Se c'è una guerra che nessuno ha chiesto, ma che ci meritiamo comunque, è quella di Andrea Scanzi contro la musica trap. Questa volta, nello specifico, il suo nemico è Geolier. Senza alcun senso di correlazione, la firma del Fatto ha pubblicato una foto che ritrae insieme tre leggende del rock: Jimmy Page dei Led Zeppelin, Ronnie Wood dei Rolling Stones ed Eric Clapton, accompagnata dalla scritta “Geolier stocaxxo”. Testuale, censurato a priori e non a posteriori. Cosa c'entra Geolier non si capisce, ma il significato è sempre lo stesso: una volta sì che c'erano i musicisti. Lo scrittore, giornalista e guru dell’indignazione perenne ha scelto come nemico pubblico numero uno il genere musicale che, a suo dire, sta avvelenando le giovani menti: la trap. In un mondo dove crisi climatiche, conflitti geopolitici e disastri economici dominano la scena, Scanzi ha deciso di combattere l'autotune. Ogni crociata ha il suo manifesto, e quello di Scanzi è un mix di nostalgia anni '90 e sdegno da intellettuale ferito. Nei suoi editoriali e video, sembra quasi aspettarsi che il pubblico lo elegga a proprio difensore supremo del buon gusto musicale. Tra i suoi capi d’accusa: testi vuoti, ostentazione di lusso, droga e misoginia. Perché, come tutti sanno, il rock degli anni ‘70 era sinonimo di sobrietà, parità di genere e pauperismo.
Scanzi sembra rimpiangere un’epoca in cui la musica aveva un contenuto. Citando De André e Guccini con la stessa solennità con cui un Benigni reciterebbe Dante, dimentica che ogni generazione ha avuto i suoi tormentoni discutibili, e che a volte gli stessi cantautori impegnati come De Andrè sono stati oggetto di contestazione dai duri e puri dell'epoca. Se nel 1994 avessimo avuto Instagram, probabilmente Scanzi avrebbe lanciato invettive contro gli 883 e gli Aqua, gridando all’apocalisse culturale. Come se i giovani avessero ascoltato tutti in blocco soltanto Barbie Girl e Nord Sud Ovest Est. L'industria musicale è quello che dice il nome: industria. Lo era anche quando andavano di moda, e di moda si trattava, i Led Zeppelin o i CCCP tanto cari a Scanzi. La qualità bisogna per forza dedurla dalla tecnica? È la stessa retorica dei treni che arrivavano in orari e delle cose che duravano di più. Questa è il tempo dei vestiti fast fashion, dei gelati rimpiccioliti, dell'autotune, della trap. Se si vuole migliorare il proprio tempo, inutile vagheggiare il passato. Scanzi dovrebbe prendere esempio da Marracash, su questo.
Il grosso problema della crociata di Scanzi è che nessuno nella scena trap sembra essersi accorto di lui. Non ci sono dissing, nessun rapper ha scritto una barra contro di lui. Forse perché Scanzi è percepito dai giovani come un predicatore in una piazza vuota. Le sue invettive raccolgono applausi virtuali da boomer nostalgici e genitori preoccupati, ma per i ragazzi che ascoltano Sfera Ebbasta o Thasup, Scanzi è un’entità remota quanto il segnale del 3G in mare aperto. La verità è che la trap non morirà certo per mano di Andrea Scanzi. La musica evolve nonostante gli strali degli intellettuali nostalgici. La storia lo ha dimostrato: Elvis era osceno, i Beatles banali, i Nirvana rumore. Oggi la trap regna, domani chi lo sa. Magari un giorno Scanzi si scoprirà fan segreto di qualche giovane rapper impegnato e celebrerà il ritorno alla vera musica. Scanzi, con la sua penna affilata e la sua dialettica da arena televisiva, continuerà la sua lotta. Nel frattempo, la trap andrà avanti, incurante, tra un ritornello incomprensibile e un brano che totalizza milioni di stream in una notte. Forse, alla fine, Andrea Scanzi e la trap non sono poi così diversi: le polemiche del giornalista sembrano fatte con l’autotune.