Jannik Sinner è la star di queste Nitto Atp Finals, richiestissimo dai giornalisti, sono molte le domande che gli sono state poste, e i temi più caldi riguardano la possibile finale con Carlos Alcaraz e il tema del doping. Sulla prima questione risponde nel classico modo in cui ci ha abituati, con grande sportività: “È sempre difficile parlare di rivalità quando si è così giovani. Siamo due giocatori che danno vita a grandi battaglie. Spero che tutto il torneo sia uno spettacolo per tutti. Essere favorito rispetto allo scorso anno sicuramente è diverso, ma io affronto il torneo con lo stesso approccio”. Sull’appello della Wada si fa vedere come sempre forte, ma è lui il primo a dire che “non abbiamo avuto ancora notizie. So cosa mi aspetta, ci sono già passato: non è certo una cosa piacevole ma la affronteremo come sempre”. Della questione Wada ha parlato anche il suo coach, Darren Cahill, che ha spiegato, davvero, come sta Sinner: “Dopo quello che ha attraversato, ha capito che nella vita potrà sopravvivere a tutto: nulla può più fargli paura. Due Slam, la stagione chiusa da numero uno: Jannik è d’ispirazione anche per me, che pure sono un coach navigato. Tutti parlano del team che lo circonda, quanto siamo importanti per lui. Ma è vero anche il contrario: il leader è lui, è lui che traccia la via. E se ne è capace, è perché sa di essere innocente: non ha fatto nulla di male".
Poi sulla Wada "certo ha fatto ricorso, dobbiamo attendere la sentenza del Tas. È un argomento serio, non ci scherziamo sopra. Jannik va avanti a testa alta, intanto. L’ha detto la Wada stessa, appellando: la sostanza trovata nelle urine di Jannik non ha a che vedere con il doping che altera le performance. Non è in discussione la ricostruzione di come sia potuto risultare positivo: un errore di un paio di ex membri del team, senza alcuna responsabilità del giocatore” ha detto al Corriere della Sera. Ma a parlare del caso Clostebol è anche il commentatore di Eurosport Massimiliano Ambesi, rivelando un particolare non da poco: “La sostanza Clostebol fa parte del gruppo delle sostanze non specificate. Per quanto riguarda l’appello ed il suo eventuale svolgimento non cambia granché, nel senso che la speranza è che gli arbitri riconoscano l’assenza di colpa e negligenza nella condotta di Sinner. Nell’ipotesi in cui però gli arbitri rilevassero una colpa nel comportamento dell’italiano, codice alla mano, la pena minima equivarrebbe a un anno. Perché 12 mesi? Perché il Clostebol è una sostanza non specificata, quindi quando noi parlavamo di una pena che va dalla reprimenda e arriva a due anni, si faceva riferimento a sostanza specificata. Quando parliamo di sostanze specificate, si fa riferimento a sostanza vietate sia in gara che spesso fuori e che, a detta della Wada, possono entrare anche in maniera inavvertita nel corpo di un atleta, ed è per questo motivo che c’è meno rigore nelle pene”.