Le parole di Alexander Zverev dopo la clamorosa eliminazione al primo turno di Wimbledon hanno fatto il giro del mondo. Una sconfitta in cinque set contro Arthur Rinderknech, un avversario sulla carta abbordabile, che ha lasciato il numero 3 Atp svuotato, stremato e soprattutto disilluso. Ma è quello che ha detto dopo il match a preoccupare: “Mi manca la gioia in tutto ciò che faccio. Non riguarda solo il tennis. Anche fuori dal campo. Anche quando vinco, non provo più quella sensazione che avevo una volta”. Un crollo psicologico? Una crisi depressiva? Non è dato saperlo e, soprattutto, su temi così delicati, non sta a noi fare diagnosi. Ma per molti è stato uno dei momenti più toccanti della carriera del tedesco. Eppure, a tentare di riportare equilibrio è intervenuto il fratello maggiore Mischa Zverev, ex tennista, attuale allenatore e presenza fissa nel box di Sascha. Ai microfoni di Eurosport Germania, Mischa ha dato una versione un po’ diversa: “Sascha sta bene. Ha perso, ed è triste, deluso, ma sta bene. Fa parte del gioco. Non è una situazione grave, non è come negli anni scorsi quando si era infortunato gravemente alla caviglia. Quello sì che era stato davvero pesante da affrontare”.

Mischa racconta di aver parlato col fratello subito dopo l’eliminazione: “È la prima volta che sento dire da lui certe cose. Le rispetto. Abbiamo avuto modo di parlarne in questi giorni e, a dirla tutta, mi sembrava a posto. Abbiamo discusso anche di cose positive, abbiamo riso. Ci sono momenti difficili, certo, ma non dobbiamo farne un dramma più grande di quello che è”. Poi una stoccata che forse non era proprio il caso di lanciare: “Certo, la vita può essere dura. Ma bisogna anche mettere le cose nella giusta prospettiva. Ci sono milioni di persone nel mondo che affrontano difficoltà molto più gravi. Penso che sia molto più dura per i bambini in Africa che per un tennista che perde una partita a Wimbledon”. Una frase che ha fatto discutere, anche per il suo tono, ma può essere che rifletta la volontà di ridimensionare un momento nero che, secondo Mischa, non deve essere letto come un crollo, bensì come una naturale reazione a una stagione iniziata con aspettative altissime e finita nel caos emotivo. La finale agli Australian Open, poi un tour de force in Sud America, quindi le delusioni a Parigi e ora lo scivolone sull’erba. “L’importante è ascoltare e osservare. Se ci sarà bisogno di aiuto, noi ci saremo”, ha aggiunto Mischa, lasciando intendere che il team è pronto a sostenere Alexander in ogni momento. “Non bisogna chiedergli ogni giorno ‘come stai?’ come se fosse sull’orlo del baratro. Serve tempo, e la giusta distanza. E magari un po’ di silenzio”.