Milano si scandalizza per gli arresti di Davide Lacerenza e Stefania Nobile, per i video alcolici e i festini da Malmaison. Giustamente. Ma forse il problema più grande non è la droga e la prostituzione da rotocalco che è emersa finora dalle indagini che hanno portato al loro arresto. Il problema maggiore dovrebbe essere chi si sta mangiando la città, metro dopo metro, grattacielo dopo grattacielo, in un giro d’affari che vale miliardi, altro che le fiches lanciate tra un gin tonic e una sciabolata. L’ultima inchiesta sull’urbanistica di Milano ha portato agli arresti domiciliari Giovanni Oggioni, ex dirigente del Comune, accusato di corruzione, falso e frode processuale. Avrebbe cancellato chat per ostacolare le indagini e ricevuto una “consulenza” da 178mila euro da Assimpredil, l’associazione dei costruttori, in cambio di un trattamento di favore sulle pratiche edilizie. Per la Procura è un sistema rodato, un giro di concessioni su misura e favori incrociati che passano da Palazzo Marino alle imprese immobiliari, con la Commissione Paesaggio a fare da regista occulto.

E poi c’è l’inchiesta BEIC, il concorso per la Biblioteca Europea da 8,6 milioni di euro che ha visto coinvolti Stefano Boeri e Cino Zucchi per turbativa d’asta e falso. Secondo i pm, i giudici del concorso conoscevano bene gli architetti vincitori e avrebbero manipolato l’esito della gara. Un classico, se venisse confermato, in una città dove i mega-progetti urbanistici sembrano decisi più tra amici che su criteri di trasparenza. E il Comune? Beppe Sala “vive preoccupato”, ma non sembra pronto a muovere un dito. Anzi, ha fatto un passo indietro piuttosto significativo: non sosterrà più la legge chiamata “salva-Milano”, proposta dalla maggioranza al governo per sbloccare la complicata situazione dell’urbanistica in città. Se c’è un problema etico, dice, chi ha sbagliato pagherà. Eppure il vero nodo non è se qualche burocrate finirà nei guai, ma che l’intero sistema urbanistico di Milano è inquinato da conflitti d’interesse e connivenze tra politica, tecnici e costruttori.

Facciamoci due conti: se l’urbanistica milanese è una macchina che macina miliardi di euro tra grattacieli, residenze di lusso e riqualificazioni, chi muove i fili ha in mano il vero potere. Un potere che non si fa i selfie con la sciabola per aprire uno champagne, non sniffa coca in diretta su Instagram e non si fa beccare con le escort, ma decide chi costruisce, a che prezzo e con quali regole. Sicuri che il problema maggiore a Milano sia quello di Malmaison?
