Di Stellantis e di Carlos Tavares stanno parlando tutti: Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Carlo Calenda, Michele Santoro. E anche Massimo Giannini, ex direttore de La Stampa e ora a Repubblica, si è espresso in merito: “La vicenda Stellantis si tira avanti da molti mesi, questo è l’epilogo di una serie di scelte sbagliatissime, i numeri sono lì a dimostrarlo”. La situazione dell’automotive è difficile in tutta Europa, ma il caso specifico è comunque grave: “Il gruppo si è tenuto in piedi soprattutto con la presenza nel mercato americano, che negli ultimi mesi ha avuto un colpo durissimo”, ha detto ancora Giannini a Otto e mezzo su La7. È evidente che le vicende del gruppo industriale torinese sono legate alla politica (“ha 86mila dipendenti diretti, senza contare l’indotto”): “I rapporti tra i grandi gruppi industriali e il governo sono piuttosto contrastanti. Io penso che sia giustissimo chiedere a John Elkann di andare in Parlamento”. L’impatto delle decisioni del gruppo sull’economia italiana giustificherebbe quindi una sua convocazione in aula. Ma Giannini critica Salvini per i modi (“Elkann deve venire con un assegno in Parlamento”, ha attaccato il leader della Lega): “Non è così che si affronta la difficoltà oggettiva di un settore”. Poi, interpellato da Lilli Gruber, interviene anche Italo Bocchino, che ricorda come negli ultimi anni gli azionisti di Stellantis abbiano preso quasi 30 miliardi di dividendi. “Li devono investire, non darli allo stato con un assegno”, controbatte Giannini. Bocchino sottolinea come la sinistra e Maurizio Landini, segretario Cgil, a suo dire non abbiano fatto abbastanza rumore per quello che sta succedendo. Un silenzio che invece l’ex direttore del La Stampa non vede. Forse la colpa, suggerisce Bocchino, è del fatto che Landini interviene spesso su Repubblica, i cui editori sono proprio gli Elkann? La conversazione poi si sposta sui meccanismi più generali che hanno reso possibile una liquidazione multimilionaria a Carlos Tavares: “Cento milioni (buonuscita smentita da Stellantis, ndr) equivalgono allo stipendio di 4mila operai”, dice Giannini.
Anche l’ultima puntata di Circo Massimo, il podcast su Repubblica di Giannini, verte sul caso Stellantis: “Bisogna chiedere conto agli azionisti il conto del loro operato”, ma è sbagliato chiedere a John Elkann di andare in parlamento in quel modo, con un assegno. Ritorna, quindi, la questione delle parole di Matteo Salvini pronunciate in aula. “È vero, la vecchia Fiat in quarant’anni di vita ha ottenuto in aiuti di Stato qualcosa come 220 miliardi di euro. Ma chi può dire quanto ha restituito in termini di prodotto interno lordo e occupazione?”. C’è poi la questione ambientale, che sicuramente pone il tema della riconversione industriale all’elettrico. L’Unione europea, infatti, ha stabilito che entro il 2035 i motori endotermici dovranno smettere di essere prodotti. L’industria soffre quindi nel suo complesso. Eppure Stellantis “paga una crisi tutta sua: nel dicembre 2018, quando è nata Stellantis, lo Stato francese è entrato nel capitale, mentre lato italiano, è la Exor della famiglia Agnelli ad aver gestito l’operazione, che ha incassato un dividendo straordinario di 5,5 miliardi e nel frattempo lo Stato ha preferito stare alla finestra”. “In quattro anni l’ex Ceo Tavares ha garantito 23 miliardi di dividendi agli azionisti”, d’altra parte sono calate le produzioni, la competitività, le quote di mercato e l’occupazione. Tavares verrà ricordato per le delocalizzazioni più che per i risultati. E su questo sono tutti più o meno d’accordo. Rimane però l’ultima beffa: il bonus da 100 milioni, “o pochi di meno”, della liquidazione dell’ex manager.