Il processo contro gli ultras di Inter e Milan ha visto l'ammissione dei due club e della Lega Serie A come parti civili. Il procedimento per rito abbreviato coinvolge 16 persone legate alle curve delle due squadre milanesi. La prima udienza si è svolta nell’aula bunker del carcere di San Vittore di Milano. Tra gli imputati spiccano i nomi di Marco Ferdico e Andrea Beretta (quest'ultimo collaboratore di giustizia) della Nord; lato Milan, invece, Luca Lucci, il capo della Sud, è il nome principale, con il Toro che è accusato di essere il mandante del tentato omicidio di Enzo Anghinelli e di altri reati riguardanti il traffico di stupefacenti. Per gli ultrà interisti c’è anche l'aggravante mafiosa. I reati ipotizzati spaziano dalle aggressioni alle estorsioni. L'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Paolo Storari e Sara Ombra, ha preso il via con un blitz di Polizia e Guardia di finanza lo scorso 30 settembre, che ha portato all'arresto di numerosi esponenti delle tifoserie nell’ambito dell’inchiesta Doppia Curva. Tre ultrà rossoneri, Christian Rosiello, Riccardo Bonissi e Francesco Lucci, hanno invece scelto il rito ordinario, con Milan e Lega Serie A che hanno richiesto di essere ammessi come parti civili anche in questo procedimento. La gup Rossana Mongiardo ha accolto le istanze di costituzione di parte civile dei due club e della Lega, riconoscendo il potenziale danno subito dalle istituzioni calcistiche coinvolte. Angelo Colucci, legale di Pino Caminiti, il re dei parcheggi di San Siro, è stato tra i primi a parlare ai microfoni di Elisabetta Santon del Tg regionale Lombardia: “Quelle imputazioni sono eccessive”, ha detto Colucci. “La sua responsabilità? Quella di essere un ingordo: non riesce a capire che quando tu guadagni 3.700 o 3.800 euro al mese non puoi pretendere di arrivare a 8.000”.


Caminiti è uno dei pochi presenti in aula, mentre gli altri imputati, come Andrea Beretta, sono in videoconferenza. Berro ha rivelato alcuni dettagli sul rapporto che c’era tra i tifosi e i calciatori. In particolare, ha parlato di Romelu Lukaku, ex attaccante dell’Inter: “3 gennaio 2021 Inter-Udinese, orologi Lukaku… È l’appuntamento che mi doveva dare l’orologio…L’anno che abbiamo vinto lo scudetto Lukaku ha fatto fare questi orologi per tutta la squadra, i compagni, lo staff… e uno me l’ha regalato. A me e basta”. Un simile comportamento non è ammesso dalle norme, che vietano relazioni dirette tra ultras e tesserati. Beretta ha proseguito così: “Sì, avevo rapporti diretti, andai a prenderlo quando è arrivato… era nata una sorta di amicizia, poi gli avevo fatto fare anche il murales a San Siro”. L’ex capo ultrà ha poi detto di aver avuto interlocuzioni con Javier Zanetti, “la persona che mi fidavo di più a livello umano con cui potevo intrattenere rapporti...Ci parlavo direttamente..., è un bravissimo uomo...”. Nonostante la fiducia, però, pare che l’ex capitano dell’Inter non sempre esaudisse le richieste, “ci dava una mano magari per la tifoseria...per fare entrare magari un certo tipo di coreografie... parlava con Marotta (Beretta aveva già parlato ai pm di Beppe Marotta, ndr) quella gente lì”. Capitava che Zanetti facesse avere “il materiale dell’Accademia Inter”: “Palloni, felpe, tute, tutta merce di qualità, invece di andare al macero allora Zanetti me le faceva avere e io le regalavo ai ragazzi delle coreografie come merce di scambio per farli lavorare”. La data della prossima udienza è fissata per il 27 marzo.

