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Signori, qui siamo oltre il tennis: Il figlio di Djokovic tifa per Alcaraz e si, Nole non ha bisogno di farsi venerare anche a casa perché è un gigante

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

21 aprile 2025

Signori, qui siamo oltre il tennis: Il figlio di Djokovic tifa per Alcaraz e si, Nole non ha bisogno di farsi venerare anche a casa perché è un gigante
Novak Djokovic scopre che il figlio fa il tifo per Carlos Alcaraz e invece di offendersi, sorride. Perché un gigante non ha bisogno di essere venerato nemmeno a casa propria. Il serbo rivela che il piccolo Stefan guarda più le partite dello spagnolo che le sue. Ma la reazione di Nole è da fuoriclasse assoluto, capace di andare oltre l’ego e le classifiche: "Sono felice che ami questo sport". Un episodio che racconta molto più del tennis: racconta la grandezza umana di chi ha già vinto tutto, compresa la libertà di non aver bisogno di dimostrare più nulla

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

“Grazie per il tifo, ma che ci fate ancora svegli a quest’ora?”. Novak Djokovic sorride, ammonisce, si gode la scena. Siamo all’Australian Open, qualche mese fa, lui ha appena battuto Alcaraz in tre set e in tribuna ci sono Stefan e Tara, i suoi figli, ancora svegli dopo tre ore e mezza di partita. Nessun cenno di stanchezza. Al contrario: occhi incollati al campo e un’energia che non lascia dubbi su quale sia il baricentro affettivo e sportivo di casa Djokovic. Il tennis non si guarda: si vive. Ma non è detto che si tifi per papà. Stefan, dieci anni, lo ha dimostrato anche a Montecarlo, durante il Masters 1000 appena concluso. In tribuna, rapito dagli scambi della semifinale tra Carlos Alcaraz e Davidovich Fokina, ha seguito ogni punto senza battere ciglio. Con lo smartphone in mano, ha persino ripreso Carlitos in azione. Perché sì, l’idolo assoluto del piccolo Djokovic è proprio lui, il ragazzo di Murcia. Un amore che non nasce ora, ma affonda le radici in una partita che ha lasciato il segno: la semifinale di Madrid 2022, durata tre ore e 38 minuti, vinta da Alcaraz su Nole con il punteggio di 6-7, 7-5, 7-6. Quella sera, mentre il mondo impazziva per la nuova stella del tennis, Stefan aveva già deciso: “Il mio preferito adesso è lui”.

Alcaraz con Djokovic
Alcaraz con Djokovic

A raccontarlo era stato proprio Novak, con la naturalezza di chi sa distinguere l’ego dalla paternità: “Per Stefan, Nadal non è più il numero uno. Adesso adora Alcaraz, li ama entrambi da morire. Imita il modo in cui giocano, il dritto di Nadal… È bellissimo”. Il tipo di padre che lascia scegliere, amare, camminare da solo. Anche quando questo significa vedere il proprio figlio impazzire per il rivale di sempre. Anche quando significa assistere in silenzio a un tifo che non è per lui. Djokovic è abituato a vincere, ma non pretende di essere il preferito in casa. Perché essere padre, per lui, viene prima di ogni trofeo. E quel rispetto per la libertà di Stefan, quella fiducia nel suo sguardo sportivo, è un gesto silenzioso ma potentissimo. L’ennesimo segnale di quanto sia grande davvero, oltre la racchetta.

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E se Montecarlo è stata l’ultima occasione per vederli “divisi” sugli spalti, lo scorso giugno, al Roland Garros, è arrivata la foto più tenera. Djokovic fuori dal torneo, Sinner in ascesa, e lui a casa, sul divano, con Stefan e Tara: tutti e tre di spalle davanti alla finale tra Alcaraz e Zverev. “Godendomi questa sfida con una splendida compagnia”, scrive su Instagram. E il tifo? Quello, inutile anche dirlo: il cuore del piccolo Stefan era tutto per Carlitos. Siamo oltre il tennis. Siamo nel territorio più raro: quello in cui un campione assoluto insegna la libertà, anche quando si tratta di scegliere chi tifare.

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