Davide Lacerenza, imprenditore e più volte ospite de La Zanzara di Giuseppe Cruciani, e la sua ex compagna, Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, sono finiti ai domiciliari. Le accusa rivolte a Lacerenza e a un suo collaboratore, Davide Ariganello, sono di autoriciclaggio per presunti 80 milioni di euro portati in Albania, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di droga. Per Nobile si esclude il ruolo attivo nel consumo di stupefacenti, ma per la Procura la donna non avrebbe fatto nulla “per contrastare Lacerenza, con il quale sostanzialmente gestisce sia la Gintoneria che la Malmaison, ma anzi ‘chiude gli occhi’ di fronte a quella che è una palese attività criminosa pur di ottenere facili guadagni, al punto che appena dopo aver incassato i 70mila da un cliente”. Lacerenza, scrive la gip Alessandra Di Fazio, si è comportato in modo “particolarmente spregiudicato, assumendo una condotta di vita al di sopra delle regole, caratterizzata quindi da insofferenza al rispetto dei precetti penali, certamente acuita dall'uso smodato di sostanze stupefacenti”. Una vita estrema che l’imprenditore e influencer ha anche mostrato sui social, l’ultima volta il 31 gennaio, quando girava un video mentre consumava cocaina nel corso di una serata. Sempre nell’ordinanza della gip, Nobile viene accusata di aver fornito “servizi a domicilio”, cioè di aver portato droga ed escort nelle abitazioni dei clienti. In un caso, per quattro “consegne” un cliente avrebbe addirittura pagato 70mila euro. Cifre comunque non inverosimili. Ansa riporta che la spesa per le serate alla Gintoneria oscillava tra i 3 e i 10mila euro. Nel corso di tre anni, dal 2020 al 2023, uno dei clienti più assidui avrebbe pagato 641mila euro per i pacchetti offerti dal locale. Somme che finivano sotto la dicitura di “champagne” nelle causali dei pagamenti, cosa che ha fatto scattare i sospetti della Guardia di finanza. Dalle indagini sarebbe emerso che i clienti utilizzavano il privè “La Malmaison”, vicino alla Gintoneria, per le feste a base di droga e sesso. A Lacerenza (che è amministratore unico della Ginto Eventi srl, società che gestisce i suoi locali) e Nobile, “socia occulta e amministratrice di fatto”, viene contestato lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, mentre a Davide Ariganello, dipendente del locale, anche il possesso e lo spaccio di droga. I primi due, poi, nelle ipotesi degli investigatori sarebbero stati i responsabili del reclutamento delle ragazze, tra cui una escort chiamata “puzzola” e, pare, una minorenne. Tra i clienti sembra ci fosse anche un finanziere, che stando alle carte forniva informazioni sulle indagini della polizia in cambio di sesso. Questa è la cronaca. Il caso singolo, però, non esaurisce la complessità e la diffusione di questo fenomeno. La droga e la prostituzione fanno parte delle notti milanesi da tempo. E non solo alla Gintoneria. Forse lo stile di Lacerenza e il nome di Nobile fanno più scalpore, ma davvero possiamo pensare che siano gli unici a organizzare serate e servizi come quelli? Basta sapere dove andare, nelle notti milanesi, per trovare situazioni analoghe.


I locali borderline
Ci sono locali dove cocaina e prostituzione vanno insieme. Alcuni sono sulla bocca di tutti: uno è conosciuto per il suo promoter, si trova nel centro di Milano ed è noto in città per le feste, gli eccessi e le notti ai limiti della legalità. Non a caso, infatti, l’uomo è coinvolto in altre inchieste per dei reati analoghi e che riguardano l’élite imprenditoriale italiana. Chi è stato lì a cena si sarà accorto di come cambia l’atmosfera nelle ore più tarde, quando la gente balla, magari ubriaca, e comincia a girare piuttosto di frequente nei bagni. Non ci sono accuse ufficiali: provare per credere. Poi c’è il locale del “figlio di”, iin una zona di grande passaggio della città. Lì lavorano persone che offrono ogni tipo di servizio: basta chiedere - e pagare - e ti sarà dato. Sul palco burlesque, spettacoli, esibizioni e performance, tutto intorno, invece, la gente si intrattiene con altro. Ma il vizio arriva anche in periferia: in uno dei luoghi più chiacchierati, dal nome quasi eretico, haute couture e musica si intrecciano durante le serate; le feste puntano al “benessere olistico”, così scrive qualcuno nelle recensioni su Google per descrivere l’“experience”; e anche lì nei bagni c’è grande via vai.
Il cliente perfetto
Serate del genere non sarebbero possibili senza una clientela di un certo tipo. Servono soldi, gente che può permettersi bonifici da migliaia di euro. I calciatori sembrano gli avventori perfetti. In una puntata di Falsissimo, Fabrizio Corona ha parlato del caso (poi sparito dalle prime pagine) di Theo Hernandez e della presunta aggressione fisica a due ragazze. Al tavolo con il terzino del Milan c’erano altri suoi compagni di squadra, tra cui il capitano di allora, Davide Calabria. In quell’occasione, va sottolineato, la droga non c’entrava. È però significativo il fatto che si sia cercato di tenere nascosta la cosa, risolvendo tutto, nella ricostruzione di Corona, con una transazione economica, fatta dall’entourage di Hernandez a favore del proprietario per dei presunti danni. E forse, questa è l’ipotesi dell’ex re dei paparazzi, fatta per mantenere il silenzio sull’accaduto. I calciatori stavano in una saletta separata dal resto del locale: quello che accade lì, deve restare lì. Una tendenza alla privacy assoluta che permette da una parte ai proprietari di guadagnare più soldi (sì, gli eccessi costano) e dall’altra di tutelare i clienti da eventuali scandali. Il segreto conviene a tutti. E il trend ha anche dei risvolti “logistici”: chi conta entra dalla porta sul retro, per evitare la folla nella sala principale.

Il caso ultras
Nell’inchiesta Doppia Curva della Procura di Milano tra i business degli ultras direttamente legati a San Siro non si parla di droga. I singoli capi, Luca Lucci su tutti, sono invece accusati di gestire il commercio di sostanze stupefacenti, anche grazie agli agganci con la criminalità organizzata e a trafficanti stranieri. I locali notturni, comunque, sono uno mezzo essenziale per allargare l’influenza e le relazioni all’interno della città. Andrea Beretta nella sua confessione ha parlato del passato da buttafuori e ha raccontato di come i “servizi di sicurezza” offerti dai membri della curva fossero tra i business principali degli ultras. Va ricordato poi che il caso del presunto pestaggio di Cristiano Iovino nasce al The Club, dopo una rissa tra Fedez e il personal trainer. L’“uomo del caffè” con Ilary Blasi, poi, è ben inserito negli ambienti mondani della città: su Instagram, per esempio, lo si vede nelle foto di un boutique bar di lusso (che lo segue su Instagram). Niente di illegale, comunque, però anche di questo va tenuto conto. Ancora Fedez aveva parlato con Lucci del possibile acquisto dell’Old Fashion (ipotizzando l’impiego di un prestanome); l’idea era di trasformarlo in un locale figo. E nei locali fighi passano persone importanti. Di nuovo: questione di relazioni, oltre che di soldi.

In curva si può trovare la manodopera, gente capace di usare la violenza, adatta per gestire situazioni difficili. Persone giuste per il lavoro sporco, quindi. L’eccesso, la droga e la prostituzione nei locali notturni non riguardano solo Milano, questo è certo. Ma nella capitale meneghina girano soldi, lì abitano coloro che possono permettersi di spendere migliaia di euro per fare serata. E la tutela della privacy serve per fare affari. Silenzio in cambio di consumazioni. Resta da capire l’esito dell’indagine a carico di Davide Lacerenza, Stefania Nobile e Davide Ariganello. Il caso, però, non ci sembra isolato. Anzi, forse è solo la punta dell’iceberg. Ma il sommerso potrebbe anche essere peggio.
