Signori, Sinner ha ritrovato Sinner. E noi abbiamo ritrovato lui togliendoci ogni fottuto dubbio. Una partita spettacolare, che ci fa capire ancora una volta, come se di prove non ne avessimo avute già abbastanza, che giocano un tennis di un altro pianeta. Non è stato un avvio di gara semplicissimo per Sinner, che probabilmente ha subito più da un punto di vista mentale il ritorno in campo contro l'avversario che lo aveva sconfitto due volte in finale: prima Roma e poi Parigi. Ma poi abbiamo rivisto il giocatore che conosciamo, e i colpi sono stati straordinari da un lato e dall'altro. Ma soprattutto abbiamo visto l’uomo. Perché Sinner è questo: è fuori dal protocollo, è colui che ai informa su come deve salutare Kate Middelton. È colui che ci ha fatto commuovere nell’abbraccio con il team, ma soprattutto con la madre che, nonostante la paura dell’aereo, ha deciso di esserci. Per lui. Nonostante l’ansia. E noi, da casa, il tracollo lo temevamo. Ma poi abbiamo visto il dolce saluto e sorriso, la sua eleganza dopo la vittoria, una naturale felicità priva di ogni sovrastruttura.

Un campione che si è espresso così ringraziando prima di tutto l’avversario. E questo ci fa capire molto di chi è, come uomo: “Grazie Carlos per il giocatore che sei, è così difficile affrontarti, ma abbiamo un bellissimo rapporto fuori dal campo sul campo. Cerchiamo di costruire una rivalità e per farlo abbiamo bisogno dei migliori team del mondo e tu hai un grandissimo team. Se continuerai così, vincerai questo trofeo ancora tante altre volte, già ne hai vinti due”. Poi i ringraziamenti al team e la gag con il fratello Mark: “Un grazie speciale a mio fratello per essere qui... non c'è nessuna gara di Formula 1 questo weekend, ecco perché è qui”. Ma anche Alcaraz gli ha riservato parole di rispetto e anche di affetto: “È difficile e triste perdere ma prima di tutto congratulazioni a Jannik, non si può vincere tutte le settimane, ti sei meritato il trofeo e hai giocato un gran tennis in queste settimane. Sono contento per te, continua così. Continuiamo a coltivare la nostra amicizia fuori dal campo e una bella rivalità in campo”.

Un Alcaraz che ha ammesso anche le iniziali difficoltà della sua stagione, ricordando l’eccitazione che c’è ogni volta che scende in campo: “Senza la mia famiglia senza il mio team non sarebbe possibile giocare il mio tennis. Finora è stato un grande viaggio ne siamo orgogliosi. Voglio continuare a portare soltanto gioia”. Il punto è che davanti a questo risultato non c'è altro da dire: il primo italiano della storia a soli 23 anni che vince Wimbledon in singolare. C'è chi dice che l'epoca dei big three non sia ancora del tutto passata, eppure abbiamo visto come l'azzurro abbia reso normale un giocatore devastante come Novak Djokovic, e abbiamo assistito anche allo scontro tra due ventenni che giocano un tennis totalmente anormale. Ecco perché oggi, oltre che per Jannik, dobbiamo gioire per il movimento tennistico italiano, e dobbiamo ringraziare questo piccolo grande alieno di essere un nostro connazionale e di rendere grande l'Italia nel mondo.