Inizio anno, periodo di pagelle. Sul Fatto Quotidiano Andrea Scanzi ha firmato le sue. Questa volta non sulla musica trap, dove probabilmente avrebbe assegnato tutti zero, ma sui protagonisti della politica italiana. Vale la pena di riproporle, anche se in maniera un po' rivista, come se fossimo in un ipotetico scrutinio da primo trimestre scolastico. D'altronde, tra dispetti insulti e atti di vero e proprio bullismo, la classe politica sembra sempre di più una sezione prima dell'istituto tecnico, e sempre meno una compagine di alte figure istituzionali superpagate dalla collettività. I voti numerici li abbiamo aggiunti noi, sperando che il giornalista più egoreferenziale d’Italia non abbia da ridire.
Giorgia Meloni: l’arte del galleggiare
Donna Giorgia è ancora lì, salda come una boa nell’oceano della mediocrità. Non risponde ai giornalisti, ma a suon di monologhi social conquista l’adorazione dei “bimbi/nonninkia elettori". La sua ricetta? Slogan vuoti, narrazioni di miracoli, e un tocco di coattaggine che fa molto “ar popolo je piace”. Ma il suo successo dice più dei suoi avversari che di lei: il centrosinistra sembra un meme malriuscito, e l’astensione è ormai il miglior amico del suo governo. Chi la vota, probabilmente, crederebbe anche ai maiali volanti.
Voto: 6 politico, ma solo perché gli avversari le spianano la strada.
Matteo Salvini: “Parliamone da vivo”
Solo questo, come se non esistesse più. Tradotto: Il Capitano è sempre più un ricordo sbiadito di se stesso, come una vecchia sigla della Rai anni '80 che ormai guardano solo i nostalgici di sbarchi, Carola Rakete e Luca Morisi.
Voto: Non classificato.
Antonio Tajani: da gregario a (quasi) Churchill
Chi l’avrebbe mai detto? Da eterna comparsa nel teatrino berlusconiano a figura quasi dignitosa nel centrodestra. Ovviamente, è più un riflesso degli altri che una sua reale crescita.
Voto: 7, ma con riserva: il paragone con Churchill è roba da cabaret.
Elly Schlein: Patti Smith delle supercazzole
Elly doveva rivoluzionare tutto, ma per ora ha rivoluzionato solo la lunghezza dei giri di parole. “Non va male, non va bene. Non vince, non perde. Non rivoluziona, non restaura”. Insomma, come se non ci fosse. Sorride sempre, ma attenzione: troppe risate in politica portano dritti al club Kamala Harris.
Voto: 5, in attesa di capire se c’è una vera Elly dietro tutto quel (poco) marketing.
Giuseppe Conte: ultima spiaggia grillina
È rimasto solo lui tra i 5 Stelle, un po’ come l’ultimo cliente di una discoteca alle sei del mattino. Come scrive Scanzi: “ O riesce riportare gli astenuti alle urne, o ciao core”.
Voto: 5,5, con premio nostalgia. Con buona pace della sua idolatria nell'anno zero del Covid.
Nicola Fratoianni: il meno peggio della sinistra
Tra i leader a sinistra è quello più in forma, a parte Bersani che gioca un campionato a parte, secondo Scanzi. Ogni tanto si perde in battaglie improbabili e alleati indigeribili, ma almeno ha un’idea politica.
Voto: 6, con bonus Bersani (sempreverde).
Angelo Bonelli: esiste?
Spoiler: no. Un po' come Salvini.
Voto: n/a.
Matteo Renzi: il sopravvalutato supremo
Se la sopravvalutazione fosse una disciplina olimpica, Matteo avrebbe già un paio di medaglie d’oro. Politicamente irrilevante, mediaticamente insopportabile, geopoliticamente amico dei sauditi: “Meglio di lui perfino Morgan”, commenta Scanzi.
Voto: 4, ma solo perché il professore è di manica larga.
Carlo Calenda: ispettore “Calecallaghan”
Non è un politico, è un rissoso professionista con un’energia che non si vedeva dai tempi d’oro di Hulk Hogan. Non sempre centrato, ma almeno divertente. “Daje Carlè”.
Voto: 7 per il carisma.
Riccardo Magi: questo sconosciuto.
Vedi la voce Salvini e Bonelli.
Voto: anche lui non classificato.