Favola di Natale a rovescio: gli operai di Mirafiori sono in cassa integrazione perpetua, a stipendio ridotto pagato dai fondi statali. A breve arriverà la tredicesima: 500 euro. Contemporaneamente, il manager Carlos Tavares abbandona la baracca e chiede una buonuscita da 100 milioni di euro, dopo aver guadagnato qualcosa come 50 milioni nell'anno precedente. Inutile domandarsi se sia pauperismo o ingiustizia, basterebbe fare i conti di quanti stipendi, e per quanto tempo, si sarebbero potuti pagare con i compensi del dirigente portoghese. Inoltre viene da chiedersi come possa essere giustificata una cifra del genere, a fronte dei risultati negativi raggiunti da Stellantis, dei volumi produttivi in picchiata, degli invenduti nell'elettrico, della crisi del settore automotive e tutto ciò che ne consegue. La cifra non è certa, al momento, anche se la voce è trapelata a partire dalle rappresentanze sindacali francesi, e ne avremo certezza soltanto ad aprile del prossimo anno. Certo, anche solo l'idea fa rabbrividire, e anche se si tratterrebbe di una scelta interna a un'azienda privata viene da chiedersi se la politica possa in qualche modo intervenire. In altri Paesi succede, e per rimanere nell' automotive si può prendere in esame il caso di Tesla.
Elon Musk, si capisce, è qualche gradino più in alto di Carlos Tavares. Il suo stipendio come Ceo di Tesla è in grado di far impallidire quello dell'ormai ex manager di Stellantis: 56 miliardi di dollari. Eppure, a differenza di quanto accade in Italia, l'amico di Donald Trump non ha mai ricevuto quella cifra: il tribunale dello stato del Delaware gliel'ha bloccato, ritenendolo “eccessivo e ingiusto”. Chissà che da noi non faccia lo stesso il Tar del Lazio, per dire. Viene da augurarselo. Nel caso di Musk a lamentarsi presso la corte erano stati alcuni azionisti, e potrebbe succedere anche all'interno di Stellantis. Nel frattempo la politica, ma non tutta, si è mossa in seguito alla notizia delle dimissioni, e avrebbero dovuto farlo tutti, visto l'impatto su un settore produttivo già immerso in una crisi profonda che può mettere a repentaglio la situazione lavorativa di migliaia di famiglie. Giorgia Meloni, ospite da Nicola Porro, ha dichiarato che il governo difenderà l'occupazione e l'indotto Stellantis, annunciando di aver convocato un tavolo con Stellantis per metà dicembre e approffitandone per attaccare i sindacati italiani di aver mantenuto un silenzio sospetto sulla vicenda: “afonia”. Il presidente della Commissione Attività Produttive della Camera Alberto Gusmeroli, quota Lega, ha invitato John Elkann a presentarsi in Parlamento per discutere del piano industriale di Stellantis. Matteo Salvini ha commentato che l'erede Agnelli avrebbe dovuto già presentarsi a Montecitorio, “ma con un assegno che ricordi quanti miliardi di euro di denaro pubblico questa azienda ha incassato”. Insomma, avrebbe dovuto ridare qualcosa allo Stato. Il ministro dei trasporti ha rincarato la dose: “Ci sono ancora prestiti per miliardi, a fronte di quali risultati, quali licenziamenti e casse integrazione. Questa è un’azienda che quando c’è da incassare incassa e scappa e quando c’è da chiedere chiede ai suoi operai. Penso che sia uno dei modi peggiori di fare imprenditoria con i soldi pubblici”. Maurizio Landini ha fatto il suo, ma dalle roventi parole sulla “rivolta sociale” dei giorni scorsi ha evidentemente smorzato i toni, forse troppo, dicendo che una buonuscita simile sarebbe uno “schiaffo agli operai”.
Un po' poco no? Meglio comunque dei non pervenuti tipo Elly Schlein, la cui ultima dichiarazione su Tavares risale all'audizione parlamentare di ottobre. Un messaggio blando, in cui si ribadiva la richiesta di partecipazione pubblica alle sorti dell'industria e una richiesta di chiarezza. Poi, dopo ogni sconfitta elettorale, ci si chiede perché la classe operaia abbia derapato a destra. Nel frattempo i giornali di casa Elkann, anche se non è piu presidente ma azionista, hanno deciso di mantenere una linea ottimista e pragmatica, del tipo: scurdammoce ‘o passato, guardiamo al futuro. Il problema è davvero pensare al sostituto di Tavares come se potesse fare miracoli? Si avvicina il Natale, ma siamo abbastanza adulti per non crederci. John Elkann è abbastanza disilluso, e lui stesso ha premesso che “saranno tempi duri”, ma che ha già formato un comitato esecutivo ad interim. In un videomessaggio inviato ai dipendenti, il dirigente di Stellantis ha detto che “sono stati giorni difficili, con Carlos abbiamo percorso tanta strada e abbiamo ottenuto risultati importanti. Gli sarò sempre grato per il ruolo che ha avuto nella creazione di Stellantis. Tuttavia, il nostro Consiglio di amministrazione ha deciso, per il bene dell'Azienda, che era giunto il momento di separare le nostre strade. Molti di voi si chiederanno cosa ci sia dietro la sua partenza anticipata. La semplice verità è che nelle ultime settimane sono emersi punti di vista diversi. In particolare, il Consiglio ha ritenuto che l'attenzione per la nostra Azienda e per i nostri stakeholder dovesse essere orientata al lungo termine”. Come a dire che Tavares era un nichilista che viveva alla giornata, e non pensava in prospettiva. Difficile da credere? Davvero Stellantis è stata in mano a un manager che non pensava a lungo termine? Da fuori è sempre difficile entrare davvero nelle dinamiche aziendali, ma almeno una sicurezza c'è: a prenderlo nel tubo di scappamento sono, e lo saranno sempre, gli operai.