Le sentenze si rispettano, tanto più se si tratta di una sentenza definitiva. Ma in uno stato di diritto si possono commentare, soprattutto se parliamo di foto intime non impiegate per revenge porn o altre finalità criminali simili. Parliamo del caso - piuttosto controverso - di Antonio Di Fazio, l'ex imprenditore farmaceutico, verso il quale la Cassazione ha recentemente confermato i 9 anni di reclusione, inflitti in secondo grado. Di Fazio si trova attualmente agli arresti domiciliari, in attesa che i giudici di Brescia decidano, il 14 maggio, se psicologicamente è in grado o meno di affrontare lo stato detentivo. Ma andiamo con ordine. Come hanno riportato le agenzie stampa e tutti i giornali, Di Fazio è accusato di cinque episodi di violenza sessuale con uso di benzodiazepine, tra cui quello per cui venne arrestato nel maggio del 2021: per l'accusa aveva narcotizzato e violentato una studentessa 21enne, attirata nel suo appartamento con la scusa di uno stage, per poi fotografarla approfittando del suo stato di incoscienza. La Suprema Corte ha, inoltre, dichiarato inammissibile il ricorso della difesa, e ha accolto quello del pg contro la decisione della Corte d'Appello di Milano di riqualificare i maltrattamenti e la violenza sessuale nei confronti della moglie in atti persecutori così da essere prescritti. Abbiamo parlato di questo caso delicatissimo, ma rilevante sotto molti aspetti anche extra-giudiziari, con il suo avvocato, Ivano Chiesa, che è anche il legale delle presunte vittime di violenza sessuale ad opera di Alberto Genovese. Il legale contesta innanzitutto la ricostruzione fornita dai media e dalle agenzie circa il suo assistito. E spiega che questo è un caso la cui importanza va molto oltre quella del destino di Di Fazio, per via del concetto stesso di «violenza sessuale». Commentando la sentenza, nei giorni scorsi, l’avvocato Chiesa aveva detto: «Non riuscirò mai a capire – ha dichiarato – come si possano dare 8 anni ad Alberto Genovese per degli stupri e 9 al mio assistito per violenza sessuale fotografica, ossia per aver fatto delle foto intime. Mi pare evidente una enorme differenza di gravità tra le due ipotesi, ammesso che esista la violenza sessuale fotografica». Abbiamo cercato di approfondire queste dichiarazioni sentendo la sua versione dei fatti.
Avvocato, cosa non va nella ricostruzione che hanno fornito i giornali?
Sembra che Di Fazio abbia prima drogato e poi stuprato queste ragazze. Non è così, perché non c’è stata una violenza carnale, uno stupro insomma. C’è stato grande clamore mediatico e il mio cliente è stato massacrato ingiustamente.
Ne è sicuro?
Sì, con Di Fazio facevano sesso in maniera consenziente, non c’è stata violenza carnale, quest’accusa è stata stralciata già in primo grado, quando era stato condannato a 15 anni di detenzione. Si parla di violenza sessuale, ma il mio cliente faceva delle foto intime a queste donne, dopo aver assunto benzodiazepine. Foto che teneva nel suo smartphone, ma non le divulgava e teneva per sé. Peraltro con queste donne ci sono almeno 50 mila sms scambiati. Non uno, ma 50 mila.
Anche nel caso fosse come dice lei, non è una violenza anche questa? Non dovrebbe essere comunque giudicato per quello che ha fatto?
Possiamo parlare semmai di violenza privata o di altri reati minori, ma non certo di violenza sessuale, che è decisamente un’altra cosa. Per carità, può essere che prima fossero consenzienti e poi no, ma cambia tutto, a cominciare dalla pena: da 1 uno a 9 anni, direi che c’è una differenza abissale. Non credo che uno stupro possa essere equiparato a una violenza sessuale fotografica, ammesso che esista un reato di questo genere. Per questo motivo ritengo che sia una sentenza completamente sbagliata: è clamorosa il fatto che diventi violenza sessuale un qualcosa che non comporta alcun contatto fisico. È questo il punto che vorrei sottolineare.
Nel senso che si sta “ampliando” il concetto di violenza sessuale?
Sì, in questa fase tutto sta diventando violenza sessuale, anche baciare una ragazza sulla guancia. Ed è molto grave.
Quindi è una sentenza piuttosto importante, da quello che ci sta raccontando.
Sì, perché il reato di violenza sessuale viene pericolosamente ampliato anche a reati che non sono violenza sessuale. Sono altro, semmai.
Come mai, secondo lei?
I politici subiscono delle pressioni e cosa fanno? Inaspriscono le pene. Così facendo i ragazzi, quando andranno a provarci con delle ragazze, dovranno portarsi dietro un notaio prima di provarci, se continuiamo in questo modo. E pretendere che le ragazze firmino il consenso. Stiamo arrivando a questo. E io odio gli stupratori.
Ci racconti meglio.
Facile prendersela con le persone più deboli come fanno gli stupratori, perché non se la prendono con gli energumeni alti un metro e novanta e che pesano 100 chili? Ma il problema di questo caso è che non si tratta di violenza sessuale né tantomeno di stupri, ma di foto intime.
E adesso che succede?
Ora attendiamo la decisione dei giudici di Brescia che dovranno stabilire se Di Fazio può stare o meno in carcere. Secondo gli psicologi non ci può stare, in carcere, perché ha già tentato più volte di suicidarsi.