Esiste uno strano filo conduttore che trasmette le liti di famiglia dall’industria automobilistica a quella degli alcolici? Insomma, la faida interna che ha spaccato la famiglia allargata Agnelli-Elkann sembra aver contagiato anche gli aperitivi, passando così a un altro grande cognome dell’imprenditoria italiana. Si tratta di Garavoglia, il gruppo che detiene la storica azienda italiana del bitter Campari. A quanto pare tra le due famiglie ci sarebbero molti punti in comune, inclusa anche una vecchia amicizia tra John Elkann e Luca Garavoglia (presidente del gruppo Campari). Nello specifico, riporta il quotidiano Domani, si parla di accuse mosse dal fisco italiano, le stesse “già rivolte agli eredi della dinastia torinese, con cui (la famiglia Garavoglia, ndr) condivide anche la fiduciaria e una lunga frequentazione. Così entrambe le famiglie si sono spaccate per questioni ereditarie”. Le vicende della royal family torinese sono ormai note, così come sono noti tutti i passaggi che hanno portato alla lunga e quasi interminabile battaglia tra madre (Margherita Agnelli) e figli (John, Lapo e Ginevra Elkann). Per quanto riguarda i Garavoglia, invece, rivela sempre il giornale italiano, “il fisco ha chiesto un miliardo di tasse non versate […] Secondo l’Agenzia delle Entrate […] hanno spostato in Lussemburgo la quota di maggioranza della multinazionale del bitter aggirando la cosiddetta exit tax, l’imposta da pagare, a determinate condizioni, sui profitti realizzati trasferendo all’estero la residenza fiscale di una società”. Insomma, dopo le automobili adesso ci abbandonano pure gli alcolici? Comunque sia, il grande punto della questione sarebbero certe somiglianze che accomunano queste due famiglie dell’imprenditoria made in Italy…
Infatti dopo il trasferimento in Lussemburgo, scrive ancora Vittorio Malagutti su Domani, “da giugno 2020 la sede legale d Campari si trova in Olanda, in modo da sfruttare i vantaggi offerti dalle norme locali” e a dare l’esempio di questa astuta mossa aggira tasse (italiane) “fin dal 2014 – sottolinea il giornalista –, sono stati gli Agnelli, che all’epoca portarono nel Paese dei tulipani la sede di Fiat-Fca, poi diventata Stellantis dopo la fusione con la francese Psa”. Una somiglianza tutt’altro che banale, ma a quanto pare i punti in comune non sono finiti qui. “A ben guardare – scrive Malagutti – si scopre anche che le due famiglie condividono un percorso molto simile. Compresi i guai con il fisco”; infatti le accuse mosse dall’Agenzia delle Entrate parrebbero essere le stesse sia per gli Elkann che per i Garavoglia. Inoltre, si legge ancora sul Domani, “non sorprende che agli atti dell’inchiesta ci siano alcuni messaggi in cui Luca Garavoglia avrebbe chiesto consigli a John Elkann sui consulenti a cui rivolgersi per gestire il trasferimento all’estero. La richiesta – si evidenzia un’altra volta sul quotidiano – si spiega anche con la lunga frequentazione delle due famiglie. Tra l’altro, il presidente di Campari nel 2003 entrò nel consiglio Fiat”. Ma ci sarebbe pure un’altra coincidenza, forse la più importante del caso. Una coincidenza, scrive Malagutti, “che porta l’insegna della banca svizzera Pictet, uno dei marchi più noti della finanza elvetica. Ebbene, prima della fusione con la lussemburghese Lagfin, il 46 per cento del capitale della società milanese, quella a cui faceva capo il controllo di Campari, era intestato per conto dei Garavoglia alla P fiduciaria, controllata da Pictet”. Il nome “P fiduciaria” spunta molto spesso tra i vari capitoli della faida Agnelli-Elkann, visto che questa società, riporta Domani, “secondo le indagini della procura di Torino avrebbe prestato i suoi servizi anche agli Agnelli per schermare attività nei paradisi fiscali”. E poi ci sarebbe, infine, anche la questione legata all’eredità Agnelli-Caracciolo, e “ancora una volta, la storia finisce per assomigliare a quella degli eredi del gruppo Campari. Anche Luca e Alessandra Garavoglia – scrive Malagutti – hanno dovuto difendersi dalle accuse della sorella Maddalena, che riguardavano, tra l’altro, la spartizione del patrimonio dopo la morte nel 2016 della madre Rosa Anna Magno. La vertenza si è risolta nel 2022”, mentre per gli Elkann la pare essere ancora molto lontana.