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Quella volta che Livio Suppo ha (quasi) visto il nirvana: "L'obiettivo era fare un dream team con Marc Marquez e Casey Stoner"

  • di Paolo Covassi Paolo Covassi

25 giugno 2024

Quella volta che Livio Suppo ha (quasi) visto il nirvana: "L'obiettivo era fare un dream team con Marc Marquez e Casey Stoner"
Livio Suppo ripercorre alcuni momenti della sua fenomenale carriera nel motomondiale, svelando retroscena inediti e raccontandosi a ruota libera tra momenti belli e gloriosi e altri dolorosi

di Paolo Covassi Paolo Covassi

Livio Suppo è uno dei manager più noti del motomondiale, uno di quelli in grado di fare la differenza. Lo testimoniano i fatti, visto che c'è lui dietro alla duplice vittoria mondiale di Casey Stoner, la prima di Ducati e la seconda con Honda. Ma non solo, è sempre lui che ha tenuto a battesimo l'arrivo di Marc Marquez in MotoGP. Certo, erano anni ben diversi per la Honda, ma forse guardando al passato sarebbe il caso che si facessero un bell'esame di coscienza.

In un'intervista rilasciata a Raquel Jiménez per Relevo, il manager italiano si è raccontato partendo proprio dal passaggio di Stoner dalla Ducati a Honda nel 2010: "È stata una tappa molto importante per me, perché Nakamoto me lo aveva già chiesto il primo anno in cui sono arrivato alla Honda. La Honda non era male allora, ma aveva vinto un solo titolo nel 2006 con Nicky Hayden. L'obiettivo era quello di riportare la HRC in pista e credo che ci siamo riusciti perché con Casey, e poi con Marquez, abbiamo vinto diversi titoli".

E parlare di "diversi titoli" è quanto meno modesto: nel 2011 Casey Stoner sale sul podio in tutte le gare disputate tranne il GP di Spagna e per 10 volte (su 17 gare) sul gradino più alto. Poi ha pensato bene di ripetersi 4 volte in cinque anni con Marc Marquez, per ritirarsi all'apice della carriera, tanto che Honda e Marc continueranno a vincere nei due anni dopo il suo ritiro nel 2017.

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Una vita passata nel paddock del motomondiale a contatto con i più importanti piloti del tempo che, come disse Enzo Ferrari, sono "strana gente": "Ognuno di loro era diverso - sottolinea Suppo - ognuno aveva il suo carattere. Ma è stato molto interessante, perché erano tutti piloti che hanno sempre dato il massimo e che hanno un talento che fa perdonare qualunque cosa. Quando si è appassionati di moto è un piacere vederli in pista, ti danno molta soddisfazione. Ma erano molto diversi l'uno dall'altro". C'è un'idea che però, purtroppo, non è riuscito a realizzare: un dream team che mettesse insieme Casey Stoner e Marc Marquez, progetto saltato per il precoce ritiro del pilota australiano. "L'obiettivo era fare un dream team con Marquez e Stoner", e non può non venire in mente il futuro team Factory Ducati, che ha dovuto "sacrificare" Enea Bastianini per fare spazio a Marc, mentre il ritiro di Casey permise alla Honda di mantenere Dani Pedrosa, uno dei piloti che Suppo stima maggiormente pur non avendo mai vinto un titolo mondiale: "Con le dimensioni del fisico di Pedrosa, il suo peso e la moto, era molto difficile quello che stava facendo. Questo ha dimostrato che aveva un talento bestiale e una sensibilità speciale. Credo che non raggiungere il titolo sia stato un problema di opportunità. Tuttavia, Dani ha avuto una carriera sportiva meravigliosa, ha milioni di fan in tutto il mondo perché tutti hanno capito quanto fosse difficile quello che stava facendo, quindi penso che possa essere molto orgoglioso e molto felice della carriera che ha avuto".

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Lo stesso non si può dire per lo stesso Livio che "paga" il fatto di essere sempre stato l'uomo "anti-Rossi" sportivamente parlando, ovviamente. Ma il manager piemontese ha avuto la possibilità di incrociare la sua carriera con quella di tanti piloti e, con alcuni, si è anche creato un legame speciale: "Di tutti i piloti con cui ho lavorato, probabilmente quello con cui mi sono trovato meglio è stato Nicky Hayden. La verità è che ogni volta che ho lavorato con dei piloti ho sempre cercato di non diventare un amico, perché penso che, se sei il capo di una squadra, devi saper separare l'amicizia dalla professionalità. Ma poi, per esempio, ora sono amico di Capirossi, con Pedrosa parlo spesso...". Ma i momenti che rimarranno maggiormente impressi nella memoria di Livio Suppo sono due, diciamo così, agli estremi opposti. Il primo è stato il primo mondiale vinto dalla Ducati: "Il 2007. Era un progetto che sentivo molto mio. Ero molto convinto di andare in Ducati. Alla Honda era diverso perché eravamo obbligati a vincere. Ma vincere il Campionato del Mondo con la Ducati dopo cinque anni è stato un sogno". L'altro, molto triste: "Sepang 2011 (la morte di Marco Simoncelli)".

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