“Grazie per il tifo, ma che ci fate ancora svegli a quest’ora?”. Novak Djokovic sorride, ammonisce, si gode la scena. Siamo all’Australian Open, qualche mese fa, lui ha appena battuto Alcaraz in tre set e in tribuna ci sono Stefan e Tara, i suoi figli, ancora svegli dopo tre ore e mezza di partita. Nessun cenno di stanchezza. Al contrario: occhi incollati al campo e un’energia che non lascia dubbi su quale sia il baricentro affettivo e sportivo di casa Djokovic. Il tennis non si guarda: si vive. Ma non è detto che si tifi per papà. Stefan, dieci anni, lo ha dimostrato anche a Montecarlo, durante il Masters 1000 appena concluso. In tribuna, rapito dagli scambi della semifinale tra Carlos Alcaraz e Davidovich Fokina, ha seguito ogni punto senza battere ciglio. Con lo smartphone in mano, ha persino ripreso Carlitos in azione. Perché sì, l’idolo assoluto del piccolo Djokovic è proprio lui, il ragazzo di Murcia. Un amore che non nasce ora, ma affonda le radici in una partita che ha lasciato il segno: la semifinale di Madrid 2022, durata tre ore e 38 minuti, vinta da Alcaraz su Nole con il punteggio di 6-7, 7-5, 7-6. Quella sera, mentre il mondo impazziva per la nuova stella del tennis, Stefan aveva già deciso: “Il mio preferito adesso è lui”.

A raccontarlo era stato proprio Novak, con la naturalezza di chi sa distinguere l’ego dalla paternità: “Per Stefan, Nadal non è più il numero uno. Adesso adora Alcaraz, li ama entrambi da morire. Imita il modo in cui giocano, il dritto di Nadal… È bellissimo”. Il tipo di padre che lascia scegliere, amare, camminare da solo. Anche quando questo significa vedere il proprio figlio impazzire per il rivale di sempre. Anche quando significa assistere in silenzio a un tifo che non è per lui. Djokovic è abituato a vincere, ma non pretende di essere il preferito in casa. Perché essere padre, per lui, viene prima di ogni trofeo. E quel rispetto per la libertà di Stefan, quella fiducia nel suo sguardo sportivo, è un gesto silenzioso ma potentissimo. L’ennesimo segnale di quanto sia grande davvero, oltre la racchetta.

E se Montecarlo è stata l’ultima occasione per vederli “divisi” sugli spalti, lo scorso giugno, al Roland Garros, è arrivata la foto più tenera. Djokovic fuori dal torneo, Sinner in ascesa, e lui a casa, sul divano, con Stefan e Tara: tutti e tre di spalle davanti alla finale tra Alcaraz e Zverev. “Godendomi questa sfida con una splendida compagnia”, scrive su Instagram. E il tifo? Quello, inutile anche dirlo: il cuore del piccolo Stefan era tutto per Carlitos. Siamo oltre il tennis. Siamo nel territorio più raro: quello in cui un campione assoluto insegna la libertà, anche quando si tratta di scegliere chi tifare.