Jannik Sinner, è l'ospite d'onore di queste Nitto Atp Finals. Arrivato prima di tutti a Torino, dopo le visite di controllo al J Medical, il centro a cui si era rivolto anche per i problemi all'anca avuti in passato, si è concesso alle interviste e ai fan. Un volto disteso il suo, di chi ha un distacco netto in classifica rispetto al numero due al mondo, che non è più Carlos Alcaraz, bensì Alexander Zverev. Dopo l’intervista a Sky Sport in cui ha parlato di sé, della sua vita oltre il tennis, questa volta a intervistarlo è il noto giornalista Federico Buffa. Non potevano non affrontare il tema del doping, visto che a gennaio, dopo il ricorso della Wada, dovrebbe pronunciarsi il Tas di Losanna sul caso del Clostebol. Ma lui come ha vissuto quei momenti? “Senza il team non si può fare nulla, e soprattutto nei momenti difficili abbiamo tutti bisogno di aiuto. Il confronto fa crescere, dentro e fuori il campo. È però vero che alla fine scelgo io per me stesso”, così ha risposto Jannik, che però ha preferito non addentrarsi più di tanto su un argomento per lui inevitabilmente ostico. Per quanto riguarda il tennis, invece, ha spiegato quanto per lui sia importante questo torneo: “Torino mi ha dato tanto negli ultimi due anni, l’anno scorso il pubblico è stato molto caldo e affettuoso. Qui funziona tutto molto bene, l’organizzazione delle Atp Finals è perfetta e ogni anno migliora. Noi otto giocatori siamo tutti molto contenti di essere qui”.
E se l’anno scorso si è fermato solo in finale, quest’anno, dopo due Slam vinti, tutti aspettano che a vincere il titolo sia lui: “La pressione è una sensazione molto bella, che tutti noi viviamo, a casa, in famiglia, sul lavoro. Qualcuno di noi la vive in campo, e a me non dispiace. È sempre una buona opportunità per mostrare qualcosa di diverso nel mio gioco, magari per migliorarlo. Mal che vada, noi giocatori perdiamo una partita. Se sbaglia un medico, ad esempio, è molto peggio. Sono anche molto competitivo, altrimenti non avrei fatto le scelte che ho fatto, fin da giovane. Ma lo siamo tutti noi sportivi”. Su di lui, recentemente, ci sono state anche polemiche per il montepremi da sei milioni di dollari vinto in Arabia Saudita al Six Kings Slam, nonostante Sinner ci avesse tenuto a precisare che “non ho giocato il torneo per soldi”, ma in molti non gli hanno creduto. Eppure, forse anche per mettere a tacere voci di chi vuole sempre trovare del marcio in lui, ha parlato del progetto benefico che sta portando avanti: “Proprio in queste settimane sto realizzando una mia fondazione, su cui però non posso ancora dire molto. Ogni giocatore ha una questione che lo appassiona e sui cui è concentrato: bambini e famiglie in difficoltà per qualcuno, natura e animali per altri. Ma tutti noi sappiamo quanto sia importante restituire alle persone e al mondo. È bene impegnarsi”. Un ragazzo apparentemente perfetto, che, in occasione della presentazione del Calendario Lavazza 2025, di cui è brand ambassador dal 2019, confessa che “qualche racchetta da ragazzino l’ho rotta anche io. Bisogna accettare anche la fatica, la tensione. L’aspirazione è raggiungere l’equilibrio, sempre. Sia di testa, sia di fisico. Oggi, ad esempio, sto cercando di mettere su qualche chilo in più di muscoli”. Sinner, in un perfetto mix di limpidezza, correttezza e forza di volontà, sembra essere solo all’inizio di un percorso che ci auguriamo possa regalargli, e regalare a noi tifosi, grandi soddisfazioni.