cui piange, ndr.) riassume tutto. Felice di averti come amico, questa foto mostra l’uomo che sai e cosa sai fare quando vieni messo con le spalle al muro ed hai tutti i pronostici contro. Ce l’hai fatta amico mio”.
Jack ha pianto dolcemente al parco chiuso e ruttato fragorosamente sul podio. Che è un po’ il riassunto puntuale di quello che rappresenta il motociclismo. Emozione e gomiti larghi, sostanza. Brivido, paura, goduria. Godere e soffrire. Jack arriva in ritardo all’intervista perché deve calmare i nervi, ha gli occhi lucidi e un baffo da pornoattore anni Ottanta. Dice che vorrebbe avere con sé la sua famiglia per festeggiare assieme, anche se sa che in Australia stanno facendo nottata per vedere la gara che lì comincia alle 22:00.
E nel box Ducati, per fare un po’ di festa, mettono Gigi d’Agostino, giusto per spiegare al resto del mondo chi è Jack Miller. Ma dovevano far suonare Hit The Road Jack, vattene da qui, Jack. Perché domenica se n’è andato da tutto il casino che gli girava attorno con una gara perfetta. E resterà sempre uno di quei piloti che quando vince fa felici tutti: i tifosi degli altri, gli appassionati di sport e le casalinghe.
One More Jack, ci eravamo detti, fanne un altro. Miller non se l'è fatto ripetere e ha vinto anche il GP di Francia, per la seconda volta andando contro i pronostici. Rimediando al mancato shoey della Spagna (e offrendo da bere a Quartararo) per poi firmare per il 2022 con la squadra ufficiale. Ora, se non sbaglia, al Mugello può puntare alla tripletta. One More, Jack.