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“Vieni a ballare in Abruzzo”. Le elezioni? Altro che politica, sono il più grande spot per una regione (finora) senza turismo

  • di Paolo Mossetti Paolo Mossetti

7 marzo 2024

“Vieni a ballare in Abruzzo”. Le elezioni? Altro che politica, sono il più grande spot per una regione (finora) senza turismo
Una regione che nessuno si fila è al centro della resa dei conti tra il governo di Giorgia Meloni e l’ipotesi di un campo ancora più largo: si tratta dell’Abruzzo. Nel corso degli anni si sono fatti grandi annunci su investimenti e opere pubbliche, mentre dall’opposizione sono arrivate forti critiche per il governo in “smart working” della maggioranza. Ora, con le elezioni, l’Abruzzo può essere un’opportunità di rilancio per la destra e di conferma della sinistra. Per ora, al di là degli spot elettorali, sentiamo solo in sottofondo: “Vieni a ballare in Abruzzo”

di Paolo Mossetti Paolo Mossetti

Al sedicesimo posto su venti tra le regioni italiane più visitate, con poco più di 700mila turisti non residenti registrati nel 2019 - circa sessanta volte in meno del Veneto - l’Abruzzo non si trova esattamente in cima alla lista delle destinazioni più popolari. Forse è il suo modo discreto di fare le cose o la mancanza di personaggi celebri a livello nazionale, ma questa fetta di Italia sembra scivolare spesso sotto il radar mediatico. Un po’ come una piccola bottega artigianale in un mondo dominato dai giganti del commercio, da qualche giorno l’Abruzzo sta vedendo la sua vita tranquilla invasa dagli sguardi indiscreti e dai riflettori. Nel luogo dove arrivò, nel 2019, la vittoria storica di Marco Marsilio, primo esponente di Fratelli d’Italia a guidare una Regione, si sta svolgendo infatti una campagna elettorale ricca di promesse roboanti e annunci di finanziamenti per progetti infrastrutturali che non si vedevano da decenni. Ministri e leader politici provenienti da Roma si sono presentati in massa, cercando a destra una riscossa dopo la Sardegna perduta, e a sinistra una conferma del vento cambiato, regalando all’Abruzzo una campagna di marketing come neppure Vieni a ballare in Puglia di Caparezza avrebbe saputo fare. Per la coalizione meloniana, l'obiettivo è consolidare un fortino di Fratelli d’Italia, una terra di eletti spesso paracadutati da Roma. Come la stessa premier Meloni, che per ora snobba il possibile effetto negativo su Palazzo Chigi, ma anche altri accolti più freddamente dalla base locale, come la marchigiana Rachele Silvestri, ex Cinque stelle poi passata in FdI nel 2021, che all’Aquila ha ottenuto un seggio sicuro alla Camera. La posta in gioco è alta: una sconfitta in Abruzzo potrebbe rappresentare una bocciatura oggettiva del governo e l’aprirsi di ferite nel centro-destra, a partire da una Lega irrequieta che si trastulla col generale Roberto Vannacci. Il confronto con la sconfitta sarda, con la vittoria di Alessandra Todde su Paolo Truzzu, evidenzia la necessità di evitare il più possibile dubbi e incertezze sulla leadership della coalizione. Giuseppe Conte, da parte sua, ringalluzzito dal successo della pentastellata Todde una settimana fa, sente aria di vittoria per il suo candidato Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo appoggiato da un campo larghissimo che in Abruzzo va dal M5S ad Azione, dal Pd a Democrazia Solidale, e che ha in Conte il suo leader oggettivamente più in vista e in forma. “Ho toccato con mano anche qui il malcontento per l’operato della giunta Marsilio, acuito dal fatto che Meloni ha trapiantato in Abruzzo un romano, a lei fedele. Il risultato è che la Regione negli ultimi cinque anni è stata malgovernata in smart working da Roma”, dice in un’intervista a La Stampa.

La coalizione di centrosinistra vincente in Sardegna
La coalizione di centrosinistra vincente in Sardegna

Accusato di essere un romano estraneo al territorio e di avere un'immagine più legata alla Capitale che all’Abruzzo - a partire dall’accento - il governatore uscente Marsilio ha cercato di mostrare il suo attaccamento alla terra cantando canzoni locali e adottando atteggiamenti tipici abruzzesi. Tuttavia, queste mosse sono state oggetto di derisione da parte dell'opposizione: “L’unico governatore pendolare nella storia d’Italia”, dicono i piddini. A Concetto Vecchio di Repubblica, Marsilio ha spiegato che quando si trova a Pescara o all’Aquila, per le riunioni di giunta o di consiglio, dorme in albergo e poi, a notte fonda, se ne torna nella Capitale, dove vive la famiglia. Nei prossimi giorni Marsilio proverà a farsi perdonare le assenze, anche perché i sondaggi lo danno a testa col candidato di centrosinistra. Trapiantati in Abruzzo, i leader di destra promettono miliardi in grandi opere, consapevoli che la partita è diventata importante. Con una tempistica perfettamente orchestrata, e un tantinello sospetta, è stata nuovamente finanziata dal governo la celebre ferrovia Roma-Pescara, eliminata mesi fa dal Pnrr. Ma occhio ai dettagli: il raddoppio del binario è ancora fermo alla fase di fattibilità, e la tranche di finanziamenti arriverà da progetti che il governo ha misteriosamente dimenticato di menzionare. Matteo Salvini, che in Abruzzo ci si è praticamente trasferito, con la Lega vista da molti come la componente più in crisi della coalizione, ha annunciato anche la costruzione di un nuovo casello autostradale a Montorio al Vomano. Obiettivo per il Carroccio: almeno il 6%. Nel frattempo, il Ministro della Sanità Orazio Schillaci ha firmato un protocollo da 60 milioni per l'ospedale di Chieti, mentre il viceministro Paolo Sisto ha garantito il salvataggio dei tribunali a rischio. Daniela Santanchè, richiamando un motto che non le aveva portato troppa fortuna, ha partecipato a un incontro in un villaggio turistico dal titolo “L’Abruzzo è Meraviglia” e alla Borsa del Turismo ha accolto un evento con quattro chef stellati, uno per provincia. Promettere l’impossibile significa una cosa sola: non essere in grado di dire agli elettori, dopo cinque anni, che si è orgogliosi del lavoro svolto. Se la sconfitta in Sardegna è stata propiziata dalla scelta sbagliata di un candidato e dal voto disgiunto, una sconfitta in Abruzzo, invece, vorrebbe dire che nel progetto di Meloni c’è qualcosa che davvero non va. Per ora, la Bottega Abruzzo si gode, non troppo convinto, i suoi 15 minuti di celebrità.

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