Il tipo innaffia il cupolino della moto con il Prosecco, poi ci limona. Il tipo, al Mugello, si lancia sul pubblico e, col passare degli appuntamenti, sta diventando la storia più bella di questa MotoGP 2025. Almeno per buona parte degli italiani. Il tipo è Marco Bezzecchi. L’inizio di stagione durissimo, da solo nel box, in un team ufficiale e con moto e squadra sconosciute sono stati smaltiti in fretta. In questa fase del campionato Marco è il rivale più credibile per un Marc Marquez vicino all’onnipotenza, così superiore che sembra girare per i circuiti seduto su di uno schiacciasassi. I due problemi più gravi per lui, la stabilità in frenata e il rendimento con gomma nuova, sono sempre meno evidenti: Bezzecchi riesce ad essere più veloce in qualifica e, complici circuiti senza staccate feroci (come Silverstone, Assen e Sachsenring) i risultati arrivano.

In Germania Marco chiude terzo in qualifica, rischia la vittoria nella Sprint (finendo secondo dietro a Marc Marquez) e arriva vicino a ripetersi la domenica quando, dopo 20 giri di 30, si stende in curva 1. “Ovviamente c’è stato un errore perché di solito non cadi”, dice a Sandro Donato Grosso per Sky. Poi procede a spiegare il problema. Che, per chi va in moto, è come sentire Leonardo che spiega come si dipinge la Gioconda: “Purtroppo ho frenato un po’ troppo dolce e non ho messo la moto in sovrasterzo. Lì la curva ha una piccola discesina nel mezzo e se non ci arrivi col dietro leggermente scarico spinge un po’ sul davanti ed è quello che è successo a me. Peccato, ero veloce e non mi aspettavo di essere così competitivo, ma mi sta venendo tutto bene. Mi spiace molto, però insomma… siamo lì”. Ha frenato piano, insomma. Senza mettere di traverso la moto quello che basta ad avere un retrotreno leggero, che non metta in crisi l’anteriore. Di interviste ne abbiamo sentite tante negli anni, ma una chiarezza simile nello spiegare una cosa complicatissima per gli esseri umani e spaventosamente naturale per i piloti è quasi inedita.
Poi Bezzecchi prosegue con una bella chiarezza in testa anche quando parla del proverbiale bicchiere, che da mezzo vuoto oggi si riempirà tra un paio di giorni: "Oggi sicuramente, adesso soprattutto, prevale un po’ la tristezza. Devo dire che è un 60 e 40, sessanta tristezza e amaro in bocca e quaranta… tenere conto di tutti i lati positivi che ci sono. Domani, quando magari mi sarà passata un po’ o anche dopodomani, le percentuali si saranno invertite. Oggi poteva essere un altro pezzettino messo lì, però dai… intanto eravamo lì davanti e questo è importante. Sicuramente fa male ma siamo forti”.

A questo punto conferma i miglioramenti in termini di stabilità, cosa a cui ha lavorato già dal venerdì, così come la resa nelle prime fasi della corsa: “Sono partito molto bene ma non riuscivo a mettere in temperatura la gomma dietro, soprattutto sulla destra. Dopo qualche giro dove ho dovuto un po’ gomitare per stare lì’ davanti ho iniziato ad andar bene e, devo essere sincero, non mi aspettavo di essere così veloce, perché venerdì ero stato più lento. Invece oggi mi trovavo meglio, poi di guida ho lavorato molto ‘sto weekend per cercare di sistemare un po’ di linee, un pò di dettagli. Si sono visti i risultati finché purtroppo non ho fatto quell’errore della scivolata”.
È un Marco Bezzecchi che funziona, questo. Underdog in una squadra di underdogs, pochi proclami, grande qualità. Crecks e Puma, Prosecco sulla moto. Di questo passo, il terzo posto in campionato può essere un obiettivo realistico. E per tutti gli altri, quelli insomma che una Ducati non ce l'hanno, deve essere per forza di cose un esempio di dove si può arrivare quando l'unione tra pilota, squadra e mezzo meccanico diventa assoluta.