Ma il caso di Imane Khelif può aver in qualche modo contribuito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziale americane? La domanda è lecita, perché alla vigilia delle votazioni la campagna del tycoon ha diffuso uno spot contenente anche immagini della pugile algerina. Un annuncio in cui l’ex presidente sostiene cbe negli ultimi quattro anni gli Stati Uniti abbiano fatto “una svolta sbagliata”. Nel messaggio, un’affermazione diretta contro le atlete transgender, presentando il caso di “uomini che picchiano donne e vincono medaglie”. A sottolineare questa frase appunto la figura di Imane Khelif, medaglia d’oro olimpica, la cui identità di genere femminile è stata confermata dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio), ma la cui situazione ha scatenato discussioni e polemiche.
Nel suo spot, la campagna di Trump ha tentato di collegare questioni di genere e politica, insinuando che le attuali “deviazioni” negli Stati Uniti includano l’ammissione di “uomini” nelle competizioni femminili.
Un messaggio non estemporaneo, visto che il presidente eletto si era già scagliato varie volte contro la partecipazione di Khelif alle Olimpiadi, oltre che contestualmente in difesa di una delle sue avversarie, la pugile italiana Angela Carini, ritiratasi dopo nemmeno un minuto dall’inizio del match dei quarti di finale a Parigi 2024.
La reazione di Khelif non si era fatta attendere: la pugile ha intentato una causa legale contro X, la piattaforma di Elon Musk, denunciando i presunti abusi e le falsità diffuse da alcune personalità pubbliche, tra cui lo stesso Trump. In questi giorni la contesa si è arricchita di un nuovo sviluppo, con un leak dalla Francia legato al possibile possesso di cromosomi maschili da parte di Imane, con annesse reazioni.