“Lacerenza non è Pablo Escobar, ma una persona che riceveva la droga e la distribuiva ai clienti”. Giuseppe Cruciani è tornato a parlare del caso della Gintoneria di Davide Lacerenza, che da ospite imperdibile del suo programma radio La Zanzara è diventato oggetto di molte puntate dopo la notizia del suo arresto e di quello della ex compagna e socia Stefania Nobile – figlia di Wanna Marchi – a inizio marzo. I due sono attualmente agli arresti domiciliari e su di loro pendono accuse di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di stupefacenti. L’inchiesta della procura ha smascherato un mondo conosciuto da tempo, ma per qualche motivo apparentemente ignorato o tollerato anche dai mezzi di informazione: quello che vede lo spaccio e il consumo di droga e la prostituzione – in alcuni casi, anche di ragazze minorenni – al centro della movida milanese, fin dentro ai locali. È proprio questa "ipocrisia" di fondo, ciò che Cruciani ha voluto commentare ospite ad una puntata di Dritto e Rovescio, in cui tra gli invitati c’erano anche l’ex parlamentare Vladimir Luxuria e il filosofo Stefano Zecchi: “Se parliamo di attività che riguardano droghe e prostituzione è molto probabile che troveremo sempre reati. Questo anche perché abbiamo leggi vecchie e che cancellerei come la legge Merlin del 1958, che ha abolito la prostituzione regolamentata”, dice Cruciani, le cui posizioni su questi temi sono da sempre di totale apertura. La lettura di Cruciani si allontana dai fatti giudiziari e va a parere se un’interpretazione che tiene insieme il ruolo del social media e quello dei media: “Più passano le settimane e più mi convinco che l’unico vero reato di cui sono colpevoli Lacerenza Nobile è il reato di esibizionismo. Se non ci fosse stata dose di TikTok e Instragram di immagini per anni, senza questo profluvio non sarebbe successo nulla: è questa la grande ipocrisia”.

Nel corso della trasmissione sono stati in molti a soffermarsi sull’elemento dell’ostentazione della ricchezza, condannata per esempio da Luxuria. L’utilizzo scenografico di droga, contanti e auto di lusso sulle quali venivano versati litri di champagne, sempre in favor di smartphone, sono solo alcuni esempi di tutto ciò. Ma mentre alcuni ospiti hanno criticato questi atteggiamenti Cruciani li ritiene elementi insignificanti che anzi, alimenterebbe un’ipocrisia sterile: “Il moralismo imperante sulla droga e sulla prostituzione un po' mi fa schifo. La realtà è che questa roba qui è super diffusa. Lacarenza era un imprenditore intermediario, faceva soldi grazie al fatto che nel suo locale giravano escort e cocaina riusciva. Tutto questo è un reato? Può essere, ma secondo me è un'attività imprenditoriale come un'altra”. La critica a questa messa alla gogna di Lacerenza, Nobile e al corollario di personaggi che hanno spesso affollato lo studio irriverente e volutamente urticante della Zanzara è per Cruciani una pratica che distoglie dal considerare il sistema Gintoneria come qualcosa di perfettamente coerente ai chiaroscuri della movida milanese, dove si intrecciano numerosi ambienti ritenuti “borderline”. Anche perché nessuna delle persone interrogate ha dichiarato sino ad ora di essere stata costretta a fare ciò che ha fatto: “Ciò che mi stupisce di questi giorni è la caccia alle escort e alla cocaina – dice Cruciani, che continua – In tutta questa vicenda io non vedo vittime. Non c’è stata una persona, una, che abbia detto di essere stata costretta ad assumere cocaina o a prostituirsi. Lucone, un tizio che ha speso forse addirittura un milione e mezzo di euro in tre anni, non ha detto sono stato costretto a spendere, ha detto semplicemente io spendo i soldi come mi pare. L’unica vittima è forse il Fisco, per il resto mi sembra che ci siano solo persone consenzienti”.
