“Sto tornando proprio ora da una mattinata di acquisti, devo stupire Pecco perché ormai tra noi è quasi una sfida. C’è presa forte questa cosa della cucina” – Pietro Bagnaia, il babbo del Campione del Mondo della MotoGP, ci ha risposto così quando lo abbiamo chiamato per mettere insieme il tema che ci ossessiona da sempre, le motociclette, e il tema di giornata, la Festa del Papà
Starete insieme?
Sì, quest’anno passeremo insieme la Festa del Papà, con tutta la famiglia, perché Pecco ha un impegno qui in Piemonte con il suo fan club nel fine settimana e tornerà a casa. Cucinerò io. Ormai la stragrande maggioranza delle nostre conversazioni è sulla cucina, ci facciamo diverse telefonate al giorno. Qualche sera fa Pecco m’ha chiamato per dirmi che aveva fatto un risotto con un battuto di gamberi e una stracciatella particolare e domani a pranzo voglio fargli capire che in moto va più forte lui, ma tra i fornelli comando ancora io (ride ndr)
Di moto, di corse e di vita da pilota non parlate mai?
Molto poco! Ormai questa cosa qui della cucina c’è presa forte e stiamo sempre a scambiarci opinioni sui prodotti, su questo o quel formaggio, sulle ricette. A me cucinare piace da sempre e pure lui se l’è sempre cavata e è diventato qualcosa che ci lega ancora di più e che ci rilassa entrambi. Non è che non parliamo di moto, ma se lo facciamo non è mai su questioni che riguardano il lavoro, sulle faccende tecniche o sulle corse. Magari scambiamo qualche opinione sulle moto di serie, oppure mi racconta un giro fatto con la fidanzata (ce lo aveva già raccontato qui) o qualche allenamento con il kart o con la moto da flat, ma di Motomondiale no, non ne parliamo e sono contento così. Ultimamente, in verità, parliamo di moto con preoccupazione…
Perché?
Perché Filippo, il più piccolo dei nostri figli, si sta cimentando con il motard e, anche se il solo dirlo fa ridere, Pecco è terrorizzato. Sai, un conto è quando vai tu, un conto è quando certe cose le fa una persona a cui vuoi molto bene. Filippo si arrabbia, perché anche se non è più piccolo per noi sarà sempre il piccolino di casa e abbiamo tutti un po’ questo atteggiamento di voler proteggere sempre. Io cerco di darmi una regolata, perché ho imparato a farci i conti con quella paura che senti quando un figlio va in moto, ma per Pecco è una sensazione nuova. Non è che stressa il fratello, sia chiaro, però proprio tranquillo non ci sta e mette sempre in guardia sui rischi, mettiamola così.
Essere diventato campione del mondo della MotoGP lo ha cambiato?
Zero! E’ sempre Pecco, almeno con noi, ma mi sembra che sia sempre lo stesso anche nell’immagine pubblica
Gli impegni, però, si saranno moltiplicati e quindi anche le occasioni per vedersi e stare insieme saranno diventate di meno…
No, non è cambiato molto anche in questo senso. Pecco ormai da anni vive a Pesaro e sono circa 500km da Chivasso, non è che prima ci vedessimo molto di più. Ci sentiamo tanto, la famiglia è legatissima e Carola è anche sempre con lui durante i fine settimana di gara, però io sono uno di quei padri che pensa che i figli debbano fare la loro vita. Lui ha la sua a Pesaro, noi la nostra quassù e stare insieme non deve essere un impegno dovuto, ma una festa da celebrare ogni volta che si può. E’ anche più bello così. I miei nonni avevano una casa a Vetralla, nel Viterbese, e spesso facevamo lì le vacanze con la famiglia che si riuniva. Ecco, io se penso a quella casa penso alla condivisione, al fatto che ognuno di noi portava lì solo le cose belle e mi piace che oggi, quando a ritrovarsi è la mia di famiglia, sia esattamente la stessa cosa: una festa.
Non parlate di moto, nel senso che non parlate del lavoro di Pecco, e hai appena detto che sei convinto che i figli debbano fare la loro vita. Nello sport, e quindi anche nel motor sport, non tutti i padri sono così…
Le famiglie troppo spesso trasformano in loro ossessione quella che invece è solo una meravigliosa, e sana, passione dei figli. Accompagnando Pecco nella sua carriera ho notato spesso questa cosa e non è affatto bella. Anzi, è deprimente. Lo sport è emozione, è prima di tutto divertimento, è qualcosa che fai nel fine settimana per stare bene tutto il resto della settimana e certi atteggiamenti finiscono per rovinare le settimane delle famiglie, perché poi se non si vince sono musi lunghi e intemperanze. Non sono nessuno per dare consigli, ma se dovessi darne uno ai genitori dei bambini che si avvicinano alle corse, ma vale per ogni sport e non solo per le corse, direi che la regola dovrebbe essere ‘accompagnare e condividere con intensità e con il sorriso’. Altrimenti diventa tutto solo pesantezza e si finisce per disinnamorarsi e disinnamorarsi dello sport, finendo per perdere passione, è quasi un peccato morale.
Negli occhi di Pecco, anche adesso che è salito sul tetto del mondo in sella a una Ducati, la passione è sempre la stessa?
Io gliela ho vista crescere ogni anno. Lo accompagno da sempre e non c’è stata stagione in cui non lo vedessi più preso di quella prima, sia se l’aveva conclusa con una delusione, sia se l’aveva conclusa con un grande successo. E in questo 2023 è esattamente la stessa cosa: quanto ama quello che fa e quanto è disposto a metterci per vincere ancora glielo vedi negli occhi. Appagamento è una parola che nel vocabolario di un pilota non esiste. Di sicuro non esiste nel vocabolario di Pecco.
E invece la parola “rivalità”?
Quella esiste e deve esistere per forza. Ma oggi non è come prima e il rapporto che hanno i piloti tra di loro è molto più bello di prima. Lo so che qualcuno rimpiange quel clima da scazzottate eterne di una volta e di manovre al motto di morte tua per vita mia del motorport di qualche anno fa, ma io penso che adesso sia molto meglio. Così è sport vero. Poi, chiaramente, la rivalità non è mai in discussione.
Anche con Enea Bastianini?
Certo! Ma anche qui non è affatto come la si vuole dipingere per forza. Enea e Pecco sono amici da sempre, sono praticamente cresciuti insieme, e pure tra me e Emilio Bastianini – il papà a cui faccio gli auguri in questa festa del papà come fosse il simbolo di tutti i babbi di tutti i piloti – c’è un bel legame. Padri a bordo pista per una vita e che hanno avuto l’onore meraviglioso e l’emozione straordinaria di vedere i loro figli divertirsi e diventare campioni mentre si divertivano e si emozionavano a loro volta. Poi in Italia, purtroppo, si tende sempre un po’ a voler mettere il sangue negli occhi anche quando non c’è. In Spagna, ad esempio, è diverso: lì osannano i loro piloti e applaudono gli altri. Qua da noi sembra che se tifi per uno devi per forza odiare tutti gli altri, soprattutto se connazionali. Però è più un gioco dei media, in particolare dei social, perché da dentro si vede benissimo che nessuno si odia e meno che mai si odiano Pecco e Enea.