Roberto Parodi torna sul problema delle auto “a pile”, o meglio, sui problemi delle auto elettriche, che se il problema fosse uno solo sarebbe più facile da risolvere. Non pochi giorni fa sono stati gli stessi concessionari di Stellantis a scrivere una lettera a Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea, per chiederle di rinviare al 2027 l'entrata in vigore dei nuovi limiti sulle emissioni previsti per il 2025, e la stessa Federauto ha lanciato un allarme sugli obblighi restrittivi imposti dal green deal alle case automobilistiche. Nel frattempo i dati di vendita dell'elettrico sono impietosi, e la cosa non è sfuggita al Parods, da sempre sostenitore dichiarato del team diesel: il caro vecchio naftone, come lo chiama lui stesso. Ecco cosa ha detto in un video pubblicato su Instagram il fratello di Cristina e Benedetta Parodi: “Le auto a pile sono già nei pasticci, vendite in crollo, meno 33% in Francia, meno 44% in Italia, meno 66% in Germania per un calo complessivo annuale sull'anno, oltre 8%. Il fatto che il mercato stia crollando in tutta Europa ci dice che non è colpa della scarsità di colonnine, è proprio un problema fisiologico delle auto a pile”. Vediamo quali sono i problemi più grossi.
Roberto Parodi mette il punto sulla situazione delle auto elettriche: “Costano troppo, l'autonomia è insufficiente, le ricariche continuano ad essere un problema, lo ripeto, anche in paesi dove ci sono molte più colonnine che da noi”. A questo punto, se la gente non le compra, conviene davvero continuare a produrle, dal punto di vista delle case automobilistiche? “Quello delle elettriche è un mercato che si sostiene solo coi sussidi statali, è una cosa assurda. I telefonini, Netflix, Spotify, le prime auto contro le carrozze, mica avevano i sussidi”. Nonostante gli incentivi, la gente non le compra, questo è un dato di fatto. “Salgono leggermente le ibride tradizionali, macchine del caz*o pure loro, ma questo indica come la gente cerchi in tutti i modi di sopravvivere a regole e divieti di circolazione e non voglia essere schiava dell'elettrico totale, perché le persone hanno capito che se prendi una macchina a pile sei tu al servizio della macchina non la macchina al tuo servizio”. C’è poco da discutere: puoi obbligare le persone a non inquinare, ed è un bene farlo, ma non puoi costringerle ad acquistare un prodotto scadente e inefficiente. Infatti, prosegue Parodi, “è il mercato che ha sconfitto l'elettrico, e questo ci porta a un'altra conclusione”.
Il problema, secondo Il Parods, è “l'assurda ingerenza dell'Europa”, che con l’urgenza di abbattere le emissioni “rischia di far saltare uno dei compartimenti industriali più importanti”, cioè tutto il comparto dell’automotive, che tra produzione e indotto è sempre stato uno dei motori trainanti dell’economia europea. Questo si verifica, dice Parodi, “quando la politica vuole imporre qualcosa senza che né la tecnologia né il mercato siano pronti a riceverla né tantomeno a sostenerla”, e le stesse imposizioni sono nocive a prescindere, secondo l’ex conduttore del Diario della motocicletta: “ma che caz*o imponi? Limitati a dare linee guida, indicazioni, suggerimenti, ma non puoi imporre divieti di vendita di un prodotto su cui si basa una enorme fetta del nostro Pil, specialmente alla luce delle enormi differenze tra Stato e Stato, che sono differenze di approvvigionamento di energia elettrica, morfologia geografica, territorio, urbanistica delle città, abitudini. La Norvegia ha 5 milioni di abitanti e si mantiene solo con l'energia idroelettrica. Vogliamo paragonarla all'Italia? 60 milioni e non abbiamo manco le centrali nucleari, grazie a Pannella”. Una mossa autodistruttiva, insomma, come sembrano confermare i dati e le preoccupazioni di chi lavora nel settore, tra casse integrazioni, scioperi e volumi ridotti al lumicino. Se manca la “pila” per comprare delle “auto a pile” che oltretutto hanno un sacco di problemi, insomma, le persone sono costrette a inquinare.