Non c’è pace per Sergio Marchionne in cielo (o sottoterra). Sono passati sei anni e qualche settimana dalla sua morte ma la faida con gli Elkann continua grazie a un alleato insospettabile dei megadirettori galattici di giornali, automobili e molto altro. È sotto l’ala reale degli Agnelli, infatti, che un sindacalista prova a dare il colpo di grazia non solo al già morto Marchionne, ma alla viva polemica sui tanti errori di John “Jaki” Elkann. A parlarne è Paolo Del Debbio su La Verità: “Quando Landini rilascia un’intervista ha l’abitudine di ridisegnare l’Italia. […] E arriviamo alla Fiat che non è più italiana ma francese e anche qui il capitolo sarebbe lungo. Tre sono le amenità del segretario del più grande sindacato italiano”. Ecco quali. Marchionne sarebbe colpevole di non aver capito, dieci anni fa, che il futuro sarebbe stato l’elettrico, nonostante pare che di questo sia solo la politica europea a esserne convinta (mentre i produttori fanno uno, dieci, cento passi indietro in tutta Europa). Invece di ringrazia l’ad che salvò la Fiat (“Landini dovrebbe far mettere un mezzo busto, almeno di gesso, raffigurante proprio Sergio Marchionne, per aver salvato dal disastro proprio quel casino che ormai era la Fiat e che se fosse stato per gli Agnelli-Elkann oggi sarebbe rimasto solo un cumulo di macerie e avrebbe causato un numero indefinito di disoccupati”), Landini si lamenta della mancanza di prospettiva di un uomo morto sei anni fa, prima che l’elettrico fosse anche solo nei pensieri dei sindacalisti green; o si ricordano manifestazioni in questo senso nel nord Italia dieci anni fa?
Si passa poi alla seconda cantonata di Landini, “addirittura esilarante”, fatta “nel tinello di casa Elkann”, cioè Repubblica, dove è stata pubblicata l’intervista. Landini si espone ed esce dall’area per elogiare i contratti promossi dai sindacati, che avrebbero portato a un aumento dell’Iperf. Ma Del Debbio si chiede se sia davvero solo merito loro: “La crescita dell’occupazione non c’entra. Ma chissà su quali libri ha studiato il segretario della Cgil”. Landini non si ferma qui e si arriva alla terza amenità, “la scoperta dell’acqua bagnata”: i soldi pubblici nel settore automotive non servono a nulla. Eppure per anni la Fiat ha ricevuto finanziamenti e Landini c’era già, ricorda Del Debbio, e con lui tutta la Cgil. “Non se n’era accorto?” Il nome che non esce mai è proprio quelli di John Elkan. Nome che in questi giorni viene invece ripetuto in Usa, dove un gruppo di azionisti ha fatto causa a Stellantis, la multinazionale gestita da Jaki, per frode. Stellantis avrebbe gonfiato artificialmente il prezzo delle proprie azioni nel 2024. Il 25 luglio, al momento della pubblicazione dei conti del secondo trimestre gli azionisti avrebbero scoperto tutto. Ma Stellantis si difende e nega tutto. Sarà anche questa colpa del fantasma di Marchionne?