Il pentito Andrea Beretta sta parlando: “Intendo collaborare e raccontare tutti i fatti da quando ho preso il comando di curva Nord, il merchandising, i vari ticketing Milan e Inter, i parcheggi, i baracchini del food, queste cose qua…”, ha detto in uno dei tre interrogatori con i pm Paolo Storari e Alessandra Dolci. Non solo, però, di ciò che accadeva nell’orbita dello stadio (in attesa di informazioni sull’omicidio di Vittorio Boiocchi). Tra i nomi fatti dall’ex ultrà, infatti, non ci sono solo quelli dei suoi compagni di transenna: “Giuseppe Marotta mi ha salvato una volta”, ha detto Berro. Ma a cosa si riferisce? Si tratterebbe di una questione riguardante i biglietti richiesti dalla Nord in occasione di Juventus-Inter. I tagliandi, secondo Beretta, non erano sufficienti, anche considerato che gli ultrà milanisti ne avevano ricevuti 2mila tramite una ricevitoria. L’interista voleva un trattamento simile e per questo contatta Massimiliano Silva, addetto ai rapporti con la tifoseria (lo Slo, Supporter liaison officer): “Ricevo una chiamata e questo qui comincia a insultarmi (‘non me ne fotte un caz*o di voi, io non passo guai per voi’), nasce una discussione al telefono, io resisto 10 secondi e poi vado giù, ‘mi hai rotto i coglio*i, vieni qua che ti ammazzo di botte’, solite cose”, ha raccontato Beretta, “È degenerata, lui mi chiude il telefono in faccia e va subito alla Digos a dirgli che io lo avevo minacciato al telefono, e la Digos gli dice ‘ok, noi prendiamo la tua denuncia, però deve essere fatta in carta intestata dalla società’”. A quel punto, però, le cose non sarebbero andate come previsto da Silva.
Interviene, pare, Claudio Sala, il responsabile della sicurezza della prima squadra dell’Inter, che avrebbe detto a Silva: “‘Ma cosa stai facendo? Ma lo sa il direttore? Avvisiamo prima che metti in mezzo la società’. E dopo è passato Marotta e fa (a Silva, ndr): ‘Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non con la società’”. Insomma, l’ad nerazzurro avrebbe, stando alle parole di Beretta, fermato una denuncia nei suoi confronti. E sarebbe lo stesso Sala ad aver raccontato tutto questo al tifoso. Marotta ha replicato al Corriere della sera negando di essere stato coinvolto in una simile situazione. C’è poi la questione biglietti e dei 160 abbonamenti che Beretta, tramite l’associazione We are Milano, comprava dal club presentando documenti di tifosi che in realtà non si sarebbero presentai allo stadio. I tagliandi, infatti, venivano rivenduti a prezzo maggiorato (“5 euro se c’è il Lecce o 50 la Juve”). Il pm Storari chiede: “In sostanza potrebbe essere chiunque, l’Inter non controlla?”. E Beretta: “Siamo sempre là, dottore, quando sei sul campo di battaglia... C’è un cancello adibito dove entrano quelli della curva”, aggiungendo poi che gli stewart “Li fanno passare, basta che hai pagato il biglietto. Ogni tanto facevano passare due in un cancello...”. La questione fondamentale, però, come sottolinea ancora il pm, è una: la società sapeva? “Sì, se lo immagina, sa che lo facciamo per movimentare tutto il vario folklore, le coreografie...”. Poi precisa che questi non sarebbero “errori” dei singoli stewart: “Lo sa il dirigente addetto ai tifosi, lo sa Claudio Sala che faceva parte della curva, sa come funzionano tutti i vari meccanismi”.